Capitolo 37

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«Ancora non ci posso credere che Brandon ti abbia convinto a tenerlo.» dissi, mentre le mie dita solleticavano il pancino del gattino nero trovato qualche giorno prima.

Ero seduta sul letto di Hayden, Ares -il gattino- era sdraiato a pancia in su e ogni volta che lo toccavo provava ad afferrarmi con le zampine che avevano delle spaventose unghiette affilate. 

«E ogni giorno mi pento di averlo permesso.» 

Gli lanciai un'occhiata. Era seduto alla scrivania e stava sistemando il mio video di presentazione che avrei dovuto mandare alla Juilliard. Avevo detto che avrei preferito montarlo da sola perché non volevo lo vedesse, ma mi aveva sbuffato in faccia dicendo che non c'era niente di imbarazzante e così lo stava facendo lui.

Per me era ancora tutto surreale. Stavo davvero mandando la mia richiesta alla Juilliard.

«Si può sapere perchè non ti piacciono animali...normali?»

«Jack è normale.» ribattè infastidito, lo sguardo fisso sullo schermo del computer.

Guardai Ares che prese a strusciare la testa contro la mano, «Jack non può mostrarti affetto. Tu stesso hai detto che non li vuoi per questo motivo, ma perchè?»

«Vieni a compilare il form.»

Ruotai gli occhi e mi alzai lasciando Ares sul letto. 

«Sei insopportabile quando fai così.» lo guardai male mentre mi avvicinavo.

Ruotò sulla sedia girevole e mi fece sedere sulle sue ginocchia mentre incrociava le braccia al petto con fare indifferente.

«Così, come?»

«Lo sai, non vuoi mai aprirti.» borbottai.

Era un form che richiedeva tutte le mie informazioni e iniziai a compilarlo.

Sospirò. Sapeva che avessi ragione. Sapevo anche che non fosse obbligato a parlarne ma ero curiosa. Come ero curiosa di sapere in cosa ci fosse in quell'ultimo cassetto. Già, non mi ero dimenticata.

Compilai tutti gli spazi, anche quelli relativi al reddito e altre informazioni finanziarie che sapevo sarebbero servite per la borsa di studio.

Una volta terminato, allegai il mio saggio di presentazione -terminato quella notte con l'aiuto di mio fratello Dave- e poi inviai il tutto.

Rimasi a fissare la pagina interdetta. Avevo appena inviato la mia richiesta alla Juilliard.

«Dammi un pizzico perché non credo di star realizzando.» mormorai, fissando lo schermo.

Lo fece per davvero. Sul mio culo. Lo guardai male oltre la spalla e lui aggrottò la fronte.

«Tu hai detto 'dammi un pizzico' e io te l'ho dato.»  

«Era per dire.» sbuffai, voltandomi nuovamente per chiudere il computer.

Mi alzai e feci per sgusciare via ma mi bloccò e mi fece girare. Restando in piedi mi appoggiai alla superficie di vetro e lo guardai perplessa mentre giocava con l'orlo della sua maglia.

Avevo fatto merenda e mi ero sporcata la divisa, beccandomi un commento fastidioso su quanto fossi bambina, e così mi diede una sua maglietta. Ovviamente lasciandomi sotto solo con uno paio di mutande.

«I miei genitori non mi hanno mai permesso di avere un animale domestico,» iniziò, senza guardarmi, «ma mia zia- la mamma di Brandon, come regalo per il suo decimo compleanno gli aveva preso un cucciolo di Labrador.»

Oh, i Labrador erano tenerissimi, ma la nota malinconica nella sua voce mi fece subito dimenticare la bellezza di quei cani e soffermare su cosa fosse successo.

It's a ClichéWhere stories live. Discover now