«Uno sconto bambini un po' particolare.»

«Fottiti, Hayden,» mi innervosii, «oggi ti sei svegliato dalla parte sbagliata del letto? Perchè sei più irritante del solito.»

Brandon rise, «no, si è svegliato da quella giusta solo che ha messo il piede nel vomito di Ares.»

Ares. Era così che Brandon aveva chiamato il gattino che avevo trovato in strada. Alla fine, dopo molti no da parte di Hayden, si lasciò convincere e ora avevano un batuffolo peloso tutto nero dagli occhi blu che girava per casa. Hayden mi mandava alcune foto e inutile dire che quelle dove si vedeva anche lui, o la sua mano con Ares, erano state salvate dalla sottoscritta.

Pazza? Forse un po'.

Comunque, ora si capiva tutto. Strabuzzai gli occhi scoppiando a ridere mentre lui agitava la gamba con fare nervoso e mi fissava come se potesse uccidermi.

«Scusa, è che- è troppo divertente,» continuai a ridere, «immagino la tua faccia.»

«Più o meno è come quella di adesso.» disse Brandon, guardandolo dallo specchietto.

«Hai detto che non lo volevi in stanza.» dissi appena mi calmai.

Schioccò la lingua, «ed è così ma se chiudo la porta quella seccatura in miniatura inizia a grattare e quindi l'ho fatto entrare.»

«Aspetta, ha dormito con te?» questa volta sgranai gli occhi per lo stupore.

«Si.» mormorò per niente contento.

Dannazione, avrei voluto vedere il minuscolo Ares dormire con Hayden.

«A quanto pare è un amore non ricambiato.» continuò Brandon a scherzare.

«Nah, in fondo gli piace. Vero, Hayden?» lo guardai.

«No.»

Bugiardo.

Quando arrivammo nell'ampio parcheggio sterrato, Brandon parcheggiò il più lontano possibile dall'entrata del parco da cui si sentivano già urla e schiamazzi. Praticamente quasi tutta la città era qui. 

«Donna e Travis devono ancora arrivare, li aspettiamo qui?» chiesi, slacciandomi la cintura.

Gli altri acconsentirono e mentre io, Malcolm e Brandon scendemmo dalla macchina, Hayden rimase su e per non farlo sentire solo ci mettemmo davanti alla portiera aperta.

«Ci sono anche i tuoi?» mi chiese Mal.

«Si, sono già qua quindi andranno via tra poco.»

Avevano deciso di portare i miei fratelli più piccoli dato che anche molti loro compagni erano qui con i genitori, ma erano quasi le dieci e sapevo che il coprifuoco per loro era già passato da molti. A volte delle eccezioni non facevano male. 

«Ora capisco.»

«Cosa?» incrociai le braccia.

«Tua padre non ti avrebbe mai lasciata uscire con quella roba.» schioccò, lanciando un'occhiata alla mia gonna.

«Oh, andiamo non è così corta.»

Era una semplice gonna nera, in latex aderente, con una cerniera davanti. Ed era comunque abbinata ad un paio di stivali alti, quindi ero coperta. Nella parte superiore avevo messo un semplice maglioncino chiaro aderente e come accessorio un adorabile cerchietto nero che lasciava liberi due lunghi ciuffi che mi accarezzavano il viso.

«O l'hai rimpicciolita o hai il culo più grosso perché non me la ricordavo così piccola e corta.»

Mi imbronciai. Rispetto a quanto l'avevo comprata effettivamente mi stava più piccola, probabilmente avevo messo su qualcosa sul culo ma che comunque rimaneva una favola.

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