8.

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Avevo passato la settimana seguente senza chiudere occhio, una settimana nello stress più totale e sentivo che se non avessi recuperato al più presto le ore di sonno perse, sarei impazzita.

<<Dovevi vederla!>> Brooke accanto a me rideva fastidiosamente forte.

<<Si è slogata la caviglia e ora la leader della squadra sono io!>> urlò tra le risate, bloccandosi quando si accorse della mia espressione.

<<Non hai sentito una parola di quello che ti ho detto, vero?>>

No Brooke, era ora che te ne accorgessi.

<<Giorno, gente.>>

Anche Brent non sembrava al massimo della forma essendo sicuramente sotto pressione in vista del campionato.

Non l'avrebbe mai ammesso, diceva sempre che il capitano di una squadra non poteva permettersi di provare ansia e io non mi sarei mai assunta il rischio di contraddirlo.

Brooke accanto a me si fece tesa mentre quello stupido continuava ad ignorarla venendo verso di me.

<<Dobbiamo parlare.>> disse serio, prima di prendermi per un braccio e trascinarmi davanti al suo armadietto.

<<Che ti prende?>>

<<Ti sei divertita dagli Allen?>>

Le sue pupille si allargarono in mezzo all'iride verde, tipico di quando era nervoso.
Non avevo pensato a nessuna scusa da usare nel caso in cui qualcuno dei miei amici avesse chiesto spiegazioni.

<<Me lo ha chiesto la professoressa, non ho potuto rifiutare.>>

<<Si, me l'hanno detto.>>

Non era per niente convinto ma, per quanto mi riguardava, sarebbe benissimo potuta essere la verità.

Anche se quando si trattava di me non era mai verità quella che usciva dalla mia bocca.

<<Se hai qualche problema con lui voglio che tu me lo dica adesso.>>

Ok Brent, da quale vuoi che cominci?

<<Non ho nessun problema con lui. Tutto quello che ti ho detto è vero.>>

Sembró sollevato.

<<Va bene, scusami. Ero solo preoccupato.>>

Gli accarezzai il braccio sentendo i muscoli rilassarsi e parte della tensione sparire.

<<Parliamo della festa?>> gli chiesi sorridendo.

<<Qualcosa mi dice che stai per sfruttare i miei passaggi.>>

<<Non è una vera festa se non andiamo insieme.>> gli ricordai le sue parole facendolo ridere.

<<Come darti torto.>> rispose prima di entrare in classe.

————

I posti in classe erano già tutti occupati, eccetto per i primi banchi.

Ryan era seduto in fondo alla classe, la schiena curva sul banco e la testa poggiata sulle braccia.

Non avevo idea di cosa ci facesse al corso facoltativo di fotografia, ma non mi soffermai troppo a pensarci.

Avevo iniziato a provare nausea per tutto ciò che lo riguardava e vedendolo li seduto mi faceva venir voglia di andarmene.

La professoressa di quel corso era una donna stravagante, l'unica in tutta la scuola che rendesse le lezioni sopportabili.

Quel giorno però la odiai.

Eravamo abituati alla sua predilezione per i lavori di coppia, ma a quella lezione c'era anche Ryan ed era un problema.
Nessuno avrebbe mai accettato di stare in coppia con lui e subito in quell'aula scoppiò l'inferno.

<<Silenzio! Formerò io i gruppi e su questo non si discute.>> disse la professoressa.

La classe tacque in attesa del verdetto.

<<Meredith, starai tu con Ryan.>>

<<Non se ne parla, é tutto strano quello.>>

<<Non voglio discussioni, Meredith.>>

La ragazza in questione si alzò di scatto facendo capovolgere la sedia, uscendo fuori dalla classe a grandi passi.

Mi venne da ridere per l assurdità della situazione. Ryan stava chino sul suo banco imperturbabile, come se ciò che dicevano di lui non lo toccasse minimamente.

<<Bene, evitiamo di perdere tempo. Allen, scegli un compagno.>>

Il ragazzo alzó la testa guardandosi intorno, sapevo chi avrebbe scelto ancor prima che i suoi occhi si posassero su di me, indicandomi con un gesto della mano.

Prevedibile, l'unica persona costretta ad accettare senza fare storie.

<<Voglio il lavoro pronto entro domani. Siate puntuali.>>

Alzai lo sguardo dal libro, trovando Ryan appoggiato alla cattedra, proprio di fronte a me.
I ragazzi uscirono svuotando gradualmente l'aula e lui guardava assente l'afflusso di persone riversarsi in corridoio.

<<Ottima scelta.>> commentai.

Raccolsi le mie cose cercando di ignorare il suo sguardo che però appesantiva i miei movimenti, come quando in un sogno ci si muove a rallentatore nei momenti in cui si deve scappare da qualcosa.

<<Oggi stessa ora?>> chiese.

<<Il locale chiude a mezzanotte.>>

<<Bene allora, la strada la sai. Vieni alla chiusura.>>

Se ne andò prima che potessi replicare.

Prima che potessi capire il modo di spiegare a Kayla tutti i motivi per cui dovessi passare la notte con quel pazzo del suo ragazzo.

Per non parlare come avrebbe reagito Brent, che come minimo non mi avrebbe più rivolto la parola.
Mi aggrappai alla speranza che sarei riuscita a convincere Ryan a tenere la bocca chiusa.

Anche se questo significava venire di nuovo a patti con lui.

•I'M A DISASTER•Where stories live. Discover now