Capitolo 20

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«Oggi pomeriggio puoi venire a casa mia o sei impegnata con il bel pianista e ora star del football?» 

Chiusi l'armadietto con un mezzo sorriso e poi mi ci appoggiai contro con le spalle. Donna mi lanciò uno sguardo furbo per accompagnare le sue parole.

«A dire il vero oggi devo stare a casa, Dave e Gabe hanno degli impegni e non possono guardare i piccoli.» spiegai con un sospiro stanco.

Fece una smorfia appoggiando la spalla al suo armadietto, «sei triste perchè non lo vedrai oggi?»

Ruotai ancora gli occhi per il suo tono da presa in giro, «smettila, so vivere senza di lui, sai?»

Mi guardò poco convinta, «da quando avete dormito insieme--»

«Non abbiamo dormito insieme,» la corressi in un sibilo mentre osservavo il via vai di studenti per il corridoio. Lei inarcò un sopracciglio e io replicai con tono piatto, «abbiamo solo dormito nello stesso letto.»

«E che differenza fa? Ti ha anche abbracciata...»

L'aveva fatto. E io avevo sentito il cuore esplodere. 

«Non conta niente. So stare senza di lui, non è mica il centro della mia esistenza ora che ci siamo conosciuti.» ribattei, spalancando le braccia.

Era una bugia. Di quelle belle grosse. Perchè era sempre al centro dei miei pensieri, giorno e notte, e mi irritava parecchio. 

«Farò finta di crederci.» commentò con una scrollata di spalle.

Doveva crederci. Perchè era l'unico modo per convincere anche il mio cervello.

«Comunque, puoi chiedere a Mal di venire a casa tua.» le proposi con tranquillità iniziando a camminare insieme lungo il corridoio.

Di tanto in tanto lanciavo sguardi tra i vari angoli e aule alla ricerca di un qualcuno che non avrebbe dovuto occupare con cosi tanta insistenza la mia mente. 

«L'ho già fatto, ha detto che non può. Deve uscire con qualcuno.» 

Aggrottai la fronte a quella notizia perchè non ne sapevo niente. 

«Si sta sentendo con qualcuno? Chi è?» 

Mi guardò con fare accigliato, «non ne ho idea, quando gliel'ho chiesto ha sviato la domanda ed è andato via.»

Comportamento sospetto. Non era da Malcolm tenerci fuori dalla sua vita, soprattutto se sentimentale, lui era un libro aperto. Ti raccontava tutto. 

«Questo è strano.» mormorai, fissando il pavimento.

«Già, non è da lui. Prova ad indagare tu, magari scopri qualcosa.»

Ovviamente l'avrei fatto, ora il sospetto e la curiosità si erano fatte vive in me e dovevo assolutamente scoprire chi fosse l'uscita misteriosa del mio amico.

Ci salutammo una volta raggiunta la sua aula. Io, invece, raggiunsi la biblioteca dato che avevo l'ora libera e avevo deciso di approfittarne per studiare la presentazione di Spagnolo che avrei fatto con Hayden la settimana successiva.

Erano passati alcuni giorni dalla partita e dalla notte trascorsa a casa di Hayden. Ogni volta che mi mettevo sotto le mie coperte, il mio corpo avvertiva la mancanza di un qualcosa, di un qualcuno, che mai aveva avuto ma che ora sembrava volerne sempre di più. E anche la mattina, una volta svegliata, nonostante non lo avessi trovato al mio fianco, mi ero svegliata riposata e con una felicità in corpo mai sentita prima. 

Con un sospiro che mi aiutò a scacciare via quei pensieri e ricordi che ormai erano all'ordine del giorno, presi posto in un tavolo in fondo per poter studiare anche tramite bisbigli e non disturbare nessuno. 

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