49. Mine For A Night

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Throwing rocks at your window at midnight
You met me in your backyard that night
In the moonlight you looked just like an angel in disguise
My whole life seemed like a postcard.

[Wrapped Around Your Finger - 5 Seconds Of Summer]

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La mia vista era sempre stata pressoché perfetta, a parte quelle saltuarie occasioni in cui, alla sera tardi, indossavo gli occhiali di mia madre per leggere; ma in quel preciso istante, fissando la pagina del mio libro attraverso la patina di lacrime che si era formata nei miei occhi, mi sentivo più cieca di una talpa. Era da quasi tutto il giorno che cercavo di andare avanti nella lettura, ma ogni volta finiva allo stesso modo: mi veniva un tale magone da impedirmi di continuare e chiudevo il manoscritto con uno scatto deciso e qualche lamento incomprensibile.

A quel punto, non sapevo nemmeno più se il mio principale stato emotivo fosse la tristezza o la frustrazione.

Rinunciando all'ennesimo tentativo di scoprire come sarebbe andata avanti la storia, chiusi per l'ennesima volta il libro, asciugai le poche lacrime ribelli che erano sfuggite dai miei occhi e controllai l'ora sulla sveglia a forma di pesce rosso che c'era sul mio comodino. Mancavano soltanto pochi minuti alla mezzanotte e io ancora non avevo voglia di dormire, ma, siccome Jenna era tornata a casa quel pomeriggio, non avevo nemmeno una compagna per lanciarmi in una delle mie tanto amate maratone film a tarda notte. Beth, d'altro canto, era tornata da qualche ora ormai, ma si era quasi immediatamente chiusa nel suo studio sostenendo di avere una montagna di lavoro da sbrigare, quindi anche la possibilità di fare qualcosa insieme a lei era esclusa.

Sospirai profondamente e ripresi in mano il mio libro, questa volta più che decisa a non lasciarmi fermare dalle lacrime. Aprii alla pagina giusta, presi un bel respiro ed iniziai a scorrere velocemente le parole, sentendo quasi subito tornare quel fastidioso senso di pressione allo stomaco che si accompagnava al proverbiale groppo in gola. Le lacrime iniziarono a scendere lentamente sulle mie guance, ma questa volta non chiusi il libro, continuai a leggere sforzandomi di trattenere i singhiozzi e asciugandomi il viso con la manica della felpa ogni dieci secondi circa.

Ero davvero convinta che questa volta sarei riuscita a superare la parte con cui avevo metaforicamente combattuto per tutta la giornata, davvero... Ma poi uno strano e fastidioso ticchettio mi interruppe nuovamente, spazzando via una volta per tutte la mia concentrazione e facendomi alzare gli occhi al cielo e sbuffare sonoramente.

«Oh, sul serio?» sbottai, chiudendo il libro di scatto per l'ennesima volta, asciugandomi il viso - che ormai doveva essere un disastro comunque - ed alzandomi dal letto per cercare di capire da cosa fosse provocato quell'insolito rumore. «Non finirò mai questo maledetto libro.» sospirai con rassegnazione, sporgendo in fuori il labbro inferiore.

Prima che potessi muovere anche soltanto un passo nella stanza, un altro colpo, decisamente più forte e definito dei precedenti, ruppe il silenzio, non lasciando alcun dubbio sul fatto che tutto quel fracasso provenisse dalla mia finestra. Mi avvicinai a grandi passi e, quello che vidi di sotto prima di aprirla, creò principalmente tre emozioni dentro di me: sorpresa, un po' di irritazione e felicità.

Invece di limitarmi a spalancare la finestra, a quel punto, decisi di recarmi - o meglio, precipitarmi - direttamente al piano di sotto, dove trovai mia zia Beth in quella che supposi essere una tuta da casa, che fissava la porta finestra che conduceva al nostro cortile con le sopracciglia aggrottate e un'espressione leggermente sconcertata sul viso.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora