20.

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Vedevo in lui tutte le caratteristiche di mio padre, uno strano senso di sicurezza e protezione si impadroniva dei miei sensi osservandolo.

La mano destra impugnava decisa il manubrio e la sinistra impegnata da una sigaretta appena accesa, che teneva tra due delle sue dita lunghe e sottili da chitarrista, ricoperte di anelli.

Con Ryan avevo il privilegio di godere di un silenzio rigenerante, tanto che decisi di non rovinarlo per chiedere la destinazione.

Avevo una mezza idea di dove stessimo andando.

Ormai il sole non c'era quasi più, una lacrima solitaria bagnó il mio viso e mi voltai di lato per nasconderla.

Non che considerassi il pianto una forma di debolezza, ma non volevo che lui mi giudicasse, come facevano tutti.

Aveva uno strano modo di dimostrare il suo interesse per le persone, e il fatto che si trovasse sempre nel posto giusto al momento giusto era davvero inquietante.

Ma sta volta mi era andata bene.

La macchina si fermó davanti al garage che Ryan mi aveva mostrato la stessa mattina, in cui si sarebbero svolte le prove.

Scesi dalla macchina e lui fece lo stesso.

La luce che emanava il neon era più intensa rispetto a questa mattina, era come entrare in un'altra dimensione.

La piccola stanza era già in disordine e il piccoletto dalle ciocche bianche che avevo visto a casa di Carter se ne stava a gambe incrociate sull'enorme amplificatore.

Dietro la batteria era seduto il tizio coi rasta, che discuteva animatamente con l'amico come se non ci avessero notati.

<<Aspettavamo solo te per iniziare, muovi quel culo e vieni a suonare.>>

La voce familiare proveniva dalla mia sinistra e voltandomi vidi Carter alzarsi dal divano e venire verso di noi.

I capelli sembravano un po' più lunghi dall'ultima volta che lo vidi e anche la barba sembrava cresciuta leggermente, tutto sommato non stava male.

<<Avevo una missione importante da compiere>> rispose Ryan indicandomi con uno scatto del capo.

<<Nicole!>> urló sorpreso notando la mia presenza.

<<Carter!>> urlai altrettanto abbracciandolo.

Mi trovavo inspiegabilmente al mio agio nei confronti di quel ragazzo.

Probabilmente perché mi aveva conosciuto in condizioni pessime comportandosi da vero amico senza neanche conoscermi.

Non ero abituata a quel genere di amicizia.

<<Non sembri stare bene, è successo qualcosa?>> mi chiese guardando prima me e poi Ryan.

<<Nulla di importante.>> risposi.

Lo sguardo di Ryan era fisso sulle mie mani, mi stavo torturando le pellicine delle dita e sembró averlo notato.

Era un gesto che facevo sempre quando ero nervosa.

<<Amico ti ho detto che il Drago di Fuoco é più potente del tuo stupido Drago Marino!>>

Il piccoletto e il tizio coi rasta dei quali non conoscevo i nomi si avvicinarono goffamente a noi continuando a parlare tra di loro in una discussione che sembrava essere tanto animata quanto stupida.

•I'M A DISASTER•Where stories live. Discover now