23.

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<<Il buongiorno si vede dal mattino!>> disse stiracchiandosi mentre si chiudeva la porta alle spalle.

<<È pomeriggio inoltrato.>> risposi con meno entusiasmo di quando volessi.

Mi lasciai cadere con stanchezza in una delle sedie attorno al tavolo di quella minuscola cucina.

<<Vorrei poterti offrire qualcosa ma in frigo ho solo birra.>>

<<Birra va benissimo.>>

Mi passai le mani tra i capelli, tutto l'entusiasmo ed il menefreghismo provato parlando con Alex, ora stava lasciando posto al ripensamento.

<<Allora? Che succede?>>

Carter poggió la bottiglia di vetro sul tavolo, fece roteare una sedia con uno scatto della mano sedendosi al contrario con lo schienale davanti a se.

Afferrai la bottiglia di birra ghiacciata osservando perplessa il tappo.

<<Hai per caso un apribottiglie?>>

Ancor prima di terminare la frase lo vidi afferrare il tappo pungente con la punta delle dita callose e rimuoverlo senza alcuno sforzo.

Decisi di non fare domande anche se il gesto mi fece sorridere, era un chitarrista dopotutto, era normale avesse quei calli alle dita.

<<Sto per mandare a fanculo la mia vita e non so se sono pronta per farlo.>>

<<Parti dall'inizio perchè non ti seguo.>>

Carter mi conosceva da poco, mi aveva incontrata nel periodo peggiore della mia vita e non sapeva nulla di me.

Iniziai a parlagli della mia scuola e della vita che conducevo fino a qualche settimana prima e che ora non sentivo più mia.

Mi aveva interrotto più volte con qualche risata, era normale considerasse questo genere di problemi "infantili".

Cercava comunque di mettersi nei miei panni nonostante gli riuscisse davvero male.

Non potevo aspettarmi altro.
Era pur sempre una persona con tutta un'altra mentalità e un'altro stile di vita, dedicava le sue giornate alla musica e ad organizzare eventi per la band.

Viveva la vita dei musicisti e l'unica cosa che considerava davvero un problema era pagare l'affitto.

Il suo modo di reagire al mio racconto non mi disturbava affatto, il suo sforzo nel trattenere le risate mi aiutava a prendere alla leggera tutti quei problemi che mi sembravano insormontabili.

<<Tu non sei come loro, ragazza. Non sei tagliata per quell'ambiente e ti dirò di più, sei nella stessa situazione di Ryan.>> esordì dopo aver pazientemente ascoltato il mio racconto.

<<Che vuoi dire?>>

Non capivo cosa c'entrasse Ryan in tutto questo, non avevo mai avuto un motivo valido per paragonare la mia situazione alla sua.

Anche perché una buona parte dei miei problemi dipendevano da lui.

<<Quel ragazzo è proprio come te, non è fatto per quella vita. Non sarà mai come lo vuole il padre, nonostante si sforzi di compiacerlo.>>

Ricordai l'episodio dell'anello di fidanzamento che avrebbe tenuto saldi gli affari tra la sua famiglia e quella di Kayla.

<<Ryan ha qualcosa di più forte dentro, che gli fa credere di essere sbagliato, di non valere niente.>> diceva Carter.

Osservavo incantata il modo in cui parlava del ragazzo apatico ed emarginato, vedendo in lui tutto quello che nessuno era mai riuscito a vedere.

<<Quando lo sento suonare, l'unica emozione che mi trasmette è rabbia.>>

•I'M A DISASTER•Where stories live. Discover now