19. Madness

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Calore.

Perché sentivo calore sotto la guancia?

Aprii pigramente gli occhi e sospirai.

- Buongiorno. - sentii sussurrare nei miei capelli, da una voce leggermente ironica.

Realizzai di stare dormendo col viso sul petto di Michael e mi mossi di scatto, facendolo involontariamente cadere dal letto.

- Ma qual è il tuo problema? - sbottò lui, dopo aver imprecato per il colpo preso sul pavimento.

- Io... scusa. - sussurrai, portandomi le mani alla bocca nel tentativo di reprimere una risata. - Te l'ho detto, il contatto umano non è il mio forte. -

- Ma era proprio necessario spingermi giù dal letto? - brontolò, tirandosi su. - E comunque, mi pare che tu abbia dormito fin troppo bene. -

- Tu no? - domandai, inclinando la testa.

- Si, ho dormito anche io, almeno fino alle dieci. - alzò le spalle, sedendosi di nuovo sul letto accanto a me.

- Le dieci? Che ore sono adesso? - quasi urlai, sgusciando fuori dalle coperte ad una velocità da record.

- Le dieci e trentacinque. - replicò, mentre io correvo qua e là per la stanza.

- Si può sapere perché non mi hai svegliata prima? - lo rimproverai, passandomi le mani nei capelli e sentendo un gran freddo alle gambe e alle braccia.

Abbassai lo sguardo e mi ricordai di avere addosso soltanto una T-shirt che mi arrivava a metà coscia e un paio di boxer che superavano di nemmeno un centimetro l'orlo della maglietta. Arrossii immediatamente e mi voltai verso Michael, che mi stava osservando con le sopracciglia sollevate.

- Hai finito di dare di matto? - chiese, con un tono leggermente scocciato.

- No! Devo tornare in camera mia e ho i vestiti ancora cosparsi di farina, in più è tardissimo e la mia coinquilina si starà domandando che fine ho fatto! - sbottai, recuperando la mia roba dalla scrivania.

- Per prima cosa, non puoi rimetterti questi addosso. - sentenziò, alzandosi dal letto e togliendomi dalle mani gli indumenti ricoperti di farina.

- Non posso uscire in mutande! - protestai, guardandolo con occhi spalancati.

Lui soffiò dal naso e si diresse verso l'armadio, tirando fuori un paio di pantaloni della tuta grigi ed una felpa a caso, che sicuramente mi sarebbe arrivata alle ginocchia. - Mettiti questi. -

- Avevi dei vestiti del genere e mi hai fatta dormire con una maglietta a maniche corte ed un paio di boxer?! - sbottai, spalancando occhi e bocca per la rabbia.

- Ho pensato che potessi avere caldo! - rispose lui, ridacchiando tra una parola e l'altra.

Mi lasciai andare ad un grugnito ed afferrai i vestiti dalle sue braccia, dirigendomi poi in bagno per cambiarmi.

- Che ore sono adesso? - gli urlai.

- Le dieci e quarantuno. -

- Jenna mi riempirà di domande! - mugugnai, finendo di vestirmi.

- Se davvero tuo fratello è rimasto con lei per la notte, credo che il fatto che tu non sia ancora tornata sia l'ultimo dei suoi pensieri. -

- Dovevi proprio dirlo? - uscii dal bagno con un'espressione disgustata

Lui rise brevemente, ma poi ammutolì e rimase a fissarmi.

- Che c'è ora? - domandai, infilandomi (con non pochi intoppi) le mie Converse nere.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora