Capitolo 10

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«Ho ripreso a suonare.»

Questa era stata la bomba sganciata durante la cena di domenica sera alla mia famiglia, dopo aver passato il sabato pomeriggio da Miller a fare le prime prove in assoluto dopo due anni.

Ciò che susseguì alla mia notizia scioccante, furono due reazioni diverse. I più piccoli urlarono presi dall'entusiasmo mentre Gabe, Dave e i miei genitori intrapresero un lungo e angosciante silenzio. Con posate a mezz'aria, occhi e labbra spalancate e il mio povero cuore che pensava di cedere di fronte a quella pressione.

Poi, passati due minuti di silenzio, decisi che fosse il caso di aggiungere qualcosa. Così, giocando con le verdure nel mio piatto raccontai della competizione alla quale avrei partecipato e che un mio compagno si era offerto di farmi provare a casa sua.

Avrei voluto rimanere vaga su chi fosse davvero, ma ovviamente, mio padre più che su tutto il discorso si soffermò proprio su quel particolare.

E avrei anche mentito, se non fosse stata per quella bocca larga di Gabe.

«Aspetta, è Miller? Il tipo famoso? Per questo ieri è venuto a prenderti?»

E così, dopo averlo insultato mentalmente, mi ritrovai a spiegare ai miei genitori che si, era Hayden Miller. Ovviamente, avendo seguito in passato la mia passione musicale erano a conoscenza di chi fosse, oltre al fatto che tutti lo conoscevano per via dei suoi genitori.

Ma mio padre non fu particolarmente convinto. «Tesoro, sono molto felice che tu abbia ripreso questo sogno e che ci sia qualcuno a supportarti nel farlo. Ma non mi piace il fatto che sia un ragazzino con i riflettori puntati addosso.»

«È venuto qua proprio per evitarli. Andrà bene. È- um, okay come ragazzo.» Fu la mia risposta, che purtroppo, di fronte al tono autoritario e sospettoso di mio padre, non riuscì a convincerlo.

Per questo pregai con lo sguardo mia madre. Lessi nei suoi occhi il perché avessimo discusso quella giornata. E quando mi sorrise, tornai a respirare perché sapevo che mi avrebbe aiutata.

«Oh, Paul non fare così. Tua figlia ha finalmente ripreso a suonare, sappiamo quanto sia stata dura per lei e dovremmo solo ringraziarlo. Fidati di lei.»

Questa era stata una delle poche volte che mia madre mi avesse aiutato a convincere papà.

Quando mi vide annuire e sorridere a trentadue denti, non perse la sua espressione corrugata ma sospirò arrendendosi.

Il resto della cena proseguì con infinite domande di tutti i presenti, Gabe e Dave esclusi, su come e quando avrei fatto quell'esibizione e cosa avrei suonato.

Troppe domande per il mio povero cervello che ancora doveva elaborare il fatto che suonassi e soprattutto che lo facessi a casa di Miller.

Finita la cena, ero andata in camera di Dave perché il suo silenzio non mi era piaciuto. Sapevo che ci fosse rimasto male per non averglielo detto prima. Non gli avevo mai tenuto nascosto niente di così importante.

«Ehi.» bussai sullo stipite della porta per poi entrare appena mi guardò da oltre la spalla.

Era di fronte al suo armadio e stava scegliendo dei vestiti.

«Che vuoi?» chiese con voce secca e disinteressata.

Ruotai gli occhi e mi sedetti sul letto osservandolo mentre si spogliava della maglietta.

«So che sei offeso perché avresti voluto che te lo dicessi prima.»

«Se lo sai perché non me l'hai detto?»

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