44. All About Us

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Take my hand, I'll teach you to dance.
I'll spin you around, won't let you fall down.
Would you let me lead, you can step on my feet.
Give it a try, it'll be alright.

[All About Us - He Is We ft. Owl City]

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A volte era strano camminare accanto a Michael; soprattutto ora che le cose tra di noi sembravano andare bene e non c'era più tutta quella tensione che aveva caratterizzato il nostro rapporto in passato.

Non sapevo se avrei dovuto prendergli la mano o semplicemente camminare di fianco a lui senza cercare un vero e proprio contatto fisico, dato che tecnicamente non eravamo nemmeno una coppia ed io non ero ancora particolarmente incline a quel tipo di contatto umano.

Alla fine, comunque, dopo aver dibattuto mentalmente su quale fosse la cosa giusta da fare per almeno un quarto d'ora, puntai sulla seconda, più perché con tutta quell'ansia le mie mani avevano iniziato a sudare in maniera inconcepibile, che per il fatto che non volessi toccarlo. Perché in realtà volevo davvero farlo.

«Dove stiamo andando?» domandai invece, ma la mia voce uscì più che altro come un gracchio stridulo, perciò mi schiarii la voce subito dopo.

Michael non ci fece nemmeno caso, ma abbassò leggermente il capo e si lasciò andare ad una breve ed adorabile risata. «In realtà da nessuna parte.» ammise, senza azzardarsi a spostare lo sguardo su di me.

«E allora perché siamo usciti?» chiesi perplessa, aggrottando le sopracciglia ed inclinando leggermente la testa verso destra.

Lui rise ancora, e potei chiaramente distinguere una traccia di rossore sulle sue guance. «Se fossimo rimasti a casa sappiamo entrambi come sarebbe andata a finire.» ridacchiò, arrossendo ulteriormente e facendo arrossire anche me.

«Quindi ora sei tu che non vuoi venire a letto con me.» asserii fingendomi offesa, ma in realtà trattenendo a stento una risata.

«Ma che...» lui si voltò immediatamente verso di me con gli occhi spalancati. «Io credevo che fossi tu che... Aspetta. Mi stai prendendo in giro, vero?» sospirò dopo il suo piccolo sproloquio, alzando un sopracciglio ed esibendosi in una smorfia davvero buffa.

«Ti sto prendendo in giro.» annuii e soffocai una risata, nascondendo la bocca dietro la manica del mio maglione grigio.

«Prima o poi mi farai uscire di testa, Melanie Rose.» rise a sua volta, riprendendo a camminare con gli occhi puntati verso il pavimento ed uno splendido sorriso sulle labbra.

Io scossi la testa ed alzai gli occhi al cielo. «Ti fa proprio schifo il mio primo nome, eh?» ridacchiai, cercando di tenere il passo con lui.

Michael sorrise ancora. «Non mi fa schifo, non lo uso e basta. Mi sembrerebbe strano ed estremamente serio chiamarti con il tuo primo nome.» mi spiegò, alzando le spalle.

«Quello che hai appena detto non ha il minimo senso per me.» risi ancora, lanciandogli un'occhiata di traverso.

«Ne ha per me.» questa volta fu lui ad alzare gli occhi al cielo, ma subito dopo si voltò verso di me e mi rivolse uno dei suoi soliti sorrisi, uno di quelli in cui stringeva gli occhi e arricciava il naso allo stesso tempo.

«Va bene. Quindi io come dovrei chiamarti? Gordon?» lo stuzzicai, mettendo particolare enfasi sul secondo nome che lui tanto odiava.

«Non azzardarti, Melanie Rose.» rise e mi lanciò un'occhiata di traverso, alzando di nuovo scherzosamente gli occhi al cielo per fingersi esasperato. «Ma se tornassi a chiamarmi Mikey, non avrei problemi.» sorrise maliziosamente, ma in quel sorriso ci vidi molta più sincerità che in quelli che mi aveva rivolto da quando eravamo usciti di casa, e per questo il mio cuore perse un battito.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora