Epilogo - Lettera d'addio

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«Inizia a correre, furbetta!» urlò il mio amico, mentre ridendo continuavo a schizzargli acqua.

Eravamo al mare, il sole era cocente e attorno a noi c'era un'infinità di persone. Steven mi fissava con un sorriso "minaccioso", sapevo cosa voleva fare: buttarmi in acqua, glielo leggevo negli occhi. Incominciai a correre, spostandomi dalla riva, ma era difficile prendere velocità con la sabbia bagnata. Udii il mio amico ridere, mentre con le sue braccia forti mi sollevava per i fianchi, pronto a tuffarsi.

«No!» gridai dimenandomi, ma lui non mollò la presa.

«Cosa c'è? Hai paura?» domandò sarcastico, e quando faceva così lo detestavo.

«Sì! Sai benissimo che non so nuotare.»

Ma, ignorando le mie imprecazioni, ci buttò al mare talmente in fretta da impedirmi la fuga. Percepii l'acqua tiepida inondarmi le orecchie e il naso, impulsivamente scalciai per tornare a galla e quando riemersi presi un grosso respiro, sputando un po' di acqua salata. Con gli occhi che mi bruciavano osservai il mio amico ridere a crepapelle.

«Guarda che puoi tranquillamente poggiare i piedi a terra, si tocca» mi fece notare e, mentre annaspavo furibonda, caddi di nuovo a fondo. Avvertii per la seconda volta le braccia di Steven afferrarmi, portandomi in "salvo".

Tossii agitata e lui mi accarezzò il viso, tenendomi stretta per impedirmi di perdere l'equilibrio.

«Va tutto bene?» chiese con il solito sorriso divertito.

«Secondo te? Mi stavi facendo annegare!»

«Esagerata, finché avrai me accanto non ti accadrà mai nulla di brutto» tornò serio, scrutandomi con un'intensità tale da farmi arrossire per l'imbarazzo. Avrei voluto dirgli di smetterla di guardarmi in quel modo, ma non aveva senso la cosa, era il mio migliore amico ed era assurdo provare imbarazzo con lui. Eravamo cresciuti insieme, lui aveva visto tutte le mie debolezze e io le sue, non c'era niente che non conoscessimo l'uno dell'altra.

Avvolsi le mie braccia attorno al suo collo e, affondando la testa sulla sua spalla, respirai l'odore di salsedine mischiato al profumo rassicurante del mio Steven. Rimasi lì a farmi cullare dal suo corpo e dalle onde del mare che lentamente ci riportavano a riva.

«Ti voglio bene.»

«Te ne voglio anch'io» rispose baciandomi con dolcezza la pelle bagnata.

Tutto il resto pareva ormai un ricordo sbiadito del nostro passato...

Quando riaprii gli occhi, potevo percepire ancora il rumore delle onde e la sensazione di malinconia che mi aveva dato quel sogno

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Quando riaprii gli occhi, potevo percepire ancora il rumore delle onde e la sensazione di malinconia che mi aveva dato quel sogno. Il ricordo di due quindicenni, di due amici che avevano deciso di trascorrere una giornata in spiaggia. Sospirai, guardando le strade sfrecciarmi accanto, poi rivolsi le mie attenzioni verso Mathieu: com'erano diversi loro due. Lo erano sempre stati, anche quando mi ostinavo a vedere delle somiglianze.

La Ragazza che cuciva sogniWhere stories live. Discover now