«Adams, stai ancora dormendo?» inclinò la testa con un mezzo sorriso.

Sentivo gli occhi dei presenti su di noi e immediatamente liberai i miei polsi dalle sue mani. A lui quel gesto non passò inosservato e si ricompose, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni blu navy.

«Stavo solo pensando..» A te.

Continuò a scrutarmi per poi pizzicarsi il naso con le dita e guardare lungo il corridoio. Gli occhi erano ancora su di noi e questo mi rendeva parecchio nervosa. Non avevamo mai parlato qui, di fronte a tutti, e non volevo si insospettissero troppo.

«Tra cinque minuti fatti trovare vicino all'infermeria.» mormorò sottovoce.

Purtroppo, non mi diede neanche il tempo di ribattere che mi superò sparendo tra la folla.

Avevo lezione. Come tutti. Come lui. Quindi perchè voleva che andassi al piano superiore, lontano dalla mia classe, tra cinque minuti e dunque durante l'inizio delle lezioni?

Non avrei mai saputo la risposta a quella domanda se non mi fossi presentata, per quel motivo, decisi che -nel caso- saltare una lezione non avrebbe ucciso nessuno. Con uno strano formicolio alle mani e allo stomaco, prima di dirigermi su per le scale, andai in bagno per darmi una rinfrescata e controllarmi allo specchio.

Perchè voleva vedermi? Voleva parlare di ieri sera? Non voleva più farlo? Ecco, ora il mio cuore stava battendo alla stessa velocità in cui i miei pensieri viaggiavano nella mia mente. Pensieri che si arrampicavano da una parte all'altra, confondendomi e nient'altro.

Quando raggiunsi il piano superiore, il corridoio era già mezzo vuoto, gli studenti stavano riempiendo le classi mentre io dovevo fare attenzione a non farmi beccare da nessuno per evitare un'ora di detenzione.

Non avevo visto Hayden da nessuna parte e questo mi preoccupò ma a pochi metri dalla porta dell'infermeria qualcuno alla mia sinistra, mi afferrò il braccio e dopo pochi secondi mi ritrovai in una stanza piccola, la luce che entrava solo da una piccola finestra sulla parete opposta alla porta e Hayden davanti a me che chiudeva a chiave lo stanzino.

«Perchè siamo chiusi qui?» domandai, confusa e con il cuore rapido per colpa dell'improvviso gesto.

«Non ho dormito questa notte.»

Effettivamente le sue occhiaie erano la prima cosa si notava su di lui quel giorno.

«Quindi pensi di recuperare il sonno qui? Nello sgabuzzino del bidello?» gli lanciai un'occhiata torva ma divertita mentre lui si sedeva a terra, contro la porta chiusa.

«Non riuscirei a sopportare la voce soporifera di Mr Sullivan.» ammise alzando una spalla.

Mr Sullivan non era un mio professore ma i miei fratelli lo avevano avuto e sapevo che avevano passato più tempo nei bagni a fare cose -che era meglio non specificare- che a seguire le sue lezioni.

«E tu mi sembri il tipo che salterebbe volentieri una lezione, Adams, quindi ho pensato che mi avresti fatto compagnia molto volentieri.»

E aveva pensato bene

Risposi con un ghigno e poi feci scivolare lo zaino sulla spalla mentre mi sedevo a terra, verso l'angolo del muro con le gambe allungate sulle sue gambe.

«Non rifiuto mai proposte di questo genere, Miller,» ribattei con fare altezzoso di fronte al suo mezzo sorriso, proseguii, «ma toglimi una curiosità, è la tua prima volta che salti una lezione?»

Mi guardò da sotto le sue ciglia folte e annuì, «te l'ho detto che hai una brutta influenza su di me.»

Ruotai gli occhi, incrociando le braccia sotto al seno, «ma per favore, solo perché hai sempre studiato da privatista. Scommetto che se avessi frequentato una scuola come tutti, saresti stato il primo a saltare tutte le lezioni.»

It's a ClichéWhere stories live. Discover now