53. Quel muro spesso fatto di silenzi - I Parte

1K 76 21
                                    

I giorni passarono in fretta, arrivò il venerdì e tutto ciò che mi restava di quella settimana dura di lavoro erano dubbi, notti insonni e tanta stanchezza da smaltire. Il vestito per l'amica di Michaela andò bene e la riuscita mi sorprese non poco. Tuttavia, quella donna non mi convinceva affatto, durante la consegna del vestito evitò espressamente di misurarlo, per lei non era necessario, si fidava di noi.

Miss Finezza si congratulò con me, promettendo, con eccessiva enfasi, nuove clienti da portare al negozio. Non potevo che esserne soddisfatta e felice per il guadagno che avrebbe attribuito a Norah, in fondo era proprio a lei che dovevo il mio piccolo successo. Non mi importava del duro lavoro che avrei dovuto svolgere, tutto ciò che volevo era ricompensare la mia datrice per il suo immenso sostegno e per la fiducia che aveva riposto in me.

Inoltre, era a lei che dovevo dire "grazie" se tra le mani stringevo un biglietto aereo diretto a Portland. Mi aveva accompagnata in agenzia per comprarne uno e insieme avevamo raccolto tutte le informazioni per il viaggio. Mancavano appena cinque giorni alla partenza e avevo deciso di non dire nulla né alla mamma né al nonno. Volevo fare una sorpresa a entrambi, per quello chiesi a Steven il piacere di venirmi a prendere in aeroporto.

Prima ancora di vedere i miei parenti, ci tenevo a stare un po' con lui. Le ultime volte che avevo sentito la sua voce al telefono mi aveva trasmesso un senso di distacco, come se parlare con me fosse solo una perdita di tempo e la situazione mi faceva stare male. Non volevo diventare un'estranea per lui.

Chiusi gli occhi stringendo il biglietto tra le mani, perdere Steven mi avrebbe fatto molto male e purtroppo non riuscivo a togliermi di dosso quella sensazione frustrante.

Riposi il biglietto nel cassetto del comodino e senza rimuginare troppo mi avviai verso il salotto di casa. Era lì che mi attendeva Nathan ansioso, aveva l'espressione turbata e le sue gambe non smettevano di girovagare da una parte all'altra del salone.

«Sono pronta» esclamai facendogli prendere un colpo, era davvero teso. Nonostante il suo tentativo di nascondere l'agitazione, ormai lo conoscevo abbastanza per poter intuire il suo stato d'animo.

Mathieu era uscito di casa prima del mio arrivo e così potevamo agire indisturbati, senza che lui sospettasse.

«Tesoro, non puoi dirci come mai siete diretti al Red Moon?»

Mi costava davvero tanto mantenere il segreto con Louise, le volevo bene e sapevo quanto fosse difficile per lei vedere il figlio in crisi.

«Per adesso non posso parlarne, ma non è nulla di grave, puoi stare tranquilla» provai a rassicurarla, senza riuscirci. Eravamo tutti un po' tesi, ma avevo studiato il mio piano a fondo.

Volevo che Nathan assistesse all'esibizione del gruppo, che ascoltasse con le sue stesse orecchie Mathieu. Volevo permettergli di parlare con il figlio e dirgli tutto ciò che non gli aveva mai detto.

«D'accordo, resterò qui in casa ad aspettare il vostro ritorno in compagnia della mia dolce Yvonne» disse, guardando con amore sua figlia.

Io e la ragazza dai capelli corvino e le lentiggini sul viso ci scambiammo un'occhiata fugace. Con tutta probabilità anche lei conosceva la passione nascosta del fratello. Potevo percepirlo dal suo sorriso tranquillo e dallo sguardo furbo.

«Forza, mamma, non farli ritardare!»

«Yvi, cerca di metterti nei miei panni, sono preoccupata. Tuo fratello è più pericoloso di una mina vagante» si lamentò Louise, aiutando il marito a indossare il cappotto.

«Addirittura una mina vagante! Devo stare attenta la prossima volta che incontrerò Mathieu» affermò con una risatina ironica che fece alterare sua madre.

La Ragazza che cuciva sogniحيث تعيش القصص. اكتشف الآن