75. Ti amo

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Da piccola, quando guardavo il cielo, mi piaceva modellare con le nuvole disegni immaginari. Alcuni erano davvero bizzarri e spesso ero l'unica a vederli, nemmeno Steven riusciva ad andare così oltre con la fantasia. In quell'istante, nell'immenso cielo blu, ci vedevo un draghetto con due piccole ali sulle spalle e una lunga coda fiammeggiante, sorrisi guardando il mio dito creare delle linee astratte.

«Cosa stai facendo?»

«Disegno un drago» risposi allegra e dopo qualche secondo tornai a fissare Mathieu. Stava osservando il cielo con un'intensità tale e con un'espressione talmente concentrata da farmi ridere.

«A me quello sembra un dinosauro.»

«Ma dai, non vedi la coda fiammeggiante e le piccole ali?» lo presi in giro e lui si voltò verso di me, con un ghigno sulle labbra.

«In verità vedo due occhi grandi e verdi, leggermente disallineati, qualcuno lo chiama strabismo di venere...» Gli diedi una pacca sul torace e lui scoppiò a ridere, scrutandomi con sguardo innamorato. «Poi vedo un nasino perfetto e una bocca morbida, rossa come una ciliegia matura e invitante. Sarei tentato a morderla, ma è più bello torturarla.»

Questa volta gli pizzicai lievemente il braccio e in tutta risposta mi ritrovai le sue mani sui fianchi, accarezzarmi prima con dolcezza e poi con desiderio, e ancora dolcezza, in una danza sensuale e diabolica. Ormai sapeva benissimo come farmi venire la pelle d'oca e io lo lasciavo fare, godendomi quei brevi attimi di piacere.

A un certo punto intravidi il suo viso arrossarsi e le pupille divenire sempre più lucide. Gli stampai un tenero bacio sulle labbra ma, prima che potessi staccarmi, lui ricambiò il mio tocco travolgendomi con la sua passione. Nonostante i giorni trascorsi a coccolarci, non mi ero ancora abituata ai suoi baci. Al modo con cui gli piaceva giocherellare con le mie labbra, accendendo dentro di me una serie infinita di sensazioni, indescrivibili a parole, ma talmente intense da destabilizzarmi ogni volta, e ogni volta mi ubriacavo di lui.

Mathieu strinse le sue dita attorno alla mia pelle, avvertii i battiti del nostro cuore viaggiare a una velocità fin troppo pericolosa, ma ormai non ci spaventava più ciò che tutti definirebbero "tachicardia", perché era solo uno dei tanti effetti collaterali del nostro amore. In quel lungo mese ne avevo sperimentati numerosi, eppure ero ancora lì, avida di quelle emozioni e innamorata più che mai.

Perché sì, era trascorso un mese e una settimana dalla chiusura della sfilata. Un mese dove avevo visto la mia vita cambiare e il mio lavoro subire le conseguenze di quel cambiamento. Finalmente avevo iniziato a creare i primi vestiti per la mia vetrina sul web e, grazie all'intervista sulla rivista di Michaela, stavo riscuotendo già i miei primi successi. Diverse ragazze mi avevano commissionato degli abiti da realizzare, lasciandomi poi delle buone recensioni. Recensioni per me davvero importanti e gratificanti, perché in fondo era bello leggere parole positive sul proprio operato, mi faceva capire che forse qualcosa di buono c'era nei miei modelli.

In sartoria, il lavoro stava andando piuttosto bene, ma presto avrei dovuto lasciare Norah. Da un lato mi dispiaceva tantissimo abbandonare il mio incarico in negozio, ma non potevo rinunciare a quei mesi di stage e Norah stessa mi aveva incitata più volte a inseguire il mio sogno, anche se significava compiere scelte difficili. In futuro non mi sarei mai dimenticata dei suoi insegnamenti e dei mesi trascorsi con lei, mesi in cui mi aveva preparato a quello che speravo sarebbe divenuto il mio lavoro a tempo pieno.

Mio padre, invece, tornò a farsi sentire due settimane dopo. Accettai di incontrarlo una seconda volta; a fianco a me, a sostenermi, c'era Mathieu. Jonathan si presentò assieme a una donna, sua moglie; erano sposati da otto anni, ma non avevano avuto figli. Io per lui ero l'unica figlia e forse la sola che avrebbe potuto avere. Anche se delle semplici scuse non erano sufficienti per cancellare anni di assenza, lui volevo continuare a conoscermi, a piccoli passi e senza obblighi.

La Ragazza che cuciva sogniWhere stories live. Discover now