59.

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<<Questa è la volta buona che ti ammazzo.>>

Successe tutto in mezzo secondo.
Sam e Carter si avventarono su Ryan, tenendolo per le braccia mentre lui si dimenava per raggiungere il nuovo attivato.

Che se la rideva tenendosi a distanza.

<<Non cambia mai il piccolo Allen, eh?>>

Ryan gli rivolse un'ultima occhiata carica d'odio, prima di uscire dalla stanza seguito da Sam.
Avrei voluto andare con loro ma restai per capire cosa stesse succedendo, sapevo che se avessi chiesto a lui non mi avrebbe detto nulla.

<<Vengo in pace.>>

<<Non ti credo, Tobias.>>

Capelli neri, viso scarno e aria strafottente, tratti caratteristici della famiglia Allen, il che era strano e inquietante al tempo stesso.
Eccetto per gli occhi, grandi, tondi, di uno strano azzurro ghiaccio.

<<Perché sei qui?>> l'espressione di Carter non prometteva nulla di buono.

Il ragazzo si aggirava per la stanza guardandosi intorno meravigliato, emanava sarcasmo da tutti i pori.

<<Ci ha davvero creduto in tutto questo?>>

Guardava il camerino di Ryan, il suo specchio, le nostre foto, come se provasse pena per lui.
Prese in mano una chitarra esaminandola prima di rimetterla a posto con uno sbuffo.

<<Non farmi ripetere la domanda.>>

<<Mi manda il vecchio.>>

Carter ebbe un sussulto, come si fosse ricordato di qualcosa all' improvviso.

Vidi il ragazzo dall'aria familiare strappare una foto dallo specchio del camerino, io e Ryan sul tetto, lui teneva una chitarra e io gli premevo le mani sugli occhi.

Guardò la ragazza nella foto e tornó a guardare me sorridendo, si avvicinò prendendo il mio viso con due dita. Stesso sorrisetto, stessa presa salda.

<<Nuova conquista del piccolo Allen. Si è superato sta volta.>>

La sua voce era melodica, quasi piacevole.
Il che rendeva tutto maledettamente contraddittorio.

Cercai di allontanarmi con uno strattone ma fece qualcosa che avrei dovuto aspettarmi.

E il mio polso si ritrovò stretto nella sua mano con una velocità che mi fece rabbrividire mentre continuava ad esaminarmi come se non mi fossi mai mossa.

Non volevo sembrare spaventata ma c'era qualcosa che non andava in quel ragazzo.
Una bellezza strana la sua, quasi spaventosa.

Era come se quegli occhi non gli appartenessero, come se fossero stati strappati ad una persona buona.

Incastonati nel viso di un mostro.

<<Ti do tempo fino a domani, Wilson. Al vecchio non piacciono le risposte negative. Pensa alle conseguenze.>>

Solo quando si giró per andarsene notammo le due sagome nere che si mossero per seguirlo.
Due uomini armati con uno strano logo sulla divisa.

Una A accerchiata da tre anelli.

Lo vedemmo uscire di scena insieme alla sua scorta, nessuno dei due si azzardava ad emettere un suono, troppo scossi da quella visita.

•I'M A DISASTER•Where stories live. Discover now