Dopo le misure prese al vestito di Michaela e la chiacchierata fatta con Norah, decisi di rimanere in sartoria tutta la giornata. Mancavano ormai pochi giorni all'evento, ci tenevo a completare il vestito in tempo e a rendere onore alla mia datrice. Lei credeva molto in me, l'aveva dimostrato più volte, ma soprattutto confortandomi quella mattina.
Quando tornai a casa avevo la testa dolorante e gli occhi stanchi, tuttavia mi sentivo serena e soddisfatta per le modifiche che avevo applicato al vestito. Alla seconda prova non mi sarei fatta trovare impreparata!
Salutai Louise e suo marito, entrambi erano indaffarati con le finanze della casa, così decisi di non disturbarli oltre e di andare nella mia camera. Una volta raggiunto il mio adorato letto, crollai beatamente sopra. Avrei tanto voluto riposare qualche oretta prima di cenare, ma a un tratto una dolce melodia mi destò dai miei propositi.
Mathieu aveva deciso di deliziare tutta la zona notte con della musica. La canzone in sottofondo era molto triste e sembrava cucita su misura per lui.
Posso trattenere il respiro,
posso mordermi la lingua,
posso stare sveglia per giorni,
se è questo quello che vuoi,
ed essere sempre lì per te.
Posso fingere un sorriso,
posso forzare una risata,
posso ballare e recitare la parte,
se mi chiedi questo,
e dare a te tutto ciò che sono.
Posso farlo.
Ma sono solo un essere umano,
e, quando cado, sanguino.
Sono solo un essere umano,
e mi infrango e cado a pezzi.
Le tue parole sono come coltelli per il mio cuore.
Mi tiri su, e poi io precipito.
Sono solo un essere umano.
Sospirai pensierosa, possibile che quella canzone fosse rivolta a me? Forse aveva sentito i miei passi e mi stava lanciando un messaggio nascosto. Ma che stavo farneticando?
Chiusi gli occhi continuando ad ascoltare le parole, forse non erano rivolte a me, eppure mi sentivo ugualmente in colpa con lui.
Sono solo un essere umano,
e mi infrango e cado a pezzi.
Le tue parole sono come coltelli per il mio cuore.
Assieme alla canzone cessò anche il rumore della musica. Probabilmente mi stava davvero lanciando un messaggio, forse non ero l'unica a provare dei sentimenti. Con le mie parole l'avevo ferito e allontanato, tutto per il mio maledetto orgoglio.
Istintivamente mi alzai dal letto e mi avvicinai alla sua camera, rimasi lì a fissare la porta dello studio non so per quanto tempo. L'istinto mi diceva di entrare, la ragione mi spingeva a tornare indietro sui miei passi. In quel momento qualcosa si smosse dentro di me, una forza estranea mi incoraggiò ad aprire la porta.
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La Ragazza che cuciva sogni
ChickLitCome spiegheresti a una bambina che suo padre non è un eroe, ma semplicemente è fuggito abbandonando lei e sua madre? Per otto anni quella bambina ha atteso invano il ritorno del suo eroe, credendo a una menzogna... Belle è una diciottenne tremend...