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<< Sei pronto? >> domandò Jaewan, seduto accanto a lui all'interno della macchina parcheggiata a pochi metri dal quartier generale dei Bangtan.

Seokjin annuì con fervore, controllando ancora una volta che la pistola fosse carica. Era un gesto che aveva già ripetuto svariate volte, quasi in maniera ossessiva - premeva il pulsante, estraeva il caricatore, lo osservava velocemente e lo reinseriva al suo posto. Aveva caricato l'arma prima di partire con Jaehwan e per precauzione teneva un ricambio nella tasca interna della giacca, ma per distrarre la sua caotica mente necessitava di ricontrollarlo ogni momento il suo cuore iniziasse a battere con vigore.

Incastrò la pistola nella cintura e si allungò verso il posti posteriori, afferrando un pugnale inserito all'interno di una valigetta aperta lungo i sedili. Lo strinse tra le dita e lo osservò per qualche secondo, accarezzando con delicatezza la sua lucente lama. Si leccò le labbra secche ed infilò il coltello all'interno dello stivaletto che portava ai piedi. 

<< Seokjin sono serio. Sei sicuro di quello che vuoi fare? Siamo sempre in tempo per annullare tutto e tornarcene a casa >> domandò nuovamente Jaehwan, poggiando una mano sulla sua coscia e guardandolo con preoccupazione. 

<< Quella non è casa mia, Jeahwan. Casa mia la costruirò una volta che sarò libero >> rispose con fermezza, guardando con attenzione il cancello, aspettando di scorgere le auto dei Bangtan. 

Jaehwan scosse leggermente la testa ed afferrò il volto di Seokjin tra le dita, muovendolo nella sua direzione affinché i loro occhi si incontrassero. << Potresti scappare. Non devi per forza essere l'artefice di un genocidio per liberarti dalle loro catene >>. 

<< Non puoi capire >> lo liquidò, riportando lo sguardo duro verso il cancello e rimanendo concentrato sul quel singolo punto, ignorando tutto ciò che stava accadendo intorno a lui.

Rimasero in silenzio per una manciata di minuti, fino a che Jaehwan non lo interruppe: << No Seokjin, non posso capire. Non so nulla del tuo passato né del perché odi così tanto i Min. Ti aspetti che io ti segua in piani così pericolosi lasciandomi però all'oscuro di tutto. Ho fiducia in te, ci mancherebbe, ma mi sono stancato di vivere nell'ombra. L'unica cosa che conosco è che Hyonso ha ucciso i tuoi genitori, ma questo non mi basta >>, afferrò nuovamente il suo volto e lo accarezzò leggermente, guardandolo negli occhi. Non voleva costringerlo a dirgli nulla che non fosse pronto a rivelare, ma arrivati a quel punto sentiva il crescente bisogno di capire per quale motivo fosse disposto ad arrivare fino a tanto pur di abbandonarsi quel mondo alle spalle.

Seokjin mosse le pupille, osservando attentamente gli occhi di Jaewhan e studiandone il contenuto. Nella sua testa si affollarono numerose frasi e scuse per poter evitare quel momento che per anni aveva sempre rimandato, spaventato di perdere una persona a lui così cara a causa del suo orribile passato. Nonostante si fosse ripetuto svariate volte che Jahwan in fin dei conti non lo avrebbe mai giudicato, il timore che potesse però compatirlo era sempre rimasto ben saldo nel suo cuore. Non aveva bisogno che qualcun altro piangesse per il dolore che aveva provato, né tanto meno che lo consolasse: le sue erano ferite che lui stesso aveva bisogno di leccare affinché smettessero di fare male. Ma i sensi di colpa furono più potenti della ragione. Jaewhan aveva ragione: gli stava chiedendo di rischiare la propria vita per una causa che non conosceva, e non era giusto. 

<< Una notte di cinque anni fa Hyonso si presentò a casa mia. - Iniziò. - Non so come fece ad entrare o come trovò casa nostra, so solo che venni svegliato dalla corsa di mia madre verso la mia stanza. Entrò e mi disse di scappare, che gli uomini in casa nostra non avrebbero dovuto toccarmi e che avrebbe cercato di raggiungermi. Non feci ciò che mi disse e rimasi con lei, perché nonostante cercasse di rassicurarmi con le sue parole, i suoi occhi riflettevano l'immensa paura che stava provando in quel momento. Alla fine gli uomini di Hyonso ci presero e ci portarono da lui. Mio padre era morto ai suoi piedi, abbandonato in una pozza di sangue e col volto contratto dal dolore. Hyonso iniziò a parlare di come mio padre se lo fosse meritato, che fosse un traditore e che ciò che aveva fatto per proteggerci era stato del tutto inutile. Aveva ragione, quella sera sopravvissi solo io >>, una solitaria lacrima cadde lungo la sua guancia. 

Can't Hold Me Down || BTSxJinWhere stories live. Discover now