LIKESTORM #6

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L'ANNO PRIMA...

Erano trascorse dodici ore dall'inizio della prova, e altre dodici dovevano passarne prima che Minimal Jack decretasse la vincitrice fra me e Debra Jones. Riuscii a non far bannare l'account che mi era stato affidato cercando di far rispettare la netiquette a tutti coloro che si erano fiondati contro sputandomi addosso le peggiori ingiurie. Fidatevi, non è semplice farsi dare retta quando il tuo account ha dichiarato che un asiatico eccelle nei suoi doveri solo perché ha una formazione da mulo ammaestrato.

Io e Debra avevamo passato la notte in bianco nel tentativo di evitare il peggio. Gli occhi mi si chiudevano da soli. Non so come facesse Debra Jones a resistere. Sembrava fresca come una rosa. Per la maggior parte la vedevo impegnata a giocare a Candy Crush sul cellulare che le era stato affidato. Il sonno si faceva pressante, il mento mi scivolò sullo sterno, stavo per sprofondare nel sonno quando un trillo mi fece scattare in aria. «Colpa mia,» si scusò Debra disattivando la sveglia del cellulare. «Ogni volta che si esaurisce la barra di energia su Candy Crush il gioco la ricarica in automatico dopo venti minuti. Allora io metto l'orario del cellulare avanti di venti minuti e rientro nel gioco così la barra si ricarica subito. Metto le sveglie per ricordarmi di riposizionare l'orario corretto.» Davvero erano queste le sue preoccupazioni? Sbirciai il monitor del suo laptotp, di cui evidentemente si disinteressava. Non so come avesse fatto: il suo account denigratorio registrava un livello di buzz online che oramai si autoalimentava da solo.

Dimenticai il mio account, abbandonai la sala informatica. Mi pareva evidente che sarei stata io quella a venire eliminata. Non avevo speranze di farcela. «Come te la cavi, Baby Lynn?» Minimal Jack aveva la magica abilità di comparirti davanti quando meno te l'aspettavi. Mi venne il sospetto che ci stesse tenendo d'occhio. «Dimmi, Baby Lynn, hai intenzione di mollare?» Non potevo mentirgli. «Non sono tagliata per queste robe informatiche,» provai a giustificarmi. Mi furono palesi le conseguenze. Sarei tornata da Mercedes, sarei tornata a essere Deepy Baby, non avrei avuto la mia vendetta. Ero pronta a rinunciare a tutto questo? No, non lo ero.

In un'altra occasione mi sarei vergognata di farmi vedere da lui nella mia tenuta da notte, con la vestaglia aperta sulla canottiera nera e gli shorts a quadri del pigiama. Il cervello a volte agisce d'impulso e non ci resta che assecondarlo. Mi avvicinai di scatto a lui, con i seni che si protendevano a sfiorare il suo petto, portai una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio e gli dissi senza mezzi termini: «c'è qualcosa che posso fare per rimediare?» Mi guardò colmo di ribrezzo. «Cosa stai facendo?» Mi sentii nuda, inerme, mi sentii una sciocca, feci un passo indietro e richiusi la vestaglia.

Minimal Jack mi voltò le spalle, io corsi verso la direzione opposta. Nella sala ricreativa i corpi di Shannon, Polly e Heather si aggrovigliavano come formando un animale a tre groppe sul tappeto colorato di twister. Jameela era seduta a gambe incrociate sopra il tennistavolo e fu la prima a riconoscere il mio stato d'agitazione. Le sue frasi sapevano sempre come colpire i miei nervi scoperti. «Sei pronta a lasciarci? So che l'account di Heather ti sta dando del filo da torcere.» Ovviamente era stata Heather, l'organizzatrice di eventi della Tipping Wiz, a orchestrare le shitstorm alle quali io e Debra Jones dovevamo tener testa. Jameela aveva il dorso scoperto, notai sulla sua pelle ambrata il tatuaggio di una volpe sbucarle da sotto la bretella del reggiseno. Quello era l'animale-totem della ragazza indiana, furba e pericolosa, che contava i minuti che mancavano prima di sbattermi fuori dalla Tipping Wiz.

«Non contarci troppo,» le risposi senza crederci troppo. Le mie sarebbero rimaste soltanto parole se non avessi trovato una strategia vincente in poco tempo. Speravo nel relax che offriva quella sala per concentrarmi, scelta sbagliata. Però almeno non sentivo più la musica elettronica diffusa per tutto il labirinto. La radio Pioneer appesa al soffitto trasmetteva We'll Meet Again di Vera Lynn. Fu il suggerimento che cercavo.

Mi rifugiai nella mia camera. Seduta sul letto, con le spalle poggiate alla testiera, provavo a riorganizzare le idee. Come me, anche la tarantola stava recuperando le forze. Era rientrata nel terrario che tenevo scoperchiato per lei sul comodino. Le facevo sempre trovare una ciotolina colma d'acqua dove abbeverarsi, e lei ci aveva appena infilato dentro due zampe per dissetarsi. Io non ero una tartaruga, feci presente a me stessa, io ero una tarantola.

Tornai d'un fiato alla sala informatica. Per fortuna il mio account non era stato bannato. Lo sarebbe stato presto se non mi fossi data una mossa. Cominciai a battere le dita sulla tastiera come un'indemoniata. Non mi resi conto del tempo che passava fino a quando non successe qualcosa. Ricordate il pacco infiocchettato che Minimal Jack aveva lasciato sul nostro tavolo? D'un tratto il coperchio venne sparato come un razzo verso l'alto strappando il nastro. Dal suo interno sbucò fuori una spaventosa testa dondolante di clown. Era agganciata a una molla il cui meccanismo l'aveva fatta scattare sorprendendoci e terrorizzandoci a morte. «Tempo scaduto!» Minimal Jack entrò in quell'istante. Lo scherzo del clown era legato a un timer. Erano le 15 in punto. Fine dei giochi.

«Com'è possibile?» Debra Jones era incredula. Aveva talmente tante volte riavviato l'orario del suo cellulare da non rendersi più conto a che punto della giornata fossimo arrivati. Minimal Jack afferrò le parti superiori dei nostri laptop, come aveva fatto il giorno prima, stavolta però ruotandoli nella sua direzione. Si chinò a esaminare i risultati di entrambe. Trascorsero minuti interminabili. Finché non si decise a parlare.

«Sei stata in gamba, Debra.» Il cuore mi parve fermarsi. «Hai assecondato le opinioni degli haters: garantendo loro libertà d'espressione hai assicurato un notevole flusso d'interesse sull'account e le conversazioni si sono improntate su ragionamenti progressisti. Ben fatto.» Poi si rivolse a me. Elegante e impeccabile come al solito, i suoi gelidi occhi sembravano rimproverarmi per il mio sporco tentativo di corromperlo poco prima. «Veniamo a te, Baby Lynn. Tutto l'opposto. Ti sei inventata dei finti profili per tempestare il tuo stesso account di commenti carichi d'odio. Hai finto di essere una nera che sparava a zero sugli asiatici, ti sei finta una nativa americana che ce l'aveva a morte con i russi. In pratica ti sei trollata da sola. A che scopo? Generando odio su odio. In conseguenza di ciò le persone che prima accusavano di razzismo il tuo account, si sono riunite a seconda della propria etnia, mosse da solidarietà reciproca hanno fatto squadra, e hanno cominciato a bersagliare gli altri gruppi etnici. Quelli che si ergevano a paladini dell'integrazione sono diventati mostri integralisti. Divide et impera. Chi fra voi due ha superato l'esame, potete constatarlo con i vostri stessi occhi.» Ruotò i laptop verso di noi. Debra sbirciò il mio monitor e io il suo. Il mio account non aveva diminuito la shitstorm, ma l'aveva ingigantita, per questo avevo ottenuto più del triplo delle interazioni raggiunte da Debra.

«Mi dispiace, Debra.» Furono le ultime parole di Minimal Jack: «devi fare i bagagli.»

WIZ GIRL (Completata)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora