Capitolo 30

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Guardai Hayden scioccata.

«Tu vuoi pagare gli studi di mia figlia?» chiese mio padre. La confusione era evidente.

Si schiarì la gola, «si, esatto.»

Era pazzo. Per forza. Non poteva dire sul serio. Non aveva senso.

Deglutii, stavo per entrare in iperventilazione.

«Io-»

«Che cazzo ti sei fumato?»

«Makayla!» ammonì mia madre.

La ignorai e continuai a guardarlo con aria scioccata mentre lui strinse la mascella.

«Non vedo il problema.»

«Tu- tu non vedi il problema?»

«Tesoro, che ne dici di parlarne con più calma?» intervenne mia madre, nonostante la pacatezza nella voce era nervosa. Tutti lo eravamo.

«Alla mia famiglia non serve la carità, ragazzo.» parlò mio padre, visibilmente contrario all'idea.

Gli occhi blu di Hayden saettarono svelti su di lui, «non è carità. Voglio solo che Makayla abbia l'opportunità di seguire il suo sogno, e se posso essere di aiuto nel farlo, non vedo dove sia il problema.»

Tutto era un problema. Un conto era permettermi di allenarmi a suonare a casa sua, un conto era...questo. Era da folli. Lui era folle se pensava che avrei accettato i suoi soldi.

Guardai i miei genitori che avevano emozioni contrastanti sul volto. Sembravano lottare tra il si e il no.

«Non siete obbligati a dare una risposta ora, pensateci e fatemi sapere.» continuò con tono calmo e da adulto.

Stava mantenendo un controllo che mai avevo visto in un ragazzo di diciott'anni.

Sapevo che in realtà quelle parole erano rivolte a me. Ma ancora non riuscivo a formulare un pensiero. Stavo scoppiando, dentro. Ma fuori ero solo un fascio di nervi silenzioso.

«Grazie per la cena, signori Adams, credo che sia il momento di andare.» disse e si alzò in piedi.

I miei genitori lo imitarono e con borbottii increduli, strinsero la mano che lui aveva allungato per salutarli e poi si allontanò dalla cucina senza essere accompagnato da nessuno.

Hayden voleva finanziare i miei studi. Dio, era pazzo. Era davvero fuori. Cosa diavolo si era messo in mente?

«Be', questo è stato...inaspettato.» mormorò mia madre con un sorriso teso.

La guardai e scossi la testa, «non so cosa dire, io- non credevo che saltasse fuori con questa cosa

«Sono felice che ti aiuti offrendoti un posto dove suonare ma questo è troppo, Makayla. Non lo accetteremo. Non saremo in debito con qualcuno che non conosciamo nemmeno.» commentò con freddezza mio padre e mi accigliai.

«Paul, per favore.»

«È gentile.» difesi Hayden.

Aggrottò la fronte, «anche fin troppo, Makayla.»

Sbuffai e lanciai uno sguardo alla finestra. Dovevo parlargli. Mi alzai in fretta dalla sedia e corsi fuori casa.

Lo trovai mentre stava aprendo la sua portiera e quando incrociai i suoi occhi si fermò appoggiandosi al tettuccio con le braccia. Scesi in fretta le scale del porticato e mi avvicinai fino a che non fui di fronte a lui. Le maniche corte della maglia mi fecero imprecare perché l'aria fresca mi colpì le braccia facendomi rabbrividire.

It's a ClichéTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang