3. Le tre rose di seta rossa

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Steven pranzò con noi e restammo a parlare ancora per molto tempo. Volevo raccontargli le ultime novità e renderlo partecipe dei miei nuovi progetti. Mi fidavo molto del suo parere, era sempre stato sincero e imparziale. Quando avevo qualche dubbio, era lì al mio fianco, pronto a darmi consigli o a strapparmi una risata nei momenti di crisi. Infatti fu proprio lui a suggerirmi di uscire quel pomeriggio per recuperare materiale.

Decisi così di partire dal tessuto. In una stradina, a pochi passi dal centro, c'era un bellissimo negozio di stoffe. Vendevano tessuti di ogni genere: dal pizzo alla seta, dal cotone al taffettà. Ogni volta che la nonna mi ci portava, restavo per lunghi minuti a osservare gli scaffali e tutte quelle stoffe colorate. Erano a tinta unita, a fantasia, ricamate, ognuna di essa aveva la propria peculiarità.

Nonna Mary all'epoca lavorava in un famoso atelier da sposa, era una sarta esperta e veloce. Quando infilava l'ago e indossava il suo ditale, era impossibile non restare affascinati dai suoi movimenti precisi e rapidi, era uno spettacolo per i miei occhi curiosi.

Spesso, quando la mamma aveva il turno di pomeriggio, la nonna mi portava con lei in negozio. Cuciva nel retrobottega, dov'erano disposte le macchine da cucire e tutti gli abiti da accorciare o rimodellare. Circondata da quei capi favolosi mi sentivo come una principessa. Desideravo tanto indossare quei vestiti lunghi e maestosi. Passeggiare in una di quelle sale di corte descritte nelle favole. A volte, per giocare, mi nascondevo all'interno di quelle stoffe ricamate e mi divertivo a simulare storie d'amore con un principe azzurro astratto.

Un giorno, di fine novembre, la nonna mi diede carta e penna e mi disse di disegnare un abito da ballo. Entusiasta per la sua richiesta, iniziai ad abbozzare un abitino rosso con il corpetto scollato a forma di cuore, delle maniche a palloncino e un gonnellone lungo con un cinturino in vita. Sulla cintura illustrai tre rose di dimensioni diverse. Quando consegnai il disegno alla nonna, la sua espressione mutò e sulle labbra comparve un sorriso eloquente. Era un semplice abito da ballo, ma per lei era molto di più, rappresentava il primo abito della sua nipotina.

Rimase talmente contenta per quel bozzetto che, nonostante il mio imbarazzo, si divertì a mostrarlo con orgoglio a tutte le sue colleghe. Così a dicembre, al mio ottavo compleanno, mi consegnò una scatola blu, grande e leggera. Pensai fosse una bambola, ma quando scartai il regalo, e vidi il vestito disegnato qualche mese prima, restai stupefatta. L'aveva cucito su misura per me e in vita c'erano tre bellissime rose di seta, proprio come nel disegno.

Era un regalo meraviglioso, il regalo più bello che potessi ricevere. Da quel giorno indossai il vestito ogni volta che desideravo trasformarmi in una principessa. Lo vestii tante di quelle volte da arrivare a consumare l'intero orlo del gonnellone. Ero la principessa più felice del mondo...

Arrivata in città, scesi dal bus e feci un giro in centro

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Arrivata in città, scesi dal bus e feci un giro in centro. Le strade erano affollate come sempre, le vetrine erano piene di abiti alla moda, ma nessuno di esso attirò particolarmente la mia attenzione. Parevano fabbricati tutti con lo stesso stampino e, escludendo alcune boutique griffate, quei vestiti mi sembrarono un po' anonimi e privi di stile.

Varcai la stradina del negozio di tessuti, era cambiata dall'ultima volta. Il panificio italiano era stato sostituito da una fioreria. Il minimarket all'angolo della strada era chiuso e abbandonato a se stesso. Sperai con tutta me stessa di trovare il negozio ancora aperto. Quella strada aveva subito troppi mutamenti dalla morte di nonna Mary e una parte di me si rattristì, guardando nostalgica le vetrine di una volta.

Quando arrivai di fronte all'emporio, feci un sospiro di sollievo, era ancora lì e felice di averlo ritrovato entrai dentro leggermente emozionata. Riconobbi subito quell'odore di stoffe impolverate. Era rimasto tutto uguale, proprio come quand'ero bambina e la nonna mi ci portava per le sue commissioni.

«Salve, come posso aiutarla?» Ad accogliermi c'era la commessa di allora. Era invecchiata, ma aveva mantenuto la sua bellezza e la sua classe.

«Sono alla ricerca di un tulle celeste con fiori in rilievo. Devo realizzare un vestitino corto, se vuole le mostro il modello!»

Estrassi dalla borsa il bozzetto e lo consegnai un po' timorosa alla commessa. Era la prima volta, dopo tanto tempo, che una sconosciuta osservava un mio disegno.

«Molto raffinato, brava!» In quel preciso istante le mie guance andarono a fuoco, forse perché non ero abituata a ricevere complimenti da estranei.

«Grazie.» Andiamo, Belle, puoi fare di più di balbettare un semplice "grazie"! Pensai, sentendomi in difficoltà a causa della mia timidezza.

«Sei fortunata, mi è rimasto uno scampolo di tulle celeste, dai fiorellini molto delicati. Per il vestito che devi cucire andrà bene!»

«Ottimo...»

La signora, lasciò il mio disegno sul bancone ed entrò in un secondo stanzino. Dalla mia postazione riuscii a intravedere tessuti molto eleganti e adatti ad abiti da cerimonia. Sperai non fossero troppo costosi... Quando la signora uscì dallo stanzino con il tulle tra le mani, faticai a parlare. Era magnifico, proprio come lo avevo disegnato, ma molto più bello.

«Questo è lo scampolo di cui ti parlavo...»

«Bellissimo!»

Mi sentii pervadere da una sensazione improvvisa di gioia e stupore, avrei tanto voluto sfiorare quei fiorellini, immergere i polpastrelli nel tessuto per sentirne la consistenza, ma rimasi lì ferma, incapace di compiere un gesto semplice e banale. In passato avevo già cucito altri abitini, con pezzi di stoffa che la nonna aveva collezionato in tutti i suoi anni di lavoro, ma quel tessuto era sublime. I fiorellini celesti, in rilievo, erano stati ricamati e cuciti a mano, così mi spiegò la commessa. Ognuno aveva una grandezza diversa. La parte centrale era quella più spoglia, mentre le due estremità erano incorniciate da una serie infinita di ricami, perline e petali in organza.

«Dalla tua espressione direi che ho fatto centro!» La commessa sorrise con dolcezza.

«Posso chiederle quanto costa?»

«Verrebbe centoventi dollari al metro, ma siccome è uno scampolo posso farti un piccolo sconto e arrivare a cento dollari.»

L'entusiasmo e l'emozione iniziale si spensero, lasciando spazio allo sconforto. Quel tulle valeva anche più di cento dollari, ma purtroppo il mio budget era limitato.

Sospirai scoraggiata.... Se volevo comprare lo scampolo, avevo due opzioni: chiedere un prestito ai miei famigliari o trovarmi un lavoro al più presto e finanziarmi da sola il mio sogno nel cassetto.

«Mi dispiace tanto, ma purtroppo non posso comprarlo. Non ho tutti i soldi con me...» Faticai molto a pronunciare quelle parole, ma non avevo altra scelta.

«Capisco, se ti piace e sei interessata ad acquistarlo, potrei mettertelo da parte per una settimana.»

«Davvero può farlo?» chiesi, sorpresa. L'anziana signora mi sorrise ancora, ma questa volta in maniera comprensiva.

«Non ti preoccupare, ti metto il tessuto da parte e quando avrai la cifra, mi troverai qui. Naturalmente non posso conservarlo per più di una settimana.» Si avvicinò a me ridendo: «Che resti un segreto fra noi, il proprietario è uno spilorcio, il suo unico interesse è vendere, il mio è quello di andare incontro ai clienti» bisbigliò l'ultima frase strappandomi un sorriso.

«La ringrazio, spero di tornare presto allora!»

Uscii fiduciosa dal negozio, alla ricerca di un lavoro, possibilmente con paga settimanale. Avevo sette giorni di tempo e, malgrado la mia timidezza, sperai sul serio di riuscire a trovare qualcosa di adatto a me. Potevo farcela, dovevo solo credere in me stessa!

La Ragazza che cuciva sogniWhere stories live. Discover now