28. Verità nascoste

1.3K 84 47
                                    

Era ormai l'ora di pranzo, avevo già completato le modifiche sul disegno e preparato la scheda tecnica, mancavano solo le misure di Michaela e potevo finalmente procedere con il cartamodello e il taglio del vestito.

Ci tenevo davvero tanto al progetto, ci tenevo a sdebitarmi con Norah per la sua fiducia. Grazie a lei avevo un lavoro soddisfacente e stimolante, avevo conosciuto una grande esperta del settore della moda ed ero in procinto di cucire un vestito per un evento pubblico. Non avrei potuto sperare di meglio per il mio futuro.

Quando arrivai a casa salutai tutti, a pranzo c'era anche Mathieu; chissà cosa stava aspettando per parlare con i suoi genitori dell'università e dell'intenzione di lasciarla. Non poteva continuare a tenerli all'oscuro di tutto. Louise era molto preoccupata e anche Nathan. Mi dispiaceva vederli così, avrei voluto fare qualcosa, ma non me la sentivo di mettere bocca sulle faccende di Mathieu.

Posai le mie cose nella mia stanza e con Daphne raggiunsi gli altri in cucina.

«Tutto bene oggi con il lavoro?» domandò Louise, mentre mi passava il piatto con l'insalata di pollo.

«Abbastanza, questa settimana dovrò lavorare su un abito importante. Verrà indossato durante un evento; è una buona occasione per me e la sartoria di Norah.»

Vidi Mathieu lanciarmi uno sguardo insolito, era attento alle mie parole e pareva contento per quella notizia, anche se, considerando il suo orgoglio, non me lo avrebbe mai confessato.

«Davvero? Complimenti, Belle! Ricordami di passare in sartoria per congratularmi con Norah!»

«Grazie, Louise, sei sempre molto gentile» risposi imbarazzata.

«Ma figurati, tua madre ha fatto un buon lavoro con te. Quasi la invidio, avrei dovuto fare due figlie femmine...»

Mathieu non disse nulla di fronte alla frecciatina di Louise, ma era evidente quanto fosse infastidito dall'ultima frase di sua madre. Durante il pranzo, continuai a studiare il suo comportamento e quello della donna, sembravano entrambi nervosi, probabilmente avevano discusso.

Finito di mangiare, gli uomini della casa si ritirarono nelle loro stanze, io e Louise invece ci occupammo delle faccende domestiche. Ne approfittai per parlare un po' con lei. Sparecchiai la tavola e l'aiutai ad asciugare le stoviglie. Ebbi la conferma che le mie non erano supposizioni: avevano litigato sul serio. La madre si era lamentata degli orari del figlio e quest'ultimo aveva risposto in malo modo, come sempre. Non mi sorprendeva quella reazione, Mathieu era in costante conflitto con i genitori, non gli andava bene mai niente e, francamente, avrei tanto voluto capire il motivo di tanto astio.

 Non mi sorprendeva quella reazione, Mathieu era in costante conflitto con i genitori, non gli andava bene mai niente e, francamente, avrei tanto voluto capire il motivo di tanto astio

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Prima di tornare nella mia camera, bussai alla porta del ragazzo, volevo parlargli e comprendere il perché dei suoi atteggiamenti. Quando però venne ad aprirmi, rimasi senza parole. Indossava solo una canotta e un paio di boxer, i miei occhi precipitarono subito su un punto vuoto della sua stanza. Forse non si aspettava di vedere me, ma sua madre.

«Scusa, non, non volevo disturbarti» farfugliai, feci per andarmene, ma la sua mano mi afferrò un braccio al volo.

«Ti prego, resta. Indosso un paio di jeans così puoi entrare, ok?» Con lo sguardo fisso a terra acconsentii alla sua richiesta e restai ad attendere. Avevo scelto proprio un "bel" momento per bussare alla sua porta. «D'accordo, entra pure, ho fatto!»

Mi voltai verso di lui, aveva messo un paio di jeans scuri che gli stavano molto bene, la canotta un po' meno, mi ricordava tanto la mise di un muratore. Mi accinsi a entrare, era la prima volta che mi accoglieva nella sua camera/studio. A parte del leggero disordine sulla scrivania, adesso aveva assunto un aspetto più confortevole e meno freddo rispetto allo studio che avevo visto i primi giorni.

«Sei venuta per parlarmi della discussione con mia madre o delle ricerche su tuo padre?»

Mi accomodai accanto a lui, cercando di mantenere le dovute distanze.

«Di entrambe le cose» risposi sincera.

«Bene, allora sappi che non ho voglia di parlare dei miei genitori!» Si sdraiò sul letto e appoggiò le braccia sotto la testa per fissarmi meglio.

«Tua madre è preoccupata per te. Dovresti rassicurarla, dirle della tua passione per la musica e del periodo di crisi che stai affrontando con l'università.»

Chiuse gli occhi e sbuffò frustrato, forse non voleva discutere anche con me

«Le hai detto qualcosa?» chiese abbattuto.

«No, ho pensato che non fosse il caso di intromettermi.»

«Grazie» disse, guardandomi con sollievo. «Sono riuscito a ottenere un colloquio con il mio rettore» mi rivelò all'improvviso. «Volevo convincerlo a riaccettarmi al dormitorio, ma ha rifiutato, le regole sono regole e non si fida di me.»

Non capivo: che senso aveva tornare al dormitorio se il suo obiettivo era interrompere gli studi?

«Cos'è successo? Perché hai infranto le regole?» chiesi curiosa, era da tanto che mi ponevo quella domanda, ma non avevo mai avuto il coraggio di porgerla.

Mathieu si rimise a sedere accanto a me. Il suo profumo invase le mie narici, ormai lo conoscevo bene. Era dolce, ma allo stesso tempo pungente.

«Ho discusso con il mio compagno di stanza, c'è stato anche qualche pugno tra di noi e alla fine la colpa è ricaduta su di me» rivelò tutto d'un fiato.

Rimasi un attimo interdetta, mai mi sarei aspettata un comportamento del genere da parte sua, ma forse mi ero sbagliata sul suo conto, come avevo fatto anche in passato. Quanti scheletri nell'armadio nascondeva quel ragazzo?

«Perché?!» domandai sconvolta.

«Continuava a prendere in giro un ragazzo autistico, Sebastian. Non sopportavo più quelle risate cattive nei corridoi. È troppo facile divertirsi alle spalle di qualcuno che non può difendersi.»

Deglutii, nel tentativo di mandar giù quelle parole. Era ammirevole da parte sua battersi per una persona in difficoltà, ma avrebbe potuto agire in un altro modo.

«Non capisco, perché allora il rettore ha punito te?»

«Ho fatto un patto con quei ragazzi, mi sono preso tutte le colpe e li ho "scagionati", in cambio loro lasceranno in pace Sebastian. È da qualche giorno che non controllo la situazione, spero stiano mantenendo la promessa.»

«La violenza non ha mai risolto nulla però... E adesso, lontano dal dormitorio, come speri di proteggerlo?»

«Belle, ti prego, non fissarmi così, non giudicarmi anche tu. So di aver commesso un errore, non sono perfetto. In quel momento ero accecato dalla rabbia. Non avrei dovuto dar corda al mio compagno di stanza e scendere alle mani, ma ero esasperato e non ne potevo più di sopportare quella situazione. Non sono un tipo violento... Quegli idioti non lasciavano in pace Sebastian, come avrei dovuto reagire secondo te?»

«Scusami, non volevo farti passare per quello che non sei, i tuoi compagni sono stati davvero squallidi e mi dispiace che debba pagarne tu le conseguenze.»

Mathieu doveva essere un ragazzo sensibile, non molti si sarebbero messi nei guai per tutelare un'altra persona.

«Comunque ormai sono compromesso agli occhi del rettore, non mi farà rientrare al dormitorio. È stato abbastanza chiaro e non posso biasimarlo per questo.»

Lo scrutai, sembrava triste di non poter rientrare, pareva confuso e in crisi con se stesso.

«Mi dispiace» sussurrai, accarezzandogli una mano, come aveva fatto lui con me qualche giorno prima.

Quel gesto sorprese entrambi, ma lui non mise le distanze e non lo feci nemmeno io, volevo stargli vicino e fargli capire che di me poteva fidarsi... 

La Ragazza che cuciva sogniWhere stories live. Discover now