4. Little crush

55.5K 3.1K 653
                                    

Scossi la testa e tornai nella mia camera, dove trovai Jenna ancora sveglia ad aspettarmi.

«Mi dispiace, di solito non è così molesto... o ubriaco.»

«No è... è la cosa più dolce che io abbia mai visto.» ammise lei, con voce sottile.

Restai ad osservarla in silenzio, incerta su cosa dire.

«Non sapevo che avessi un fratello.» proseguì lei.

«Beh, ora lo sai.» sorrisi io, lasciandomi nuovamente cadere sul letto. «Anche se scommetto che avresti preferito scoprirlo diversamente.»

Lei sorrise a sua volta, mettendosi a gambe incrociate e sporgendosi verso di me. «È più grande di te?»

«Di due anni.» annuii io. «E studia qui anche lui, ma sta dall'altra parte del campus.»

«Andate sempre così d'accordo?» chiese, incuriosita.

«Da piccoli litigavamo molto spesso. Ricordo di quella volta in cui la mamma dovette chiuderci in due stanze separate perché ci stavamo letteralmente strappando i capelli a vicenda, e tutto solo perché qualche goccia del mio frullato era accidentalmente finita sulla maglietta del suo pigiama!» risi al ricordo. «Ma ora siamo molto legati e gli voglio un bene indescrivibile.»

Lei sorrise, poi abbassò gli occhi e prese a torturarsi le mani.

«Ti invidio, Shiver.» sussurrò. «Io non ho un fratello, e i miei hanno divorziato tre mesi fa. Nemmeno si parlano più.»!mi confidò, con voce tremante.

Silenzio, di nuovo.

«Mi dispiace.» sussurrai.

"Ti invidio, Shiver". Se solo lei avesse saputo.

------------

Scrutai la mia immagine riflessa nello specchio e grugnii frustrata. In teoria, ero occupata a lavarmi i denti (con il mio bellissimo spazzolino verde smeraldo), in pratica non facevo altro che fissare le due rotonde occhiaie viola che mi deturpavano il viso.

La notte precedente, io e Jenna eravamo andate avanti a parlare per ore. Avevamo parlato della separazione dei suoi, del primo giorno di lezione, del suo Chihuahua, Ercole, di zia Beth e...

«Shiver?» mi chiamò la mia coinquilina dalla camera da letto.

«Mmmh.» bofonchiai io, ancora con lo spazzolino in bocca.

«Lui è carino.»

Mi sciacquai la bocca e riemersi dalla porta del bagno. «Chi è carino?»

«Colton.» ammise lei, arrossendo visibilmente.

Si, avevamo parlato anche di lui la sera precedente. Le avevo raccontato di quanto fosse sempre stato un tipo socievole ed espansivo, di quanto fosse protettivo con me, di quanto fossimo diversi ma andassimo d'accordo e di quanto fosse in grado di essere folle, ogni tanto. Tipo quella volta in cui si era messo a ballare la Macarena al matrimonio di nostra cugina Susie. E i suoi pantaloni si erano strappati proprio sul sedere. Mostrando i suoi boxer a pois rossi a tutti gli invitati.

Non avevo mai riso così tanto in tutta la mia vita, e ancora ora, ripensandoci, mi scappa un sorriso.

«Mio fratello Colton?» domandai, leggermente stupita. Non avevo mai considerato la possibilità che mio fratello potesse essere carino. Beh, forse proprio perché era mio fratello non avevo mai contemplato l'idea.

Era alto (almeno un metro e ottanta), aveva un fisico tonico e atletico, capelli castani a spazzola, grandi occhi color nocciola e un sorriso dolce e contagioso. Si, in effetti mio fratello poteva essere considerato un bel ragazzo; ma era anche piuttosto nerd, iperattivo e completamente negato per l'abbigliamento. (Che detto da me sembrava quasi una presa in giro; ma vedendo la cura che Jenna metteva in ogni singolo dettaglio del suo aspetto, lei e mio fratello insieme sarebbero sembrati la Bella e la Bestia).

«Shiver? Mi senti?» domandò la mia amica, osservandomi preoccupata.

«Si, scusa.» mi riscossi. «Ogni tanto mi capita di perdermi nei miei pensieri e non sentire più nulla.»

«Ho notato.» rise lei brevemente.

«Comunque, sul serio? Mio fratello?» domandai, con un'espressione a metà tra lo stupito e il disgustato.

«È dolce.» squittì Jenna. «E ha un sorriso adorabile.»

«E passa la maggior parte della sua giornata con la faccia spalmata sullo schermo del suo computer... O sul libro di fisica. E poi si veste come capita, ed è un perfezionista, ed è iperattivo, e...»

Notai che la mia coinquilina mi stava fissando con occhi colmi di speranza, perciò sospirai, sfilandomi la maglia del pigiama e indossando subito dopo un maglione (oversize, ovviamente) viola chiaro. «... e cercherò di scoprire se anche lui ti trova carina.»

Jenna saltò su dal suo letto e trotterellò verso di me per abbracciarmi.

«Ok, non è per essere scortese, ma io e il contatto umano abbiamo una relazione piuttosto complicata.» ammisi, cercando di divincolarmi dalla sua stretta.

«Oddio, perdonami. È che io sono una persona molto espansiva.» arrossì lei.

«Non è colpa tua, sono io quella strana.» sorrisi debolmente, scrollando le spalle.

Lei rise brevemente e poi si infilò in bagno, iniziando a cantare una canzone che avevo sentito un paio di volte alla radio.

«Io devo correre a lezione, ci vediamo per pranzo?» domandai, mettendomi lo zaino in spalla e aprendo la porta della camera per uscire.

«Ovvio.» mi gridò lei come risposta. «Ma se quel microcefalo di Luke Hemmings cerca di nuovo di imbucarsi lo prendo a calci.» aggiunse subito dopo. (Microcefalo? Da dove diavolo se l'era tirata fuori quella parola? Mah.).

Sorrisi scuotendo la testa e uscii definitivamente dalla stanza. Non prima, ovviamente, di aver indossato le mie amate cuffie.

Per i primi tre giorni della settimana le mie lezioni avevano gli stessi orari, quindi, per la prima volta da quando avevo messo piede nel campus, sapevo esattamente dove dovevo andare: aula 1M, lezione di storia moderna con il professor Monroe.

Camminavo a passo svelto, seguendo il ritmo della canzone che stavo ascoltando ("I won't let you go" degli Snow Patrol), e apparentemente non pensavo a nulla in particolare, ma la verità era che non riuscivo a non domandarmi se anche quel giorno gli occhi del ragazzo dai capelli blu sarebbero stati puntati su di me per tutta la lezione.

Con quel pensiero a ronzarmi nella testa, entrai nella gigantesca aula e mi guardai intorno. Era meno piena rispetto al giorno precedente (forse anche perché ero riuscita a non perdermi e ad arrivare piuttosto in anticipo), e dello strano ragazzo non c'era traccia.

Mi sedetti in un posto a caso di una fila a caso, mi tolsi le cuffie e tirai fuori le mie cose dallo zaino, sparpagliandole disordinatamente sul banco di fronte a me, poi sospirai e mi appoggia su di esso con le braccia incrociate.

«Ti dispiace se mi siedo accanto a te?» sentii domandare alla mia destra.

E quando mi voltai, incontrai un volto familiare, di una persona che ora mi osservava con un sorriso cortese.

--------------------------------

Spero che questo capitolo non vi abbia annoiati e vi sia piaciuto almeno un pochino. Ancora una volta ringrazio tutti coloro che seguono/votano e commentano, vi adoro ragazzi!

Nel prossimo capitolo scopriremo chi è la persona che vuole sedersi accanto a Shiver, ma aspetto le vostre opinioni e supposizioni. Vi informo anche che tra un paio di capitoli ci sarà un'enooooooorme svolta, so stay tuned :)

Love you all,

accolasvoice.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora