27. Make Me Fall

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So make me fall in love
Even if I get hurt
I'll be the only fool in the world.

[Make Me Fall - Nina Nesbitt]

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LUKE.

Rimasi lì seduto a fissare il vuoto per chissà quanto. Non mi sarei mai aspettato che Michael esplodesse in quel modo e che mi urlasse contro con tanto astio. Sapevo che era turbato a causa dell'incontro con Georgia, ma non immaginavo che lo fosse fino a quel punto, e soprattutto non immaginavo che ci stesse ancora così male.

Non ero arrabbiato con lui per quello che aveva detto, per quanto le sue parole fossero state dure, perché, in fondo, sapevo che aveva ragione. Non avevo idea di cosa volesse dire ritrovarsi con il cuore spezzato, non avevo idea di cosa volesse dire amare.

Fino a quel momento non avevo mai dato importanza alla cosa; tutto ciò che volevo era divertirmi senza preoccupazioni e senza finire invischiato in una di quelle relazioni in cui la tua ragazza ti fa reggere la sua borsetta di Prada mentre fa shopping; ma vedere l'effetto che l'amore poteva avere su una persona, per quanto a volte potesse essere distruttivo e spaventoso, mi fece sentire come se mi stessi perdendo qualcosa, come se non fossi mai stato completo.

Buffo. Io, Luke Hemmings, don Giovanni da strapazzo, non mi sentivo completo perché non avevo mai amato.

Risi brevemente di me stesso e mi alzai, passandomi una mano nei capelli e scompigliandoli leggermente.

Volevo scoprire cosa si provasse nel sentire le fantomatiche farfalle nello stomaco, cosa si provasse ad avere qualcuno a cui mandare la buonanotte ogni sera, cosa si provasse a passare un'intera giornata standosene sul divano abbracciati a guardare uno stupido film d'amore in cui il finale è scontato sin dall'inizio, cosa si provasse a mettere la felicità di qualcun altro prima della propria. Ebbene si, io volevo innamorarmi.

Risi ancora una volta di me stesso e poi mi incamminai a passo spedito verso la scala che mi avrebbe condotto al di fuori dell'edificio 6, sapendo esattamente dove avrei dovuto dirigermi.

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Ok, quando avevo detto di sapere esattamente dove avrei dovuto dirigermi avevo ovviamente sopravvalutato le mie doti di orientamento, ma alla fine (dopo aver sbagliato edificio per tre volte consecutive) ero giunto a destinazione.

Bussai in modo deciso alla porta su cui si leggeva il numero 137 e mi stampai un gigantesco sorriso sul volto; che però morì quando mi ritrovai davanti un tizio con dei riccioli biondi, sottili occhi castano scuro e una strana camicia a quadri verdi e rossi, che mi osservò con un sopracciglio alzato.

- Posso fare qualcosa per te? - domandò, mantenendo la sua espressione confusa.

- Io, uhm... Cercavo Claire. - replicai, dondolandomi avanti e indietro sui talloni.

- Claire Montgomery? -

- Si, lei. - annuii, grattandomi la nuca.

- Stanza 134, è quella subito accanto alle scale. - mi spiegò, indicandomi con il dito la direzione che avrei dovuto seguire. Io l'avevo detto che la memoria non era mai stata il mio forte.

- Grazie amico. - gli sorrisi. - E bella camicia. - Lui annuì, non abbandonando la sua espressione confusa, e chiuse la porta.

Raggiunsi finalmente la stanza giusta e bussai, stampandomi di nuovo un gigantesco sorriso sul viso. Questa volta ad aprire fu proprio Claire, che prima aggrottò le sopracciglia e poi mi sorrise leggermente, mettendo in mostra due adorabili fossette ai lati della bocca sottile.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora