Lettera della Maestra

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Mercoledì 22 Maggio

Gentile Signorina Smith,

Non so bene come spiegare la situazione che vorrei sottoporLe, quindi inizierò riportando le mie stesse parole, tratte dal diario che tengo quotidianamente sui miei alunni. Come avrà modo di verificare, risale a poco meno di un mese fa. La lascio alla lettura; dopodiché Le proporrò una mia rapida riflessione in merito.

"27 Aprile. Oggi Timmy è arrivato in classe, candido come al solito, e mi ha omaggiata dell'ennesimo disegno. Sebbene sia piuttosto avvezza alla stravaganza dei suoi soggetti, quest'ultimo m'ha non poco inquietata.
Sul foglio era rappresentata infatti la casa di Timotheus, che come sostiene lui "è costruita proprio in mezzo a un grande prato, verde verde." A dire la verità, solo i fili d'erba, disegnati da Timmy sulla linea dell'orizzonte, erano verdi. Tutto il resto del cosiddetto "prato" era di terra marrone. Non me ne sono stupita: non si può certo pretendere che un bambino di dieci anni conosca la prospettiva. Ma non è stato certo questo a mettermi in uno stato di vaga apprensione.
Anche la casa era disegnata sull'orizzonte. Accanto all'ingresso principale c'era una piccola porticina, e da questa si dipartiva una stretta strada, tutta nera. A metà della lunghezza del campo, la strada piegava bruscamente ad angolo verso destra, e dopo poco terminava. Qui, alla fine del percorso, stava accovacciato un mostro gargantuesco, cornuto, con grandi mandibole da insetto e un solo enorme occhio d'ofide al centro della fronte. Era tanto semplice nella sua rappresentazione da sembrare realistico, come se Timmy avesse avuto modo di vederlo di persona. I bambini infatti, si sa, tendono ad arricchire con innumerevoli dettagli le loro opere di fantasia. Quel mostro dal testone sproporzionato, invece, aveva giusto giusto i tratti necessari a farlo apparire definito contro lo sfondo nero pece.
Una lanterna era poggiata a terra accanto a questa apparizione da incubo, resa ancora più grottesca dalla mano infantile che l'aveva vergata. Un bambino stilizzato era seduto accanto a essa, le braccia strette attorno alle gambe, assorto in profonda contemplazione di quell'abominio. Una freccia sopra il bambino lo identificava chiaramente come 'Timmy'.
«Timmy» ho detto io, un poco angosciata da quella nuova bizzarria, così infantile nel tratto e contemporaneamente così chiara e nitida. «Hai fatto il prato tutto del colore sbagliato!» Cercavo infatti un modo per criticare il disegno in modo costruttivo, senza ammettere direttamente che a inquietarmi era quella figura disegnata in basso a destra, che trascendeva ogni tentativo di catalogazione linneana, e che mi ammiccava malevola con quel suo enorme occhio giallo.
«No maestra» ha risposto Timmy, con un'innocenza che mi ha lasciato disarmata. «Quello non è il prato. Quello è il sotto della mia casa.»"

Come può vedere, non ho nulla da questionare sulla fantasia sfrenata di Suo fratello. Tuttavia, è bene che questa venga incanalata in maniera più costruttiva. Non solo infatti Timotheus tende, nelle sue opere e racconti, al macabro e al cupo (ha letto il diario che per compito sta tenendo sin dall'inizio dell'anno? Alcuni passi sono, sinceramente, raccapriccianti), ma questi continui voli di fantasia temo stiano causando un distacco del bambino dal mondo reale.
Attribuisce nomi assurdi ai suoi fratelli: Kamsha, Peer, Maatsu, sono solo i più semplici da pronunciare. Ha dotato ognuno di voi di poteri paranormali, e non ha vergogna di raccontarlo al resto della classe! I compagni lo deridono, e hanno iniziato a isolarlo. La cosa mi fa dispiacere, dato che Timotheus è un ragazzino così intelligente e sensibile.
Ora però ha passato il segno, raccontando di ciò che vive – sempre secondo lui – sotto casa vostra, che chiama "Occhio nella Terra" e a cui fareste visita tramite un tunnel scavato a mano con picconi e vanghe. L'ho ammonito severamente una settimana fa, imponendogli di non raccontare più simili storie, specie se corredate da aneddoti su sacrifici umani e cose che strisciano al buio nelle pareti quando si spegne la luce.
Da allora non si è più presentato a scuola. Essendo che l'anno scolastico volge ormai al termine, ho premura di risolvere tempestivamente la situazione. Ecco perché tale missiva vi verrà recapitata a casa per posta: non posso aspettare il ritorno del piccolo Timotheus. Aggiungo inoltre che ho provato a contattarLa telefonicamente, ma risulta irrintracciabile, sia a casa che sul cellulare.
Le chiedo gentilmente la disponibilità a incontrarci di persona per discutere di tali delicate questioni, dato che è Lei la sorella maggiore e (ipotizzo, dai registri scolastici non riesco a ricavare alcuna informazione in merito) anche la tutrice legale di Timotheus, dalla scomparsa dei Vostri genitori (mi perdoni se sono stata troppo diretta).

RingraziandoLa per la disponibilità, resto in attesa di Sue nuove e colgo l'occasione per porgerLe cordiali saluti,

Ombretta Flaversham

P.S.: La situazione è tanto drammatica quanto ridicola: Suo fratello non mi ha nemmeno mai detto il Suo vero nome, e io mi rifiuto di prenderLa in giro chiamandoLa come Timotheus vorrebbe. Insomma, se non è plausibile che un bambino che di nome fa "Timotheus Smith" abbia dei fratelli che si chiamano Peer, Kamsha, eccetera, tanto meno è possibile che la sorella maggiore porti il dubbio nominativo di "Ungulione Smith". O sbaglio? 

AgapantoWhere stories live. Discover now