SOULMATES #3

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Il signor Duke è in piedi, con le spalle appoggiate alla porta del suo ufficio e le braccia conserte. Sorride, osservando le piccole e silenziose api operaie muoversi lungo i corridoi. Giorni fa ha tenuto un discorso in auditorium. Si è complimentato con i suoi studenti. La media nei test scolastici si è notevolmente elevata. Ragazzi e ragazze seguono una condotta esemplare. La Harper High School sta diventando un modello di efficienza e laboriosità. Alcuni professori avevano detto al signor Duke che il merito di questi successi è da attribuirsi a una nuova applicazione per cellulari, WIZ. Il preside ha cercato di farsi spiegare in cosa consista e l'ha goffamente scambiata per un calendario che organizza le tue giornate e programma lo studio. Ha quindi concluso che la tecnologia non è sempre nemica, ma può essere un valido sostegno. Quasi mi dispiace disturbare i suoi sogni ad occhi aperti per chiedergli se ha cinque minuti da dedicarmi.

«Ancora, Jenna?» sbraita il signor Duke mentre questa, nella sua postazione, muove le spalle al ritmo di Gimme More. Il preside alza gli occhi al cielo lamentandosi dei discutibili gusti musicali della sua segretaria. Jenna dal canto suo mi lancia una occhiataccia e, sollevando le sue labbra, mi mostra il chewing gum che ha incastrato fra i denti con un movimento deciso della lingua. È un richiamo in codice, un rimprovero per dirmi: "non avresti dovuto immischiarti quella volta, Baby Lynn".

Il signor Duke chiude la porta alle mie spalle e mi fa accomodare. Appoggia il sedere sulla scrivania, ma solo per un attimo. Il tempo di lanciare un'occhiata e scoprire di che colore è il reggiseno che indosso. Poi decide che è meglio sedersi alla sua poltrona. Mi chiede il motivo di questa visita. Racconto la bugia che ho preparato per l'occasione. Racconto che ho intenzione di frequentare uno stage estivo presso un'azienda di servizi informatici, prima del college. Al colloquio ho incontrato un uomo che, appena ha saputo il nome della mia scuola, ha insistito perché portassi i suoi saluti al signor Duke. Solo che adesso non ricordo bene il nome di quell'uomo, e dire che era un nome così particolare... qualcosa come "Millenial"... "Minimum"...

«Minimal Jack!» urla il signor Duke, che dall'eccitazione non si rende conto di quanto la mia storia sia poco credibile. «Oddio, certo che conosco Minimal Jack! Anche se sono anni che non lo vedo, ormai. Lo conosco da quando ancora usava il suo nome di battesimo: Jack River.»

Ho appena sentito un colpo di frusta nel mio cervello. Una scarica elettrica ha appena attraversato il mio corpo. Il mio cuore si è fermato per un istante. La realtà fa sempre questo effetto, dicono. Quindi il vero nome del mio mentore è "Jack River"? Chiedo al preside di continuare il suo racconto, spiegarmi che tipo sia. Se dovrò lavorare per la sua azienda, vorrei sapere se è un tipo a posto. Lui crede alle mie parole e inizia a raccontare. Sembrava che non aspettasse altro.

«Ho conosciuto Jack quando insegnavo informatica al posto del professor Mills. Non so quanto tu conosca la storia della tua città, Baby Lynn. Devi sapere che circa quindici anni fa l'antica biblioteca di Winter Spell ha subito un cedimento strutturale. Non ci sono stati feriti, ma il danno era enorme. Occorreva una ristrutturazione totale e Winter Spell non poteva permettersela. Temevamo che la biblioteca sarebbe rimasta in gravissime condizioni per sempre. Poi però, accadde un miracolo. Grazie a un facoltoso imprenditore edile: Howard River, il padre di Jack.»

Fatico ad assimilare tutte queste informazioni... Minimal Jack si chiama Jack River... Jack River è il figlio di Howard River... Minimal Jack è un uomo, non un dio...

«Howard River aveva fatto fortuna all'estero ed era rientrato in Paese solo da pochi anni, con la moglie Agnes e il figlio. Quand'è venuto a sapere della biblioteca di Winter Spell ha svolto i lavori gratuitamente. Gli sembrava il minimo ringraziamento per la sua città natale.»

Altro colpo di frusta. I River erano una famiglia di Winter Spell?

«La ristrutturazione durò due anni, durante i quali Jack ha frequentato la Harper.»

Scossa elettrica. Minimal Jack veniva nella mia stessa scuola?

«È stato lo studente più brillante che abbia mai avuto. Era un genio, Baby Lynn! Un genio! Faticavo a stare dietro ai suoi ragionamenti, ma il suo modo di parlare mi incantava. Mi chiedo se anche i maestri di Mozart o di Steve Jobs hanno provato la stessa ammirazione che provavo io mentre lo osservavo.» Se non conoscessi il signor Duke e le sue lunghe occhiate alla mia scollatura, inizierei a pensare a una velata omosessualità latente.

«L'unica cosa che Jack amasse più dei codici informatici erano i fumetti. Li divorava. Ne aveva tantissimi e spuntavano dappertutto: nello zaino, nell'armadietto, nelle sue tasche, in mezzo ai libri... come tu saprai, Baby Lynn, alla Harper non si possono introdurre fumetti o libri che non siano prettamente scolastici. Questa è sempre stata una delle nostre regole.» Mi torna in mente un nome: Susan Ring. Una mia compagna di classe al primo anno. Sospesa due settimane per aver portato in classe un numero di Death Note. «Beh, sappi che anche questa regola di ferro ha avuto la sua eccezione. Durante il suo secondo anno, Jack era riuscito a convincere il comitato scolastico ad aprire una fumetteria all'interno della Harper! Ancora oggi, non so come ci sia riuscito. Jack però ha sempre avuto un grandissimo talento nel convincere gli altri a fare a modo suo.»

Non immagina quanto, signor Duke!

«Ti faccio vedere!» Il signor Duke si alza, e io insieme a lui. Indica una foto alla parete. Nella foto c'è un enorme nastro rosso all'ingresso di un'aula. A sinistra, con le forbici in mano, c'è un anziano signore con la barba bianca. La targhetta sotto la foto indica l'uomo come preside Niven, il predecessore del signor Duke. Accanto a lui, c'è un ragazzo. Sedici anni. Capelli biondi. Occhi profondi che riconoscerei fra mille. Una smorfia di sorriso forzato, segno che non si trova a suo agio in questa situazione. È lui. Perfino la targhetta lo conferma, con il nome più giusto: Minimal Jack.

«È stato in quel periodo che ha iniziato a chiamarsi così. Mi ripeteva spesso che il nome "River" gli stava stretto. Era una camicia di forza, la condanna a vivere una vita in cui non si riconosceva.» Il signor Duke si è molto incupito con questa ultima frase. Gli chiedo cosa voglia dire. Lui fa un po' di resistenza, ma alla fine lo convinco a parlare. «Praticamente c'era solo una persona che non si rendeva conto del genio di Jack, ed era proprio suo padre Howard. Lui voleva un erede per l'impero che aveva costruito, un impero solido e tangibile, basato sul cemento. Jack invece sognava cose più grandi. Quante volte ho visto litigare Jack e suo padre, soprattutto sulla scelta dell'università dopo il diploma. Howard non avrebbe mai mandato suo figlio a studiare informatica. Per lui erano solo sciocchezze, roba da "impiegato" e non da "dirigente". Howard assegnò la fine dei lavori alla biblioteca ad alcuni suoi assistenti, prese la sua famiglia e andò via da Winter Spell deciso a non fare più ritorno. Jack avrebbe concluso i suoi studi in un'altra scuola. Non l'ho più rivisto da quando se n'è andato.»

Ringrazio il signor Duke per il suo tempo e riprometto che, se rincontrerò Jack River o Minimal Jack, gli manderò i suoi saluti. Il signor Duke mi ringrazia. Dice di dovere tanto a Minimal Jack. È stato lui a convincerlo a fare domanda per diventare preside. È stato lui a incoraggiarlo a dichiararsi alla ragazza che adesso è sua moglie. Gli deve praticamente la vita che ha adesso.

Annuisco, capendo bene cosa il signor Duke stia provando. Ho la mano sulla maniglia quando esce fuori il tenente Colombo che è in me. «Solo un'ultima cosa, signor Duke... ma alla Harper non ci sono fumetterie adesso!»

Il signor Duke sospira e mi racconta di un incendio scoppiato pochi giorni prima della partenza di Jack. Nessuno sa chi sia stato, ed è un miracolo che l'incendio non abbia coinvolto l'intera scuola. La fumetteria è stata chiusa e adesso si può tenere un numero limitato di fumetti nell'attuale circolo geek.

Ringrazio il signor Duke ed esco dal suo ufficio. Incrocio di nuovo Jenna e la sua radiolina. Abbassa il volume, temendo di incrociare il preside. Quando vede che sono io ritorna a Criminal in tutto il suo splendore. Sono di nuovo in corridoio quando mi trovo Lomax di fronte. Alzo lo sguardo e lo vedo, come non l'avevo mai visto prima: spaventato.

«Avevi ragione... c'è qualcosa di strano, in giro.»

WIZ GIRL (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora