43. Promesse mancate

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8 Dicembre 2004 - MATHIEU

I suoi occhi neri e vivaci erano nascosti dietro quel pezzo di velluto rosso, era emozionato Mathieu e anche tanto, quello per lui rappresentava un momento importante della sua vita: la prima esibizione come musicista.

Le sue dita piccole e tremanti spostarono un lembo del tendone, il cuore gli batteva forte, così tanto da terrorizzarlo. Era ancora piccolo per poter comprendere l'importanza di quel momento eppure, nonostante l'ingenuità, per lui lo spettacolo rappresentava la degna conclusione di lunghi mesi di lavoro.

Mesi trascorsi in un'aula di musica insieme ad altri bambini, prima dei semplici estranei e poi dei compagni di viaggio. Un viaggio fatto di sacrifici, lacrime nascoste, pomeriggi passati a provare e riprovare lo stesso spartito musicale, per ore e ore.

Era felice del lavoro fatto, per la prima volta in tutta la sua vita era stato bravo in qualcosa e ora voleva condividere quel minuscolo successo con le persone più care.

Certo, aveva paura di sbagliare, di non riuscire a stare a tempo con gli altri compagni di musica, di non essere all'altezza delle aspettative dei suoi genitori, ma lui era fiducioso e la sua mente desiderava illudersi che sarebbe andato tutto bene.

Il suo sguardo speranzoso e innocente perlustrò l'intera platea, alla ricerca di un viso...

La sala era affollata e addobbata con le decorazioni natalizie; Mathieu conosceva bene quelle persone, le aveva scorse una a una, ma lui non cercava quei volti, lui voleva solo trovare suo padre. Glielo aveva promesso e quella promessa per Mathieu valeva più di mille parole.

Gli aveva promesso che ci sarebbe stato, che avrebbe ascoltato il concerto di Natale assieme a sua madre e sua sorella Yvonne. Il bambino voleva credere realmente alla promessa.

Il grande tendone di velluto rosso si aprì e riuscì finalmente ad ammirare l'intera sala. Nonostante le temperature fredde, Mathieu iniziò a sudare e a sentire caldo: le sue guance erano infuocate e le dita umide faticavano a mantenere le sottili bacchette della batteria.

Erano tutti presenti: c'era il nonno austero di Emy, c'era la madre ansiosa di Adam, dietro di lei i genitori operai di George sorrisero entusiasti e poco più avanti c'era Yvonne.

Gli occhi grandi e marroni incrociarono quelli del fratello, come sempre un velo di tristezza nascondeva la luminosità del suo sguardo. Le treccine erano perfettamente intrecciate e perfetto era il suo vestitino blu cobalto. Di fianco a lei c'era anche Louise con qualche chilo in meno, un rossetto rosso sgargiante e un sorriso teso.

Erano tutti presenti, tranne suo padre, ma Mathieu credeva alla promessa fatta, ci credeva così tanto da continuare a fissare la poltrona vuota.

Continuò a scrutarla quando il maestro di musica presentò lo spettacolo e non cessò neanche quando fu occupata da un uomo. Quell'uomo non era suo padre, lo sapeva bene, ma s'illuse che fosse lui.

I suoi occhi scuri trasformarono il volto dell'estraneo in quello del padre. Mentre il tempo scorreva inesorabile, il suo cuore non smise mai di battere forte.

Le goccioline di sudore scesero lungo il suo collo e si fermarono sulla camicia nuova. Quando il concerto terminò, una fragorosa ondata di applausi lo riportò alla cruda realtà. L'impatto fu doloroso, la promessa era stata infranta assieme alle sue speranze.

«Bravissimo, Mathieu!» Sua madre lo raggiunse circondandolo con le braccia lunghe e calde, ma quello non bastò a farlo stare meglio. Era così tanto arrabbiato con suo padre che avrebbe voluto scappare via da quel teatro, scappare via da quelle persone e dalla sua stessa madre.

La Ragazza che cuciva sogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora