34. You And Me

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Cause it's you and me
And all of people with nothing to do,
Nothing to lose
And it's you and me and all of the people
And I don't know why I can't keep my eyes off of you.

[You And Me - Lifehouse]

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Avevo appena fatto dieci passi fuori dalla mia stanza quando venni travolta da qualcuno che correva nella mia direzione.

- Oh Dio, mi dispiace tantissimo! - esclamò una voce che ormai conoscevo fin troppo bene.

- Luke, seriamente? - sbottai, cercando di scrollarmelo di dosso. - Mi pareva che ci fossimo già passati! -

Lui rise brevemente, alzandosi e tendendo le mani per aiutarmi ad alzarmi. - Scusa, Moe. -

- Si può sapere perché devi sempre correre da qualche parte come un forsennato? - sbuffai, sfregandomi una mano sulla schiena per cercare di lenire il dolore dovuto all'urto con il pavimento.

- Stavo venendo a cercarti! - tentò di difendersi, senza smettere di ridacchiare.

- E dovevi proprio correre? Ci saranno dieci metri dalla tua stanza alla mia! - protestai, alzando scherzosamente gli occhi al cielo.

- Voglio tenermi in forma. - mi rivolse un ghigno divertito, mordendosi leggermente il labbro inferiore e alzando rapidamente le sopracciglia.

- Iscriviti in palestra come una persona normale! - sentenziai, dandogli una spinta affettuosa sul petto.

Luke rise ancora, scuotendo la testa e infilandosi le mani in tasca. - Dove stavi andando? - chiese subito dopo, riacquistando un tono normale.

- In biblioteca. - replicai, raccogliendo il mio zaino che si trovava ancora a terra. - Devo cercare uno stupido libro per letteratura inglese. Tu perché mi cercavi, invece? -

- È da un secolo che non facciamo qualcosa insieme, volevo solo passare un po' di tempo con te. - alzò le spalle, rivolgendomi un piccolo sorriso.

Assottigliai gli occhi nella sua direzione, realizzando quasi immediatamente che quella non era l'unica ragione per cui voleva vedermi. - Cosa devi dirmi? -

- Nulla! - rispose, troppo velocemente.

- Luke. - alzai un sopracciglio e incrociai le braccia al petto, attendendo che mi spiegasse la vera ragione per cui era venuto a cercarmi.

- Facciamo così: io ora ti accompagno in biblioteca, troviamo il tuo stupido libro e poi ti offro qualcosa di caldo alla caffetteria. Ci sono un paio di cose di cui devo parlarti. - sospirò, rivolgendomi un altro mezzo sorriso e incamminandosi verso le scale.

- Ora mi stai facendo paura. - ridacchiai. - Devi dirmi che stai per morire? -

- No, piccola Moe, ma probabilmente sarai tu a volermi uccidere dopo che avrai ascoltato ciò che devo dirti. - ridacchiò ancora, senza voltarsi verso di me.

- Ora mi fai davvero paura. - risi a mia volta, spalancando gli occhi.

Uscimmo dall'edificio 57 e fummo accolti dall'immancabile coltre di nubi che ricopriva perennemente il cielo scozzese, ma per lo meno, sembrava non fare eccessivamente freddo. Raggiungemmo velocemente la biblioteca e, non appena vi mettemmo un piede dentro, notammo la chioma rosso scuro di Aubrey dirigersi a passo leggero ma spedito verso il tavolo accanto alla grossa vetrata colorata sul lato destro del vecchio edificio. Seguendo il suo sguardo, notammo immediatamente un adorante e sorridente Calum, che se ne stava seduto, a fingere di studiare, nell'attesa che la ragazza passasse nelle vicinanze per scambiare due chiacchiere o lasciargli un leggero bacio a fior di labbra.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora