45. Look After You

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There now, steady love, so few come and don't go
Will you, won't you be the one I'll always know?
When I'm losing my control, the city spins around
You're the only one who knows, you slow it down.

[Look After You - The Fray]

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Rimasi bloccata come un'ebete, con la bocca completamente secca e gli occhi spalancati.

«Di chi diavolo è quel catorcio che c'è nel vialetto?» sbraitò un'altra voce, di cui scoprii il proprietario solo pochi secondi dopo, quando l'uomo che avevo visto soltanto in fotografia apparve alle spalle della moglie, aggrottando le sopracciglia alla mia vista e ridendo nervosamente subito dopo. «Suppongo che sia tuo.»

Mi riscossi immediatamente dal mio stato di trance e mi alzai dallo sgabello su cui ero ancora seduta, tentando di prepararmi psicologicamente all'imbarazzante discorso che mi aspettava.

«Salve,» esordii timidamente, arrivando davanti alla coppia. «io sono...»

«Melanie Rose, parli da sola?» sbraitò Mike, e subito dopo sentii i suoi passi scendere le scale. Ero sollevata che anche lui stesse per essere trascinato in quella situazione alquanto imbarazzante: affrontarla in due era sempre meglio che farlo da sola, in fondo.

«Michael...» sospirò la donna, non appena anche lui fece capolino in cucina. Sembrava sinceramente stupita di vederlo.

Sapevo che lui non tornava da un po', ma, data l'espressione di Norah e Frank, doveva essere passato davvero un lungo periodo di tempo dall'ultima volta in cui Mike era tornato a casa.

«Ehi.» li salutò lui, quasi egualmente sconcertato. I suoi capelli erano ancora decisamente umidi, ma notai subito che si era fatto la barba e che quindi ora le sue guance erano tornate pulite e lisce come sempre.

Senza un altro secondo di esitazione, Norah corse verso di lui e lo strinse in un abbraccio così sentito che quasi mi commosse. «Mi sei mancato così tanto.» sussurrò, senza lasciarlo andare.

Michael rimase spiazzato per alcuni secondi, ma poi, con ancora qualche esitazione, ricambiò l'abbraccio della madre e si rilassò.

«Perché non ci hai detto che saresti tornato?» chiese a quel punto lei, staccandosi dal corpo di Michael e prendendogli il viso tra le mani, come se volesse memorizzare ogni particolare del figlio che non vedeva da così tanto tempo.

«Io un'idea ce l'avrei.» borbottò ironicamente Frank, lanciando un'occhiata nella mia direzione e facendo ridere sommessamente sia Michael che Norah, nonostante quest'ultima stesse trattenendo a stento le lacrime, e arrossire me fino alla punta delle orecchie.

«Pensavo che foste da zia Clara.» alzò le spalle Michael, senza guardare in faccia nessuno dei due.

«Eravamo lì, ma tuo cugino Berry si è sentito male e abbiamo preferito tornare a casa per non rischiare di essere contagiati.» gli spiegò Norah, lasciando andare le sue guance e limitandosi a restare accanto a lui.

Anche Frank si avvicinò agli altri due e diede una pacca sulla spalla di Mike, sorridendogli caldamente. «Comunque è bello rivederti, figliolo.»

Quando lui alzò gli occhi in quelli del padre e ricambiò sinceramente il suo sorriso, non potei negare di sentirmi leggermente fuori posto. D'altro canto, però, era bello vedere che finalmente Michael stava provando a dare un'opportunità ai suoi genitori e, nel mio piccolo, ero felice di aver contribuito a quella sua decisione.

«Ma non ci hai ancora presentato la tua amica.» sghignazzò ancora Frank, lasciando altre pacche sulla spalla del figlio.

«Tu devi essere Melanie Rose, suppongo.» mi sorrise Norah, avvicinandosi per stringere anche me in un abbraccio.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora