16. Revenge

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MICHAEL.

Guardai la ragazzina, poi la bottiglia e dopo ancora la ragazzina. Aveva gli occhi spalancati e il colore era fluito via dal suo volto, lasciandola pallida come un cadavere.

Quei maledetti fischi riempirono nuovamente la stanza, ora seguiti anche da risate e commenti indistinti. Erano tutti increduli da ciò che era appena accaduto, ma il più sorpreso di tutti, senza ombra di dubbio, ero io.

Quando la vidi alzarsi in modo incerto ed attraversare il cerchio quasi in punta di piedi, il mio cuore fece una capriola. Non potevo credere di averla spinta a partecipare a quello stupido gioco, ma che diavolo mi era passato per la testa?

Abbassai lo sguardo inconsapevolmente, proprio mentre lei si sedeva di fronte al mio migliore amico. Avevo uno strano senso di vuoto allo stomaco e le mani mi formicolavano tremendamente, forse perché stavo stringendo i pugni a tal punto da arrivare quasi a perforarmi i palmi con le unghie. Ma che mi stava succedendo?

Alzai nuovamente il capo e, controvoglia, rivolsi la mia attenzione a ciò che anche tutto il resto della stanza stava guardando.

Luke tratteneva a stento le risate, sorridendo sfacciatamente come faceva sempre, mentre la ragazzina era palesemente a disagio e non la smetteva più di rigirarsi l'orlo dell'ennesima felpa troppo larga tra le mani.

- Io te l'avevo detto che prima o poi ci sarebbe stato qualcosa tra di noi. - ridacchiò Luke, tirando il piercing che aveva al labbro. Era un gesto che faceva molto spesso, soprattutto quando era soprappensiero o quando voleva attirare l'attenzione di una ragazza.

- È già piuttosto imbarazzante così, non tirarla tanto per le lunghe. - bisbigliò lei, cercando di farsi sentire soltanto dal mio amico.

Ma io percepii le sue parole chiaramente e, per questo, fui uno dei pochi a comprendere il motivo della breve risata di Luke. Lui era completamente a suo agio, non che la cosa mi stupisse, ma se davvero la ragazzina era soltanto una sua amica, non avrebbe dovuto essere leggermente a disagio?

Fu a quel punto che capii. Era stato Calum a dirmi che tra di loro non c'era nulla, ma magari Luke glielo aveva semplicemente tenuto nascosto, magari lui e la ragazzina si baciavano ogni giorno. In quel caso, lei sarebbe stata ancora peggio di ciò che pensavo.

- Sei pronta, Moe? - le domandò lui, sorridendole nuovamente.

La ragazzina semplicemente annuì e Luke si sporse verso di lei, facendo toccare i loro nasi e ridendo nuovamente. Subito dopo, si alzò sulle ginocchia, tirando anche lei con sé e, infine, poggiando delicatamente le labbra sulle sue.

Mi resi conto soltanto in quel momento di star trattenendo il respiro, soltanto quando le mani di Luke si spostarono sui fianchi della ragazzina, cercando un maggior contatto con il suo corpo, e quelle di lei, a loro volta, si alzarono verso di lui.

Realizzai immediatamente cosa stava per fare: stava per poggiare le sue piccole mani gelide sulle guance del mio amico; oppure le avrebbe avvolte tra i suoi capelli.

Lo sapevo per certo. Lo sapevo perché... perché anche io l'avevo baciata, e il pensiero che stesse per fare con Luke ciò che aveva fatto con me, mi fece provare un improvviso ed inspiegabile moto di rabbia.

Strinsi gli occhi, ma mi obbligai a non distogliere lo sguardo, volendo, mio malgrado, avere la prova che ciò che credevo fosse la verità.

Le mani della ragazzina salirono incerte e tremanti, ma, invece di raggiungere uno dei due punti da me supposti, si fermarono sulle spalle di Luke, e non si strinsero a lui, ma bensì cercarono di spingerlo via delicatamente.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora