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Una volta uscito dalla grande villa, camminò a passo spedito verso una direzione a lui sconosciuta, ignorando il fatto di trovarsi in una zona non famigliare e seguendo semplicemente il bisogno di allontanarsi il più in fretta possibile da quei sei ragazzi. 

Con il cuore in gola a causa dell'angoscia che ancora si sentiva addosso ed il fiatone dato dalla velocità dei suoi passi, si ritrovò costretto a sedersi alla prima panchina che trovò sul suo cammino. Si appoggiò allo schienale e ribaltò la testa contro di esso, espirando un lungo sospiro carico di tutte le preoccupazioni ed i dubbi che gli erano sorti all'interno della villa. 

Si passò una mano tra i capelli ancora leggermente umidi e puntò gli occhi verso il cielo, fermandosi ad ammirare con infantile spontaneità le sporadiche nuvole che si stavano muovendo lungo la grande distesa azzurra. Lasciò vagare il proprio sguardo attraverso le bianche forme che venivano mosse dal leggero vento che tirava quella mattina, il quale stava alzando una leggera e fresca brezza. 

Con gli occhi luccicanti seguì il volo di uno stormo di uccelli che stava planando verso un laghetto poco lontano da lui, ammirando con genuinità quegli animali così liberi e spensierati. 

Con una morsa di malinconia stretta al petto, la sua mente vaneggiò su ciò che ne era stato della sua vita prima della venuta di Hyonso e di tutta la famiglia Min. Riaffiorarono i felici ricordi di giornate passate coi suoi genitori in giro per la Corea, di uggiosi pomeriggi chiusi in casa a fare giochi di società, delle regolari serate cinema che sua madre amava organizzare. Gli tornò alla mente le carezze che suo padre gli rivolgeva e dei baci che sua madre gli lasciava, inondandolo di quell'amore che un giovane ragazzo brama nel profondo. 

Con gli occhi lucidi dalla lacrime osservò lo stormo di uccelli ripartire per il loro lungo viaggio dopo essersi dissetati in quel piccolo laghetto, volando verso luoghi a lui sconosciuti ed esotici. Ammirò con bruciante invidia le loro ali spiegate ed accarezzate dal vento, che si muovevano lente e armoniose, spostando quei leggeri corpi verso una libertà a lui così lontana ed utopica. 

Una solitaria lacrima cadde dal suo occhio, segnando la sua soffice guancia con una pesante scia di sofferenza e triste realizzazione. La consapevolezza che se anche si fosse vendicato della famiglia Min nulla sarebbe stato in grado di ridargli la sua vita, lo aveva colpito con forza numerose volte, perché niente avrebbe ridestato i suoi genitori né riportato a galla il dolce quattordicenne che cinque anni prima si era perso nelle torbide acqua della solitudine. 

Con il cuore pesante e la mente lontana, afferrò il proprio telefono e mandò un messaggio a Jaehwan, allegando ad esso la propria posizione. Poggiò il telefono contro la propria coscia e tornò ad osservare il cielo, attendendo che l'amico lo venisse a prendere. 

Dopo una decina di minuti una macchina a lui conosciuta si fermò a pochi metri dalla panchina. Alzando gli occhi ormai svuotati da ogni possibile lacrima, incontrò il dolce sorriso che Jaehwan gli stava rivolgendo. Ricambiando quel gentile gesto, sia alzò e si diresse verso l'auto, salendo poi dalla parte del passeggero. 

<< Ciao >> salutò Jaehwan, sedendosi accanto a lui ed allacciandosi la cintura.

<< Ciao >> rispose lui con dolcezza, prima di inserire la marcia e ripartire verso casa loro.

Dopo un viaggio trascorso nel silenzio, accompagnati solo dal basso vociare proveniente dalla radio accesa, arrivarono a destinazione. Scesero dal veicolo e con tranquillità raggiunsero la porta d'ingresso.

Jaehwan estrasse le chiavi e le infilò nella toppa, invitando Seokjin ad entrare una volta aperta la porta.

Il minore si diresse senza indugio verso il grande divano posto nel salotto e vi ci si sedette sopra con un forte tonfo, sospirando quando la sua schiena entrò in contatto con con la soffice superficie del sofà. Poggiò la testa contro il cuscino e chiuse gli occhi, rilassando tutti i nervi. 

Can't Hold Me Down || BTSxJinWhere stories live. Discover now