Capitolo 43 - Parte 2

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«Dove si andrebbe adesso?» domandò Hayden notando tutto il trambusto e mia madre che diceva ai più piccoli di lavarsi i denti.

«Andiamo al parco.»

Il pranzo era finito da un po' e noi due ci stavamo riposando sul divano.

Guardò fuori dalla finestra alle mie spalle. Quel giorno c'era un bel sole e il cielo era privo di nuvole.

«Papà vorrà fare qualche tiro con i più grandi e di solito proviamo a giocare a football ma Gabe finisce sempre col farmi male e quindi non ci gioco più.»

«Scarsa.» mi prese in giro dandomi un pizzicotto sulla coscia.

Gli schiaffeggiai la mano e lui la allontanò sorridendo sornione.

«Se vuoi possiamo stare qui.» aggiunsi poco dopo.

«È una cosa siete abituati a fare?»

«Si, ma non sei obbligato a farlo se non vuoi.» spiegai tranquillamente.

Il pranzo non era andato male. A parte quando aveva provato a toccarmi sotto il tavolo, per il resto era proseguito a gonfie vele e piano piano si era anche sciolto con la mia famiglia e risposto ad alcune domande. Ma non volevo che si sentisse in dovere di stare con noi perché era stato invitato. Lo capivo se voleva stare senza quel casino a cui non era abituato.

«Non mi sento obbligato.» rispose, guardandomi.

«Sicuro?»

«Si, Adams.»

Sorrisi e mi alzai dal divano, «mi sistemo e torno subito.»

Una ventina di minuti dopo tutti eravamo fuori casa. Io mi ero lavata i denti e sistemata il lucidalabbra. Nonostante la giornata soleggiata, quel giorno la temperatura massima era di quindici gradi e mi ero dovuta coprire. Avevo perciò indossato delle parigine bianche per tenere al caldo un po' le gambe e sopra un piumino autunnale chiaro.

Tra tutta la nostra famiglia, che occupava un intero marciapiede, Hayden era l'unico che spiccava tra noi. Con quell'aria regale che gli dava il cappotto lungo -probabilmente di cashmere- il viso scolpito e in parte coperto dagli occhiali da sole. Camminava al mio fianco come se fosse padrone della terra ed era impossibile non fissarlo come stavo facendo io.

«Te lo devo chiedere, Miller...sei mai stato ad un parco giochi, vero?»

«Corro a Central Park. Ci sono tanti parchi giochi, Adams.»

Ruotai gli occhi e alzai il mento per guardarlo, «intendo da bambino. Hai mai perso il pomeriggio tra un gioco e l'altro?»

«Oh,» lo vidi accigliarsi e abbassò la testa verso di me, nonostante gli occhiali sentivo i suoi occhi bruciarmi la pelle più del sole, «no.»

Sospirai affranta e schioccai, «oggi recupererai.»

«Non salirò sui giochi per bambini.»

«Guarda che è divertente.»

Sollevò un angolo della bocca, «per le bambine come te sicuramente.»

Gli diedi una spinta con la spalla e continuammo a camminare. Il parco non distava molto da casa e per questo ci stavamo muovendo a piedi. Tutta la mia famiglia era davanti mentre noi eravamo in fondo, più in disparte.

Essendo giorno di festa al parco c'era poca gente. Solamente qualche anziano che passeggiava godendosi la bella giornata.

La mia famiglia si divise: mia madre portò Ashley nella zona per bambini mentre tutti gli altri -tranne me e Hayden- raggiunsero l'area solo d'erba per poter giocare un po' a football.

It's a ClichéWhere stories live. Discover now