41. Anima riflessa

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Dopo le misure prese al vestito di Michaela e la chiacchierata fatta con Norah, decisi di rimanere in sartoria tutta la giornata. Mancavano ormai pochi giorni all'evento, ci tenevo a completare il vestito in tempo e a rendere onore alla mia datrice. Lei credeva molto in me, l'aveva dimostrato più volte, ma soprattutto confortandomi quella mattina.

Quando tornai a casa avevo la testa dolorante e gli occhi stanchi, tuttavia mi sentivo serena e soddisfatta per le modifiche che avevo applicato al vestito. Alla seconda prova non mi sarei fatta trovare impreparata!

Salutai Louise e suo marito, entrambi erano indaffarati con le finanze della casa, così decisi di non disturbarli oltre e di andare nella mia camera. Una volta raggiunto il mio adorato letto, crollai beatamente sopra. Avrei tanto voluto riposare qualche oretta prima di cenare, ma a un tratto una dolce melodia mi destò dai miei propositi.

Mathieu aveva deciso di deliziare tutta la zona notte con della musica. La canzone in sottofondo era molto triste e sembrava cucita su misura per lui.

Posso trattenere il respiro,

posso mordermi la lingua,

posso stare sveglia per giorni,

se è questo quello che vuoi,

ed essere sempre lì per te.

Posso fingere un sorriso,

posso forzare una risata,

posso ballare e recitare la parte,

se mi chiedi questo,

e dare a te tutto ciò che sono.

Posso farlo.

Ma sono solo un essere umano,

e, quando cado, sanguino.

Sono solo un essere umano,

e mi infrango e cado a pezzi.

Le tue parole sono come coltelli per il mio cuore.

Mi tiri su, e poi io precipito.

Sono solo un essere umano.

Sospirai pensierosa, possibile che quella canzone fosse rivolta a me? Forse aveva sentito i miei passi e mi stava lanciando un messaggio nascosto. Ma che stavo farneticando?

Chiusi gli occhi continuando ad ascoltare le parole, forse non erano rivolte a me, eppure mi sentivo ugualmente in colpa con lui.

Sono solo un essere umano,

e mi infrango e cado a pezzi.

Le tue parole sono come coltelli per il mio cuore.

Assieme alla canzone cessò anche il rumore della musica. Probabilmente mi stava davvero lanciando un messaggio, forse non ero l'unica a provare dei sentimenti. Con le mie parole l'avevo ferito e allontanato, tutto per il mio maledetto orgoglio.

Istintivamente mi alzai dal letto e mi avvicinai alla sua camera, rimasi lì a fissare la porta dello studio non so per quanto tempo. L'istinto mi diceva di entrare, la ragione mi spingeva a tornare indietro sui miei passi. In quel momento qualcosa si smosse dentro di me, una forza estranea mi incoraggiò ad aprire la porta.

La Ragazza che cuciva sogniWhere stories live. Discover now