Gazpar - Capitolo I

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"Voglio una donna bella solo per avere un buon risveglio al mattino. Chi ben comincia è a metà dell'opera, no?"
- Gazpar di Suus

Getto uno sguardo attorno alla stanza. Vorrei piuttosto gettarmi dalla finestra.
Quando la Gendarmeria Centrale mi ha affidato l'incarico di acciuffare Hu dei Dodici, ho fatto balzi di gioia (metaforicamente parlando: saranno sei anni che non sollevo entrambi i piedi da terra contemporaneamente, tranne che per dormire). In quanto gendarme indagatore, ho lavorato ad almeno una dozzina di casi in cui Hu era coinvolto, e senza mai avere la soddisfazione di assicurarlo alla giustizia. Quel criminale e il suo pizzetto unto ci sono sempre scivolati di mano all'ultimo secondo (e non per colpa dell'unto sul pizzetto, ve l'assicuro).
Essendo io di Suus, ho una certa etica nel lavorare, a differenza di quei balordi di Seine, e ho umilmente chiesto alla Gendarmeria una squadra degna di questo nome, che mi supportasse (e sopportasse) durante tutto il corso dell'indagine.
"Stupitemi!", era scritto nella missiva.
E loro chi mi hanno mandato? 'Sti pirla.
Sono in quattro, oltre a me, seduti attorno alla tavola rotonda che ho al centro del mio ufficio. Mi piace l'idea del tavolo circolare perché fa sì che tutti si sentano allo stesso livello. In questa occasione avrei tuttavia preferito qualcosa di diverso, chessò, io un pulpito e loro degli inginocchiatoi, per fargli comprendere bene chi sia a capo dell'operazione.
Non crediate che sia troppo severo nel parlare, oh no! Posso esprimermi così proprio perché ho cognizione di causa, avendo già avuto a che fare con ognuno di loro in passato. Molti dicono che gli uomini qui radunati siano il meglio del meglio, è solo che occorre una seconda occasione per comprendere appieno i loro metodi. Non ne dubito. Solo che io non avevo alcuna intenzione di dargliela.
Eppure, eccomi qui. E dovrò farci i conti, temo. Li squadro ancora una volta, uno per uno, cercando di richiamare alla mente le informazioni salienti sul loro conto. Fortunatamente, nell'ambiente sono così noti da non richiedere un grande sforzo, anche se la mia memoria è praticamente un colabrodo. La sfortuna è che, anche facendo acqua da tutte le parti, ricordo bene chi siano.
Cominciamo da sinistra: Glasgo Scrocchiafalangi, un bruto bonario dall'epiteto intimidatorio, pur essendo d'indole gentile e mai inutilmente violento. Ha poco cervello. Dicono Glasgo sia grosso e stupido, ma non fatevi trarre in inganno da siffatte dicerie: non è poi così imponente. Qui finiscono le note positive. Ora passiamo a quelle negative: è di Seine.
Accanto a lui, sorridente come sempre, Jo Tre Dita. Che minchia abbia da ridere, con tre dita (non per mano: in totale), lo sa solo lui. Jo ha ottenuto l'autoesplicativo nomignolo dopo una lite con Glasgo. Ai tempi non si conoscevano, e lavoravano per dipartimenti differenti: uno a Seine, l'altro a Neviaze. Ora sono migliori amici. A quanto pare, il sorriso del Tre Dita ha questo effetto sulle bestie semplici.
Sposto lo sguardo poco più a destra, e mi prende una fitta. Non al cuore (non solo): al borsello del danaro. Non troppo alta, esile, delicata, bionda ma purtroppo tutt'altro che stupida, mi osserva con quei suoi occhi blu scuro Arijanne Lungalingua, Talentuosa dotata del Carisma della xenolalia, ovvero del saper parlare e scrivere tutte le lingue, pur senza averle mai studiate. È stata per qualche tempo la mia donna... e vi assicuro che "Lungalingua" non è riferito al Carisma. Poi le cose non sono andate. Un modo gentile di dire che me la sono telata quando ho compreso che iniziavo ad avere la testa piena di parole come "matrimonio", "figli", "perché non ci ritiriamo e andiamo a vivere in Hisule? Dicono ci siano colline deliziose, laggiù". Mentre la zucca mi si riempiva di tali fandonie, contemporaneamente si svuotava la borsa, tanto che una sera dovetti squagliarmela dal cortile della locanda in cui io e Arijanne avevamo cenato, giacché ero al verde. Fu allora che ebbi quell'improvvisa epifania, e oltre a fuggire dal locale, scappai anche dalla fanciulla, dalla città e dalle responsabilità coniugali. Seppi poi che la poveretta dovette prestare servizio di lavapiatti per una decade, onde ripagare l'oste per tutto lo zoquel verde che ci eravamo indebitamente scolati. Ora è qui davanti a me, che mi fissa intensamente con quegli occhi da gatta... Mi prudono le mani e anche qualcos'altro, una cosa che fa rima con "borsello". Perché la mia mente ricorda solo ciò che vuole, e al momento sbagliato? Ricaccio indietro quei pensieri (s)piacevoli, e passo all'ultimo posto occupato.
Si tratta di Ian McGuffin, nostro contatto con i bassifondi. Ricercato in tutti i Cinque Continenti Settentrionali (evitiamo di parlare di quelli Meridionali) per i crimini più disparati, compresi oltraggio alla corte, commercio di libri proibiti, truffa, espianto d'organi non autorizzato e atti osceni in luogo pubblico, è uno smilzo farabutto che collabora con la giustizia per sbarcare il lunario ed evitare la forca... Per ora.
Resta un'ultima sedia vuota. Avremmo dovuto avere un sesto membro in squadra, un Eimnos pare, ma all'ultimo momento ha avuto un impedimento. La Gendarmeria non ha voluto rivelarmi la sua identità. Pazienza, vedendo gli altri soggetti sono quasi contento di non avere un piantagrane in più. Anche se non conosco nessun Eimnos nell'ambiente, quindi chissà, magari mi sarei trovato bene. Seh, magari.
Mi rendo conto che è quasi un minuto che li fisso in silenzio. Certamente molti abili oratori utilizzano questo metodo per creare suspense e attirare l'attenzione dei loro ascoltatori, ma in questo caso la cosa potrebbe rivelarsi utile come sventolare un drappo rosso di fronte a un toro. Se non prendo in mano subito la situazione, potrebbe sfuggirmi in maniera irreparabile. Comincio.
«Bene, signori, grazie per essere venuti.»
«Prego» mi risponde Glasgo.
«Sì, ecco, non è necessario che mi interrompiate mentre parlo.»
«Oh, scusa» fa di nuovo Glasgo.
«Appunto.»
«Ops.»
«Permetti?»
«Sì.»
«Glasgo?!» inizio a spazientirmi.
«Cosa?»
«Glasgo, fa' parlare Gazpar, da bravo» interviene provvido Jo Tre Dita.
«Ti ringrazio, Jo. Dunque, stavo dicendo: grazie per esservi qui radunati.»
Lancio uno sguardo omicida a Glasgo, che trattiene evidente l'impulso di rispondere "Prego".
«Il motivo per cui è stata costituita questa squadra, penso lo sappiate, è quello di catturare, possibilmente vivo, Hu dei Dodici.»
Nessuna risposta. Bene, almeno di questo sono consapevoli.
«Per sicurezza, ci terrei a fare un piccolo riassunto riguardo a Hu e la sua persona. Prima cosa, ci tengo a precisare: a differenza di ciò che molti ritengono, e che magari anche voi sotto sotto pensate, Hu dei Dodici non è un eroe, né un benefattore. È un pericoloso criminale, che utilizza i suoi Carismi a scopi personali, anzi deleteri. Il fatto che sporadicamente abbia compiuto atti altruistici, come la doma dell'incendio di Porto Ghalib, o la pioggia di danaro tra i popolani di Huruq Hada, non lo rende una persona rispettabile. Anche i malvagi fanno gesti buoni, ma ciò non è sufficiente a redimerli. Sul suo capo pendono una trentina di capi d'accusa, compresi, ve lo ricordo, almeno tredici omicidi certi a lui attribuibili. Il suo essere sfuggente e il farsi beffe della Gendarmeria Centrale potrà elevarlo a salvatore del popolo agli occhi dei plebei, ma di certo non inganna noi. Qualcosa da obiettare a riguardo?»
McGuffin scava in profondità nelle proprie cavità nasali alla ricerca di un qualche catramoso bolo di cerume; Jo Tre Dita annuisce poco più serio del solito, mentre Glasgo ha lo sguardo perso in un punto lontano, da qualche parte sopra la mia testa. Arijanne si limita a fissarmi con quegli occhi nei quali rischio di cadere, un giorno o l'altro, se non ci faccio attenzione.
«Mi piacerebbe rispolverarvi cosa significa essere un Talentuoso. Innanzitutto, ne abbiamo un esempio tra noi: Arijanne. I Talentuosi... anzi, Arijanne, saresti così gentile da spiegarlo tu? Almeno i tuoi colleghi avranno qualcosa di più interessante da contemplare, seppur persi nelle loro fantasie.»
Arijanne schiocca le labbra, solleva un sopracciglio e la sua bocca s'increspa in un sorriso interrogativo. Ciononostante, scosta un poco la sedia dal tavolo, e si rivolge agli altri. Che naturalmente la squadrano molto più interessati. Sorrido anch'io: conosco i miei polli.
«Fondamentalmente, un Talentuoso è una persona dotata di una o più abilità fuori dall'ordinario, senza fare affidamento alla magia. Dette abilità vengono comunemente definite Carismi» spiega Arijanne. «I chierici e il Decano affermano che, al contrario degli artefìci, esecrabili, i Carismi siano un dono divino. A Gazpar non frega molto, in quanto "la giustizia travalica queste quisquilie da mangiaincenso".»
Mi fa l'occhiolino, sapendo di aver riportato parola per parola quello che avrei detto io. Diavolo di una donna.
«Le nature dei Carismi sono dei generi più disparati. Prendete me: sono in grado di parlare e comprendere qualsiasi tipo di lingua nota, morta o esistente. Non chiedetemi come ci riesca: lo so fare e basta. Altre volte il Carisma si esplica in una particolare abilità con un utensile o uno strumento, che ne so, una dote innata nel suonare l'arpa, oppure la facoltà di cesellare meglio di chiunque altro. Importante è notare che nessuna di queste particolarità richiede studio o pratica per essere acquisita: il Talentuoso sa fare quella cosa, punto. Alcuni corrono per intere leghe senza stancarsi, altri saltano molto in alto. "Bella roba, quello chiunque può farlo", direte voi. È qui che vi sbagliate: un Talentuoso possiede una capacità sovrannaturale proprio perché ciò che fa trascende i limiti della natura umana. Per "correre intere leghe" intendo cinquecento o più. "Saltare molto in alto"? Trenta cubiti e oltre. Naturalmente parliamo di Carismi minori, quasi inutili, a cui ben di rado i chierici fanno attenzione.
Ben più interessanti sono altri tipi di Carisma, quelli davvero paranormali: pirocinesi, chiaroveggenza, levitazione, e così via. A oggi si sa solo che tutte queste cose hanno base genetica. Più oltre gli alchimisti non sono riusciti ad andare. L'unico ad aver fatto qualche progresso ulteriore in tal senso è Fosco Zante, il famoso ricercatore dello scorso Periodo... ma questa è un'altra storia. Proprio per questo motivo gli Eimnos non possono essere considerati Talentuosi: la componente genetica non è rilevante, per i primi. Ribadisco tuttavia: nessun Talentuoso fa affidamento alle arti arcane, per manifestare i suoi Carismi. Non importa quanto un artéfice si dedichi alla propria scienza: un Talentuoso sarà sempre più versato di qualunque artéfice, nel proprio ambito.»
Arijanne si rilassa sulla sedia. Incrocia le braccia, poi mi sorride. «Sono stata esaustiva, Gazpar?»
«Ahem, molto. Grazie, Arijanne.»
Glasgo accenna un applauso, subito bloccato dalle tre dita di Jo.
«Aggiungo solo un paio di cose, in merito al nostro uomo.»
Dispiego sul tavolo alcune carte che ho raggranellato qua e là dagli archivi della Gendarmeria di Suus.
«Hu è un Talentuoso straordinariamente dotato. Egli stesso afferma di possedere ben dodici Carismi – da qui il nome – quando raramente un Talentuoso ne dispone di più di un paio. Ah, beninteso, i Talentuosi sono mosche bianche, ne contiamo circa uno ogni mille nati. Sia come sia, resta ignoto se Hu possieda veramente dodici Carismi. Può essere abbia messo in giro questa diceria per intimorire eventuali inseguitori. O forse chissà, potrebbe anche padroneggiarne di più, e sfrutta la psicologia inversa per trarci in inganno. È risaputo quanto sia scaltro e callido. Non avendo informazioni sulle origini del Dei Dodici, non possiamo confermare né smentire questa ipotesi. I suoi lineamenti lo classificano come di razza occidentale. Potrebbe essere della Terra del Sol Ponente.
«Tornando a noi, di Hu si conoscono di per certo sette Carismi: innanzitutto, Controllo di fuoco, aria, terra e acqua, i quali fondamentalmente consentono la manipolazione e la generazione spontanea di questi quattro elementi. A ciò aggiungiamo le "tre T": telecinesi, teletrasporto e telepatia, anche se paiono seguire regole che ne limitano l'utilizzo. Per la telecinesi, Hu non sembra in grado di sollevare oggetti che non potrebbe spostare fisicamente; può teletrasportarsi solo in luoghi all'interno del suo campo visivo, mentre la telepatia funziona meglio sui soggetti semplici... Glasgo, eviteremo di esporti in prima linea.»
Lo Scrocchiafalangi non pare afferrare la battuta.
«Sugli altri Carismi si avanzano solo ipotesi. Ubiquità, invisibilità, evanescenza, sono tutte speculazioni prive di qualsivoglia fondamento supportato da prove.»
Faccio una pausa a effetto, per lasciare che gli uomini assorbano la grande mole d'informazioni fornitegli. Dai loro sguardi deduco non abbiano afferrato un cazzo, a eccezione di Arijanne, che però il cazzo lo afferrerebbe volentieri e meno figuratamente.
Sospiro. Finiamo questa cosa in fretta e passiamo all'azione.
«Il summit preliminare termina qui. Prego tutti voi di restare in attesa di miei nuovi ordini. Vi invito una volta ancora a prodigarvi per la riuscita dell'incarico. Se dovessimo avere successo, potremmo vivere in panciolle per ben più di qualche lustro. E chissà...» ora faccio lo stronzo, e fisso Lungalingua direttamente nelle palle degli occhi. «...potremmo anche riuscuire a ritirarci definitivamente e andare a vivere in Hisule. Dicono ci siano colline deliziose, laggiù.»

AgapantoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant