Capitolo 44

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Quando arrivai in cucina speravo di trovare Brandon o Hayden, purtroppo per me c'era lei. Meredith.

Fece un verso annoiato e schifato appena entrai e mi diressi verso il frigorifero ignorandola.

Non picchiarla, Makayla. Non puoi farlo.

Presi il cartone di latte e chiusi il frigorifero. La sentivo sgranocchiare le gallette di Hayden e mi sembrava di aver visto sopra un sottile strato di marmellata.

Dopo essermi preparata una tazza di latte e averci immerso una bella porzione di cereali, andai su uno degli sgabelli -purtroppo di fronte a lei- e iniziai a mangiare in silenzio.

In cucina c'era solo il rumore dei nostri denti che trituravano il cibo. E la tensione era fitta.

La guardai con indifferenza e lei ricambiò inarcando un sopracciglio mentre teneva la tazza a mezz'aria.

«Che vuoi?» chiese sprezzante.

Che tu sparisca da qui.

Alzai le spalle e continuai a mangiare fissando la tazza.

«Sai,» iniziò lei poco dopo, «non vi ho sentiti questa notte.»

Bloccai la masticazione e le lanciai un'occhiata seccata, «noi non facciamo sesso.»

Le sue labbra a cuore si aprirono con divertita sorpresa e le incurvò in un sorriso smagliante, «sembrava strano. Difficile fare silenzio con Hayden.»

Non puoi lanciarle addosso la tazza, Makayla. Non puoi farlo.

«Immagino.» sorrisi di plastica.

«Si, esatto. Tu puoi solo immaginare.»

Strinsi la presa sul cucchiaio e inspirai a fondo, «pensavo che Hayden ti raccontasse tutto. Non sapevi questo dettaglio di noi?»

Ruotò gli occhi, «primo, tu e lui non siete nessun "noi" e secondo, Hayden mi riferisce solo le cose importanti. Evidentemente tu non rientri tra quelle.»

Avrei voluto toglierle quel sorrisetto dalla faccia a suon di calci.

«Me lo ricorderò quando avrò nuovamente la sua faccia tra le mie gambe.» replicai.

Lei perse leggermente il sorriso ma poi sospirò e incrociò le braccia, tenendo dritta la schiena e inarcando un sopracciglio privo di imperfezioni.

Io avrei dovuto sistemare le mie, pensai.

«Non scopare con Hayden è come avere il vestito più bello al mondo ma non avere le scarpe giuste con cui abbinarlo. Frustrante e inutile.»

Dio, che poetessa. E cazzo, quanto odiavo il fatto che mi stesse sbattendo in faccia la sua bravura e il fatto che l'avesse sperimentata. Più e più volte.

«Quindi, perché non lo fate?»

«Sono vergine.» dissi solamente.

Erano amici e quindi supponevo che fosse a conoscenza che lui non andasse a letto con chi era vergine. E infatti, da come sollevò lo sguardo, rompendo quell'espressione neutrale, capii che avessi ragione e anche che non se lo aspettava.

«Be',» si guardò le unghie laccate di rosa acceso, «mi dispiace, non sai cosa ti perdi.»

Non le dispiaceva affatto.

«Ad ogni modo, non capisco perchè stia perdendo tempo con una come te.» continuò, guardandomi quasi con compassione.

«Perchè?» la guardai accigliata mentre mi alzavo per mettere nel lavandino la tazza ormai vuota.

It's a ClichéWhere stories live. Discover now