DO IT BETTER #7

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L'ANNO PRIMA...

«O Superman. O judge. O Mom and Dad. Mom and Dad...» cantavano all'unisono Shannon e Heather seguendo le strofe di O Superman che comparivano sullo schermo del cellulare mentre il video youtube forniva il sottofondo musicale. Spezzai la loro pausa karaoke precipitandomi come una furia dentro la sala dove Minimal Jack me le aveva presentate.

Non ero lì per loro. Né per Polly, seduta per terra a leggere un romanzo erotico in edizione economica. Tutte e tre rimasero basite. Ero lì per Minimal Jack. L'uomo, dai capelli fluenti e la barba bionda come una controfigura di Brad Pitt, era seduto al tavolino centrale dove giocava con Jameela al miniature wargame di Dungeons & Dragons. L'indiana aveva ancora il dorso libero dalla tuta come il giorno prima, forse era un'abitudine. «Mi hai preso il culo!» Ero fuori di me, lanciai per aria il gioco da tavola e i modellini finirono per spargersi sul pavimento. «Figlio di puttana! Potevo morire.»

Gli sventolai sotto il naso il cellulare che mi aveva dato. Lo schermo era sbloccato su tutte le app online. «Si può sapere che cazzo significa?» Minimal Jack era impassibile. Jameela scattò in piedi, tese fulminea il braccio e mi afferrò la gola. Feci forza con le mani per liberarmi, ma la sua presa era ferra. «Ti ammazzo.» Jameela diceva sul serio.

A far calare di colpo la tensione fu l'inatteso applauso di Minimal Jack. «Direi che ti sbagliavi sul conto della ragazzina.» Le sue mani battevano placidamente l'una sul palmo dell'altra flettendo lievemente le punta delle dita avanti e indietro come se accarezzassero l'aria. «Baby Lynn ha superato la prova.»

Jameela mi lasciò andare. «La prima prova, vorrai dire.» Mi massaggiai il collo arrossato. Pure l'espressione delle altre tre ragazze con il cranio rasato e la tuta bianca si distese. Minimal Jack raccolse da terra il cellulare che mi era caduto durante l'aggressione della punk indiana. Me lo porse. «Adesso è tuo. Te lo sei guadagnato.»

Le spiegazioni che mi diede Minimal Jack, dopo avermi chiesto di seguirlo, mi calmarono un poco. «Non ho mai detto che sarebbe stato facile. Gli animali che se ne andavano in giro erano davvero finti. Tutti tranne uno. Quello destinato a te.» Secondo il suo modo di vedere, ciascuno di noi ha un animale che lo rappresenta. Il mio animale-totem era la tarantola. «Potevi fotografare il codice di tutti gli animali creati da Shannon. Non ti sarebbe servito a nulla se non avessi avuto il QR Code di quella singola tarantola. Solo lei poteva sbloccare il cellulare assegnato a te per tutta la tua permanenza qui.»

Mi condusse fino a un'altra sala della Tipping Wiz. Quel labirinto continuava a riservare incredibili sorprese. Una grande piscina centrale, la piscina jacuzzi di Minimal Jack, era circondata da uno scenario tropicale accuratamente ricostruito. Nella finta vegetazione erano appese ai tronchi o inserite fra i cespugli la voliera di un falco, la gabbia di una scimmia, il contenitore di un lupo. Erano tutti animali veri. Uno zoo in miniatura a uso e consumo di Minimal Jack e delle Tipping Girls. Sollevò per il manico una specie di grande acquario. «Credo che voi due vi conosciate già.» Riconobbi la tarantola zebrata chiusa dentro il terrario. Non aveva più l'adesivo sul dorso. Avvicinai il volto per studiarla meglio, protetta dal vetro che ci separava. Mi sembrava che anche la tarantola mi avesse riconosciuta. Gli uncini delle sue zampe pelose si arrampicarono sulla parete trasparente nella mia direzione. «Anche lei adesso appartiene a te. Te la sei guadagnata.»

Minimal Jack mi riaccompagnò in camera dove sistemò il terrario sul comodino vicino al letto. Durante il tragitto la tarantola si era riparata dentro il cunicolo formato da un vasetto d'argilla parzialmente sotterrato nella superficie di torba. «Forse le serve una gabbia più grande,» ipotizzai. Minimal Jack scosse il capo. «Le tarantole non hanno bisogno di ampi spazi. E poi, se il terrario fosse più grande, offrirebbe più nascondigli ai grilli.» Non sapevo se ero più stupita o inorridita. «Mangia i grilli?» Ora che la tarantola si sentiva al sicuro, mise le zampe fuori dal nascondiglio. «Grilli, lucertole, insetti in generale. Oh, le piacciono anche gli scarafaggi. Dovrai prenderti cura di lei nelle prossime settimane. Considerala la tua prossima prova.»

Minimal Jack stava per lasciarmi, quando un rumore secco lo paralizzò sulla soglia. Si voltò verso di me, e stavolta era lui che non poteva credere ai suoi occhi. Avevo rimosso la parte superiore della vasca. Pure la tarantola, che con le zampe stava esplorando le decorazioni di piante con foglie di plastica e rami dove potersi arrampicare, si arrestò incredula. «Cosa fai?» disse preoccupato Minimal Jack rientrando di corsa. «Bisogna prima applicare della vasellina alle pareti o scapperà.»

Lo bloccai sbattendogli il coperchio di plastica sul petto. «Quando tornerò alla mia vita di prima, quando farò ritorno alla Harper, incontrerò gente più pericolosa di questa tarantola.» Minimal Jack stringeva fra le mani il coperchio e mi ascoltava attentamente. «Mangerò con loro, riderò con loro, ci farò l'amore. Dovrò restare fredda, e umana al tempo stesso, se vorrò farcela.» Scorsi soddisfazione negli occhi di Minimal Jack. Poggiò il coperchio sul comodino. «Adesso puoi chiamarmi MJ.» Lo guardai dritto negli occhi. «Chi ti dice che voglia farlo?»

Spostai lo sguardo sulla tarantola. Volevo che Minimal Jack mi lasciasse sola con lei. Se ne andò. La tarantola si arrampicava ancora sul vetro nella mia direzione, come a ringraziarmi. Io ammirai il paesaggio di Winter Spell che si stagliava fuori dalla mia finestra. La cittadina era nata dai tagliatori di legno del Wisconsin. I signori del legno vivevano in collina, quelli che lavoravano per loro vivevano a valle. Lì a valle sono rimasti i poveri, dove ho sempre vissuto io con Mercedes, nella vecchia Winter Spell. Adesso mi ero trasferita in collina, avevo una nuova casa, e cazzo se mi piaceva.

WIZ GIRL (Completata)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora