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Mi guardava come se fossi una sconosciuta, come se nel mio aspetto non trovasse più la bambina che aveva lasciato prima di partire.

Non mi piaceva per niente quello sguardo, eppure sapevo di meritarlo, avevo fatto del male alle uniche persone che mi amavano davvero.

<<Posso entrare?>>

La mia voce uscì in un sussurro, non era mia intenzione ma non potevo farci nulla, nonostante l'uomo davanti a me fosse lo stesso che mi aveva cresciuta, avevo paura.

<<Cosa sei venuta a fare?>>

<<Papà...>>

Si spostò lasciandomi passare, il suo aspetto era atletico come al solito, i capelli più bianchi, il volto segnato dalle prime rughe della mezza età.

Indossava una vecchia maglietta rossa dei Green Day, la stessa che da piccola avevo firmato con il mio nome giocando a fare la superstar.

Ed ecco che infatti che, con una scrittura infantile e squadrata, il nome "Nick" compariva sulla schiena di mio padre e per una volta ringraziai la me del passato per aver usato il pennarello indelebile.

Entrando in cucina trovai mia madre seduta sul divano guardarmi con occhi sgranati.
Era meno pallida di come l'avessi lasciata, si alzò per stringermi tra le sue braccia, il senso di colpa mi lacerava come un pugnale.

<<Nicole! Ma dove sei stata?>>

<<Mamma...mi dispiace>> non sapevo che altro dire, non c'erano parole per descrivere il mio comportamento.

<<Ti dispiace, eh? Sentito? Le dispiace!>> fece mio padre irremovibile.

<<Non hai idea di quanto siamo stati in pensiero tesoro, sei la nostra unica figlia.>> continuó mia madre baciandomi in fronte.

<<Tua madre sta sempre meglio. I dottori dicono che potrebbe riprendersi completamente.>>

<<Davvero?>> strinsi mia madre più forte.

<<Oh, non fingere che ti importi. Se ci hai degnati della tua presenza significa che hai bisogno di qualcosa.>>

Era dura e difficile da accettare, ma era la verità, se non avessi avuto bisogno di loro, probabilmente non sarei tornata, provai vergogna, ma non volevo ammetterlo.

<<Non è così, papà.>> mentii <<Ho sbagliato ad andarmene cosi, ci sono molte cose che dovete sapere.>>

Quando i miei genitori sembrarono essersi calmati, ci sedemmo tutti attorno al tavolo e iniziai raccontando loro tutto quello che c'era da sapere tralasciando la band e la riscoperta della musica, che non avevo il coraggio di menzionare.

<<Ti è sembrata una mossa saggia lasciare la scuola all'ultimo anno? Con i voti che avevi poi! Si può sapere che ti prende, Nicole? Questa non è mia figlia, io non ti riconosco.>>

Quelle parole furono difficili da digerire, mi dissi che loro non sapevano cosa succedeva davvero in quella scuola, mi feci forza pensando che non avevano la minima idea di quello che avevo passato.

Così ingoiai il boccone amaro, prendendo coraggio per continuare.

<<Ho conosciuto un gruppo di ragazzi, dei musicisti.>>

Trattenni il fiato, preparandomi a ciò che per il momento non avvenne.

<<Continua.>> fece mio padre, fui presa dal panico.

<<Erano in difficoltà, volevano formare una band e  ho spiegato loro quello che tu ripetevi sempre al tuo gruppo, hanno trovato una loro alchimia e...hanno voluto sentirmi suonare.>>

•I'M A DISASTER•Where stories live. Discover now