Mo - Capitolo XII

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"Nella vita non esistono il bianco e il nero, è tutta una scala di grigi da un'estremità all'altra. Io, personalmente, sono l'arancione."
- Mo

Parrà incredibile, ma non c'è molto da raccontare riguardo Hu e le sue origini.
Nacque a Occidente, lontano dal Terzo Continente Settentrionale, da genitori che i Carismi non sapevano nemmeno cosa fossero. Il padre lavorava come contadino nelle risaie dell'Imperatore, mentre la madre era una sarta.
La prima cosa che Hu fece appena nato fu prendere fuoco. Sconvolta, l'ostetrica lo gettò nella tinozza d'acqua utilizzata per il parto. Hu ne riemerse, creando un mulinello che si tramutò ben presto in una tromba d'acqua, inzaccherando puerpera e levatrice.
Tre giorni dopo, il pargolo del miracolo era in viaggio verso il palazzo dell'Imperatore, quale dono per Sua Maestà. La madre rimase a casa a piangere, certa che non avrebbe mai più rivisto il figlio. Così sarebbe stato. Il padre non disse nulla. Si mise nuovamente al lavoro nei campi, scocciato perché il suo primogenito gli era stato strappato ancora in fasce. Gli avrebbe fatto comodo, piuttosto, un paio di braccia in più nei campi. Pazienza. Rincasato, ingallò nuovamente la moglie. Dopo Hu, i due coniugi ebbero undici femmine. Il padre bestemmiò il Karma. Il Karma rise.
Giunto a palazzo, l'Imperatore volle immediatamente baloccarsi con quell'innaturale fantolino. Ma il bimbo non fece che piangere e poppare con gran gusto per i sei mesi seguenti, senza dare segno di sovrannaturalità alcuna.
Sdegnato e annoiato, il sovrano fece mozzare i seni all'ostetrica bugiarda che aveva allertato le guardie affinché facessero dono dell'infante all'Imperatore.
Preso poi Hu, lo gettò nella fossa degli elasmodrilli, affinché si pascessero delle sue carni. Il fanciullo, per la prima volta, aprì gli occhi, rivelando uno splendente paio di iridi blu. Dopodiché si sottrasse alla vista, comparendo svariati cubiti sopra le teste degli astanti. L'Imperatore lanciò un grido strozzato, ordinando ai balestrieri di abbatterlo: come aveva potuto quel neonato figlio di contadini farsi beffe di un dio?
Ma Hu scomparve nuovamente, e questa volta senza più riapparire.
Per sfogare la frustrazione, a fare compagnia agli elasmodrilli nel fossato di Sua Altezza ci finì la levatrice, che oltre ai seni perse prima gli arti e poi la vita.

Da questo evento dobbiamo far trascorrere sedici anni, durante i quali del Talentuoso si perdono le tracce. Frammenti della sua vita in questo periodo possono essere ricostruiti in retrospettiva, per lo più sulla base dei racconti di Hu stesso, di certo non parco di aneddoti riguardanti le sue sedicenti mirabolanti avventure. Tra le altre, egli menziona con dovizia di particolari un viaggio a bordo di un galeone corsaro verso le terre oltre i Dodici Continenti conosciuti, spedizioni in compagnia di ladri di tombe in rovine maledette, e sbalorditivi resoconti riguardanti la sua presunta permanenza presso le favoleggiate corti dei re barbari d'oltreoceano. Il prestare orecchio a questi coloriti resoconti dal sapore picaresco rimane fatto dubbio. Certamente Hu viaggiò molto in quei primi anni, e questo è testimoniato dalle vaste conoscenze del furfante in merito a luoghi e usanze di terre lontane, anche sconosciute ai più esperti. Tuttavia, la sua alta percezione di sé potrebbe averlo portato ad infiorettare i suoi racconti autobiografici, arricchendoli con dettagli quantomeno romanzati.
Di Hu nel Terzo Continente si ha prima menzione durante un furto di galline: esse vennero misteriosamente avvolte dalle fiamme, finché la terra stessa non se le inghiottì, fumiganti e succulente. Le cronache non riportano altro, ma a un lettore attento non sfuggirà l'immancabile segno distintivo di tutti i misfatti di Hu: la burla.
Criminale geneticamente, Hu non tentò un solo giorno di guadagnarsi da vivere onestamente, sempre prediligendo mettere i propri Carismi al servizio di sé stesso e del danaro. Tuttavia, conservò sempre quella nota d'ironia, leggerezza e lepidezza che lo fecero riuscire amato dal popolo.
Oltre a ciò, Hu ebbe cura di spargere per bene la cronistoria delle proprie dubbie imprese, elargendo nel contempo ricche donazioni al popolino, come la pioggia d'oro che un dì fece cadere sopra Huruq Hada, in Hisule, portata da un vento freddo quale mai si era visto a quelle basse latitudini.
Corto di statura, muscoloso seppur dal fisico asciutto, Hu non allenò mai per un solo giorno il proprio corpo: che gli serviva, pensava, dal momento che possedeva tutti quei Carismi?
Ignoriamo come venne a conoscenza delle proprie potenzialità; sappiamo però che fu egli stesso ad autonominarsi "Hu dei Dodici". Mise anche in giro la voce secondo la quale era nato su uno scoglio una notte di burrasca, ed era stato cresciuto dalla tempesta e dall'uragano.
Riguardo allo scoglio possiamo sicuramente smentire; sulla procella e l'uragano, chi lo sa, può essere non dicesse cose molto distanti dalla verità.
Durante il corso della sua attività ladresca, Hu si trovò costretto, naturalmente, a uccidere. Non lo fece mai con gusto, sebbene la cosa lo lasciasse indifferente per lo più. Tutto pareva scivolare dentro quegli occhi blu così luminosi, in contrasto con la nera e lunga capigliatura trecciuta.

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