Capitolo 53

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Quante volte avete desiderato una macchina del tempo per poter cambiare le cose? Per fare quello che non avete fatto? Per non scegliere quello che avete scelto? Per sistemare il fottuto casino in cui eravate?

Io in questo momento ne desideravo una per tornare indietro al fatidico giorno in cui Hayden Miller aveva messo una sedia in mezzo alla mia vita e si era comodamente seduto diventando il punto fermo e di svolta di tutto. Diventando l'ostacolo impossibile da superare. Diventando quel pallino perennemente presente nei miei pensieri.

«Questa dobbiamo pubblicarla.»

«Ma mi si vedono i capezzoli, Mal!»

Sentii i miei amici discutere mentre la mia attenzione era rivolta proprio una sedia, a qualche metro di distanza da noi, vuota.

«Metterò le emoji delle melanzane.»

«Sei proprio un coglione...»

«Mak, guarda, ti piace come album?»

Quella sedia era vuota da giorni. E continuavo a chiedermi quando e se sarebbe stata nuovamente occupata da lui.

«Mak...»

Dov'era quel maledetto pezzo di merda?

«Mak!»

Un colpo al braccio e il timpano distrutto mi fecero tornare alla realtà. Guardai i miei amici seduti di fronte a me e aggrottai la fronte.

«Cosa?»

Malcolm sospirò, «hai detto che avresti smesso di pensarlo. Non stai facendo un buon lavoro.»

Premetti le labbra, «si, lo so. Scusa, cosa stai dicendo?»

I due si lanciarono un'occhiata non convinta che mi fece sentire una bambina impreparata alla vita, ma poi il mio amico mi sorrise e mi mostrò il suo telefono.

«E' l'album con le foto del tuo compleanno,» disse mentre lo afferravo, «dimmi se ti piacciono.»

«Digli che la seconda foto non può metterla.» replicò Donna.

La foto in questione ritraeva noi tre, davanti allo specchio del bagno a casa di Brandon mentre ci stavamo facendo una maschera al viso, mostrando le nostre facce più buffe, e Donna indossava una canotta molto leggera che faceva intravedere molto.

«Questa cambiala.»

«Ugh, va bene.»

Osservai anche le altre. Erano tutte belle. Noi tre ai monumenti e luoghi più conosciuti di New York, ce n'era anche una in cui indossavo una coroncina di carta e in mano tenevo un cupcake con una candelina accesa.

Perchè, ...a quanto pare il grande Hayden Miller, aveva deciso di farmi una sorpresa di compleanno e invitare i miei amici. Arrivarono il giorno dopo...quella sera e mi dissero che anche i miei genitori fossero d'accordo e che avrei festeggiato il mio diciottesimo a New York, nonostante sarebbe stato anche il primo giorno di scuola. Ero a dir poco che scioccata all'idea che avesse organizzato tutto questo per me.

Ma la cosa divertente era che Hayden aveva organizzato tutta questa grande sorpresa e non l'aveva neanche vissuta. Già, perchè dopo...l'evento- lui era sparito dalla faccia della terra. 

Nessun messaggio, nessuna chiamata, nessun avviso. Aveva fatto puf! e solo Dio sapeva il perchè e dove fosse finito.

Be', forse un perchè potevo anche sospettarlo.

Solo la notte del mio compleanno, esattamente al rintocco della mezzanotte, tra baci e abbracci dei miei amici, avevo ricevuto un messaggio un semplice e diretto: Buon compleanno, K

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