41. Demons

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When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide
Don't get too close
It's dark inside
It's were my demons hide
It's where my demons hide

[Demons - Imagine Dragons]

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MICHAEL.

Il tempo parve fermarsi e un silenzio glaciale scese nella stanza. Le parole che Moe aveva detto continuavano a rimbombarmi nella testa, mentre innumerevoli lacrime scendevano sia sul suo volto che sul mio.

Avevo sempre saputo che quella ragazzina così minuta e taciturna nascondeva qualcosa, qualcosa che l'aveva cambiata profondamente, qualcosa che le aveva conferito quella scintilla di consapevolezza che aveva negli occhi. Ma non pensavo che potesse essere qualcosa di così tragico ed orribile. Io credevo di aver conosciuto il vero dolore, per quello che mi aveva fatto Georgia e per l'enorme bugia che era la mia vita, ma Moe... Era lei quella che aveva sofferto davvero.

- Tu... Tu dici che tutti quelli che dicono di amarti non fanno altro che... che mentirti. - singhiozzò, stringendo le mani a pugno e scuotendo leggermente la testa. - Ma tutti quelli che dicono di amare me se ne vanno... In un modo o nell'altro. - sussurrò, asciugandosi convulsamente le guance con la manica della sua gigantesca felpa grigia.

A quel punto non sapevo se stesse parlando soltanto dei suoi genitori o se ci fosse dell'altro, né mi venne in mente di chiederglielo, perché in quel momento avrei solo voluto morire, per come mi ero comportato, per come ero scattato quando sapevo benissimo che tutto ciò che lei voleva fare era aiutarmi e soprattutto per non essere stato in grado di accorgermi di quanto la mia ragazzina fosse danneggiata.

- Hai... due persone che non desiderano altro se non amarti e tu... tu le respingi solo perché ti hanno mentito... e... e molto probabilmente l'hanno fatto per il tuo bene. - proseguì lei, sempre singhiozzando senza ritegno. - Io farei di tutto pur di avere un altro giorno con la mia mamma... o con il mio papà. Ma loro sono... sono... - si bloccò improvvisamente, portandosi le mani sul viso e dandomi la schiena.

L'avevo sentita piangere un paio di volte prima d'ora, ma non l'avevo mai vista farlo. La sensazione che provavo nell'averla di fronte, così vulnerabile e in lacrime, così piccola e fragile eppure ancora così forte, era qualcosa di indescrivibile: mi provocava un dolore non solo psicologico, ma anche fisico. Non sapevo cosa fare, non sapevo cosa dire. Tutto sembrava estremamente sbagliato, nulla era abbastanza e io non mi ero mai sentito più inutile e stupido di così.

Mi alzai lentamente dal divano e, quando la raggiunsi, la obbligai a voltarsi verso di me. La strinsi tra le braccia senza dire una parola, ma lei immediatamente iniziò a dimenarsi per staccarsi da me. - Non toccarmi. - sussurrò, continuando a piangere e a muoversi febbrilmente. - Non toccarmi o finirò per legarmi a te e tu... tu farai come tutti gli altri: andrai via e mi... mi lascerai da sola. C'è qualcosa di sbagliato in me, ho tutta questa oscurità dentro e io... non so che fare per mandarla via. - iniziò a farfugliare, scuotendo la testa e spalancando gli occhi sempre di più.

Restai in silenzio e mi limitai a stringerla più forte, impedendole una volta per tutte di allontanarsi da me. Poggiai il mento sulla sua testa e mi misi ad ondeggiare lentamente, in un goffo tentativo di cullarla tra le mie braccia. - Vuoi sapere perché ho passato tutto quel tempo a guardarti? E perché ti ho baciata la prima volta? - sussurrai dopo un bel po', quando sentii che il suo respiro aveva ripreso un ritmo quasi regolare e i suoi singhiozzi non erano più così incontrollabili.

Moe non disse nulla, perciò la staccai delicatamente dal mio petto e baciai via tutte le lacrime che aveva ancora sul viso. Questa volta non oppose nemmeno resistenza, mi lasciò fare senza proferire una parola e senza muoversi di un millimetro. - Sin dal primo giorno ho visto i demoni che si nascondevano nei tuoi occhi, e ho capito immediatamente che tu eri diversa Moe, l'ho capito sin dall'inizio. Leggevo il dolore nel tuo sguardo, la stanchezza nei tuoi gesti e la rassegnazione al fatto che la tua vita dovesse andare avanti, che tu lo volessi o no. - iniziai a raccontarle, stringendola nuovamente tra le braccia e sentendo ancora una volta il suo corpo scosso da deboli singhiozzi. - Eppure, nonostante tutto ciò, quello che più mi colpiva di te e che ancora adesso mi lascia senza fiato è la tua forza. Sei così piccola e allo stesso tempo così grande, così danneggiata e allo stesso tempo così piena di vita, così triste e allo stesso tempo sempre pronta a far sentire meglio gli altri. Sapevo sin dall'inizio che tu saresti stata la persona più straordinaria che avrei mai avuto l'occasione di incontrare. - bisbigliai ancora, sentendo i miei occhi riempirsi nuovamente di lacrime e lasciandole dei leggeri baci tra i capelli. - Io non andrò da nessuna parte, Moe, non farò come tutti gli altri. Te lo prometto. -

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora