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Bevve un sorso di vino e si leccò le labbra, assaporando con lentezza il gusto dolciastro della costosa bevanda racchiusa all'interno del pregiato bicchiere di cristallo che teneva stretto tra le delicate dita. Poggiò la schiena contro la morbida poltrona sulla quale era seduto ed accavallò le gambe, puntando lo sguardo verso l'enorme televisore appeso alla parete. 

Mentre era intento ad ascoltare la delicata voce della reporter, si portò nuovamente il bicchiere alle labbra e ne assaggiò un secondo sorso, ghignando quando una goccia di vino cadde lungo il suo mento.

Quando la notizia che gli aveva suscitato notevole interesse terminò, spense la televisione e si abbandonò all'improvviso silenzio che ricadde all'interno della stanza. Con un movimento elegante poggiò il bicchiere di cristallo sulla superficie lignea della propria scrivania e si rilassò maggiormente sulla poltrona, poggiando le mani sul braccioli di quella ed inarcando la schiena fino a distendersi completamente contro il morbido schienale di tessuto rosso. 

Rimase ad osservare il soffitto per qualche istante finché, in maniera totalmente inaspettata, non scoppiò a ridere, inclinando maggiormente la testa contro la poltrona e liberando tutta l'aria che aveva nei polmoni, abbandonandosi ad una risata traviata e dilettuosa.

Il suo riso non accennò a terminare per i restanti secondi, finché, costretto dal lancinante dolore all'addome, non si raddrizzò sulla schiena e tacque - in una sequenza rapida e imprevedibile.

<< È perfetto! È così dannatamente perfetto! - esclamò con vigore, puntando lo sguardo verso un punto e non distogliendolo da quello - Prima gli ho fottuto le armi, poi un mio infiltrato ha disperso il suo gruppo di spacciatori, una soffiata alla polizia ha distrutto il suo mercato di prostituzione e - >>, spalancò  improvvisamente gli occhi e si alzò velocemente in piedi, dirigendosi con foga verso il proprio comodino.

Con forza aprì il cassetto - con talmente poca premura che quello quasi si smontò - e ne estrasse un quadernino logoro dal tempo. Lo rigirò tra le dita e lo aprì, leggendo con velocità ciò che c'era annotato al suo interno. << Certo certo, ora devo semplicemente convincere i più ricchi ed influenti clienti del suo strip club a frequentare il mio >>, si picchiettò una un dito contro il mento, riflettendo su come agire. << Oh, questo è davvero facile! Quegli uomini sono degli stupidi maiali, mi basterà aprire le gambe e quelli faranno tutto ciò che gli dirò >> affermò con scherno, chiudendo il quaderno e riponendolo con cura all'interno del cassetto.

<< È tutto così perfetto - sussurrò - Hyonso sta perdendo milioni di won giorno dopo giorno ed il prestigio della sua stupida famiglia sta iniziando a vacillare. Non manca molto prima che - >>

<< Seokjin! >>

Il suo monologo venne interrotto dall'urlo di Jaehwan, il quale, dopo aver bussato ben due volte alla porta dell'amico, era entrato nella stanza di Seokjin, ritrovandosi però di fronte una scena abbastanza agghiacciante.

Con passo spedito si avvicinò alla figura disorientata del moro, afferrando le sue spalle e scuotendolo leggermente, << Seokjin ti prego, torna in te >> supplicò l'amico, guardandolo con preoccupazione.

<<C-cosa? Cosa vuoi dire? - domandò con incertezza, guardando Jaehwan con occhi spalancati - Sono in me >>.

<< Seokjin, hai i loro stessi occhi >>, e non gli bastò nemmeno specificare a chi si stesse riferendo che il minore tra i due spalancò la bocca, avendo recepito perfettamente le sue parole.

Jaehwan non sapeva quasi nulla del passato di Seokjin ed era ormai da anni che aveva smesso di domandargli cosa fosse successo prima del suo arrivo a casa di Daewon, ma una cosa l'aveva capita: l'odio che il ragazzo riserbava verso la propria famiglia - la grande famiglia Min - era dato da una ferita molto più profonda di qualche botta o qualche urla: era qualcosa di molto più doloroso e traumatico, qualcosa in grado di rimanere nella memoria di una persona per troppo tempo, annidandosi nei suoi ricordi e crescendo di giorno in giorno fino a diventare una bruciante ferita in grado di tramutare l'anima pura del suo ospite in qualcosa di perverso e disumano, capace di tutto pur di mettere a tacere quel fastidioso dolore; e questo era ciò che Seokjin stava diventando.

Jaehwan, per sua fortuna, non aveva avuto molte occasioni per incontrare la famiglia Min - eccetto per qualche incontro organizzato dalla suddetta al quale era stato costretto a partecipare a causa del suo ruolo all'interno dei Guelimja - ma l'unica cosa che si ricordava di quella crudele famiglia era la malignità incisa nel loro spietato sguardo, che, con suo immenso disgusto, si era ritrovato a fronteggiare una volta entrato nella stanza di Seokjin.

<< Hai il loro stesso spietato sguardo - esitò per qualche secondo prima di prendere parola - Nei tuoi occhi non c'è la gentilezza che sono abituato a vedere. I tuoi occhi non stanno brillando come loro solito, ora sono semplicemente velati da un orribile velo di crudeltà e cattiveria. Non - >>.

Un sonoro schiaffo fece arrestare il suo discorso. Con occhi spalancati Jaehwan si portò una mano sulla guancia ferita e voltò il viso verso quello di Seokjin, ritrovandosi di fronte un'espressione fredda e controllata, totalmente in contrasto con la vivacità che era solito scorgere sul dolce volto del suo amico.

<< Non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere - disse con tono duro - Io non ho nulla in comune con loro. Nulla, hai capito!? >> urlò, afferrando Jaehwan per il colletto della camicia ed iniziando a strattonarlo.

<< Loro sono delle stupide bestie che si nutrono di sofferenza e disperazione altrui, che non pensano ad altro oltre al profitto e che calpestano i più deboli pur di affermare la loro superiorità. Sono dei demoni mandati dall'inferno per rovinare la vita delle altre persone. Loro arrivano, ti strappano tutto ciò che hai di caro e ti trasformano in un'inutile pedina per loro stupido gioco. >> singhiozzò, allentando parola dopo parola la stretta attorno al colletto di Jaehwan.

<< Sono dei crudeli burattinai che comandano la vita delle loro vittime: li feriscono, li molestano, li derubano e li soffocano, fino a renderli le perfette bambole da controllare con gli invisibili fili che col tempo tessono tra le loro dita >>, sussurrò contro le sue labbra bagnate dalle lacrime che avevano iniziato a scorrere lungo le sue pallide guance.

<< Loro sono solamente le persone più malvage che la Corea del Sud abbia mai ospitato... Loro... Loro >> Scosse la testa, ormai con la mente talmente scossa e bombondarta da spiacevoli ricordi che non fu nemmeno in grado di trovare altre parole per descrivere le sette persone che gli avevano rovinato la vita.

<< Semplicemente - continuò - non paragonarmi mai più a loro >> concluse in un sussurro, dandogli le spalle e fissando con occhi offuscati dalle ombre del passato la finestra davanti a lui.

Dopo qualche secondo parlò di nuovo: << Ti prego vattene, voglio stare da solo >>. Si portò le braccia al petto ed attese che l'amico facesse quello che gli aveva appena ordinato.

Jaewhan rimase per qualche istante ad osservare con occhi spalancati e scossi la figura tremante di Seokjin, combattuto tra la propria mente, la quale gli ordinava di andarsene da quella stanza, ed il suo cuore, che invece lo spingeva a rimanere lì per  consolarlo.

Dopo qualche secondo di indecisione però, la mente ebbe il sopravvento sugli impulsi del suo cuore e, con un doloroso peso nel petto, uscì dalla stanza.

Sentendo il rumore della porta chiudersi, Seokjin sospirò. Con occhi persi rimase ad osservare lo splendido paesaggio che la grande finestra gli presentava davanti, ricco di moderni palazzi e della vita frenetica degli abitanti della frenetica capitale.

Il stagnante silenzio che si era creato all'interno della stanza venne però interrotto dopo pochi minuti dalla suoneria del suo cellulare. Con un sopracciglio alzato si asciugò i residui di lacrime presenti sulle sue guance e si diresse verso il proprio telefono, afferrandolo e rimanendo sempre più confuso quando sul display lesse un numero sconosciuto.

<< Pronto? >> domandò, storcendo il naso quando la voce che fuoriuscí dalle sue labbra si spezzò.

<< Seokjin >> rispose la calda voce della persona che si trovava dall'altra parte.

<< Hyonso >> sussurrò incredulo Seokjin.

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Cosa vorrà Hyonso da Seokjin?

Can't Hold Me Down || BTSxJinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora