Taccuini Alchemici - Eimnos

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Dai Taccuini Alchemici:

(omissis)
"3) Sull'esperimento di Jonas E. Beard jr.
– Un Custode non necessita di contatto visivo per stabilire la posizione del suo protetto. Allo stesso modo, non pare esserci una distanza massima a separare la coppia, anche se di preferenza il Custode non si allontana mai a più di una ventina di cubiti dal suo Eimnos, né è in grado di avvicinarsi a meno di quattro. Questo invalicabile limite posto ai Custodi sembra quasi parte di un gioco crudele: essi non potranno mai arrivare a toccare il proprio custodito. Se costretto a distanze minori, il Custode pare soffrire in maniera indicibile, contorcendosi spasmodicamente fino al ripristino della distanza di sicurezza.
In questo è stato illuminante l'esperimento condotto da Jonas E. Beard jr., alchimista ed Eimnos egli stesso.
Con l'inganno, il Maestro Beard condusse un Eimnos e il rispettivo Custode in una stanza appositamente progettata, costruita in ferro e titanio da mastri fabbri e collocata in un luogo solitario e deserto.
Essendo già a conoscenza delle distanze che solitamente separano i soggetti, egli introdusse dal soffitto una spessa lastra in bronzo e alluminio a dividere lo spazio in due metà: in una l'Eimnos, nell'altra il Custode. Mentre il primo cadde in uno stato di grande disagio, il Custode non mostrò segni di evidente preoccupazione. Questo confermò in parte i sospetti del M° Beard sulla non necessità di contatto visivo tra Custode ed Eimnos.
A questo punto, sempre dal soffitto, venne inoculato un potente narcotico. Naturalmente l'Eimnos cadde privo di sensi, mentre il Custode non subì alcun effetto negativo, salvo mostrare una vaga irrequietezza. Qui non si può dire se essa fosse legata alla percezione del narcotico nell'aria, o nell'aver "intuito" che il proprio Eimnos era entrato in una situazione di potenziale pericolo.
Si giunge ora alla parte più interessante dell'esperimento: l'Eimnos venne infatti prelevato dalla stanza, e per mezzo di una veloce cavalcatura portato a oltre cinquanta leghe. Nel momento in cui la distanza tra i due superò i già detti venti cubiti, il Custode diede improvvisamente in escandescenze, iniziando a percuotere violentemente le pareti della cella. Continuò così, senza stancarsi, e anzi aumentando l'animosità e il ritmo dei colpi.
Onde rendere più efficace la sperimentazione, la cavalcatura sulla quale si trovava l'Eimnos non aveva seguito un percorso regolare nel raggiungere la meta.
Quando, dopo dieci ore, il Custode fu liberato, si lanciò di gran carriera in direzione dell'Eimnos, ignorando tutte le variazioni di percorso prese. Questo scongiura la possibilità che i Custodi possano rintracciare i loro Eimnos tramite l'olfatto.
Non solo: appena fuori dalla stanza era stato collocato un certo numero di schiavi, legati. L'interesse era studiare la reazione del Custode a esseri senzienti nelle vicinanze. Il soggetto ignorò la maggior parte degli schiavi, tranne quelli sul suo cammino. In questi casi, si limitò a schivarli, come fossero semplici ostacoli. Da qui l'intuizione che la situazione di pericolo del proprio Eimnos non modifica i comportamenti base del Custode.
Dopo poco più di tre ore il soggetto raggiunse l'Eimnos, ancora sotto effetto di narcotico. A proteggere l'Eimnos, legato a un palo al centro di un isolotto in mezzo a un acquitrino, un manipolo di venti schiavi non Eimnos armati, ai quali era stata promessa la libertà se fossero riusciti a eliminare il Custode (questo per evitare che abbandonassero le armi e si dessero alla fuga). A ogni schiavo era stata data in dotazione anche una fiasca di polvere di Sulfur, da lanciare nell'aria per poter meglio localizzare il Custode, altrimenti assolutamente invisibile. Una precisazione: il Custode era di tipo umano, con due gambe, due braccia, di statura media, e tutto l'insieme di orpelli appendicolari che identificano chiaramente una forma vivente come "umanoide". Risultato: nessuno degli schiavi sopravvisse. Anche se non si trovavano direttamente sulla traiettoria del Custode, questi li trucidò tutti, abbastanza barbaramente in verità, a mani nude. Senza un suono, naturalmente. Fatto ciò, rimase perfettamente immobile, stando ai canonici quattro cubiti di distanza dal protetto. Quando l'Eimnos si risvegliò, riuscì con fatica a liberarsi dalle pastoie volutamente lasse. Infine, entrambi si allontanarono incolumi.
Beard poté osservare e annotare tutto ciò, non visto, nascosto in un roveto poco lontano, insieme ad alcuni collaboratori. Da quest'ultima parte di esperienza, il Maestro trasse alcune importanti conclusioni:

· Il Custode è in grado di avvertire e distinguere la presenza di potenziali nemici: per questo ignorò gli schiavi legati, ma attaccò senza remore quelli armati in prossimità dell'Eimnos;
· Il Custode ha la capacità di localizzare, verosimilmente a qualsiasi distanza, la presenza del proprio Eimnos, ma non è in grado di avvertire altre presenze, Eimnos e non, se nascoste alla sua vista;
· Il "compito", se così si può chiamare, di un Custode, è quello di custodire – appunto – l'Eimnos al quale egli è legato. La sua iniziativa si esaurisce nel momento in cui l'Eimnos cessa di essere in immediato pericolo di vita, anche presunto. Questo è dimostrato dal fatto che il Custode ha interrotto ogni attività alla liberazione dell'Eimnos da lui protetto, anche se nessun dato esterno assicurava che i parametri vitali del rapito fossero ottimali;
· Da qui, si può inferire che ogni Custode conosca esattamente e in ogni momento lo stato di salute del proprio Eimnos. A conferma di ciò, nel momento in cui il narcotico è stato somministrato, il Custode ha iniziato a mostrare evidenti segni di disagio, anche se non è possibile attestarne con certezza la causa.

– Da questo e altri esperimenti, risulta chiaro come i Custodi possiedano un certo grado d'intelligenza, e siano in grado di adattarsi e comprendere un buon numero di eventi e situazioni differenti;
– Tutte le doti di localizzazione che interessano i Custodi non paiono valere per l'Eimnos: questi non è in grado di identificare la posizione del proprio Custode, nemmeno quando sia a pochi metri da lui. Allo stesso modo, non è in grado di avvertire se il Custode suo protettore sia in vita o meno; può tuttavia manipolare in una certa misura il comportamento del proprio Custode, spronandolo per esempio in una o in un'altra direzione."(segue)

AgapantoWhere stories live. Discover now