Sembrava privato della sua aria di superiorità, nonostante il solito aspetto trascurato e il vestiario interamente nero come al solito.
Si spostò per lasciarmi passare e per poco non inciampai su una scarpa buttata sul tappeto insieme ad altri indumenti sparsi per il pavimento.
<<Non faccio mai entrare nessuno in camera mia per pulirla, ignora il disordine.>> mi disse annoiato come al solito.
Guardandomi un po' attorno non potei fare a meno di notare che avesse una vera e propria ossessione per il Metal e la musica Rock.
Le pareti erano ricoperte da poster di varie band, dal soffitto pendevano varie chitarre elettriche e ai lati dell'enorme letto disfatto erano posizionate due enormi casse che evidentemente usava come comodini data la lampada che stava sopra una di esse.
Davvero molto originale, quella camera mi sembrava il paradiso.
<<Album dei Nirvana uscito nell'89, praticamente introvabile.>> commentai dando un occhiata alla sua collezione.
<<Ma credo valga solo per noi comuni mortali.>> continuai rivolta più a me stessa che a lui.
Come colpevolizzarlo per qualcosa come i soldi? Sarebbe stato stupido da parte mia, sapevo non dipendesse da lui.
Eppure continuavo a guardare con entusiasmo tutto ciò che a casa mia era bandito.
Tutto quello che un tempo anche noi avevamo, ma che ora era un ricordo.
Mi voltai a guardarlo, trovandolo a fissarmi con curiosità, ma qualsiasi cosa avesse attirato la sua attenzione, ero certa non sarebbe durata a lungo.
<<Interessante.>>
Si accese una sigaretta senza preoccuparsi di aprire la finestra o chiedermi se mi desse fastidio.
<<Puoi dirmi perché sono qui?>>
Si alzó controvoglia dal letto, iniziando a spostare plettri e cianfrusaglie dalla scrivania per fare spazio al libro che mi aveva mostrato.
<<Questo ti renderà facile il compito.>>
<<Che peccato.>> commentai ironica.
<<Devo scrivere una canzone. Ma non ne ho voglia.>>
Aprì la finestra buttando la sigaretta consumata per richiuderla subito dopo, come se la luce lo disturbasse.
Se non altro, su questo eravamo d'accordo. Nonostante il forte odore di fumo, apprezzavo la scarsa illuminazione della stanza.
<<Allora non scriverla.>>
Avevo imparato a mie spese che forzare la composizione avrebbe portato al fallimento.
<<Di norma farei come dici.>>
Si lasciò cadere su una sedia accanto a me.
<<Ma ho una scadenza e non sono bravo con le parole.>>
<<E cosa ti fa credere che io lo sia?>>
Fece schioccare la lingua in segno di disappunto.
<<Pensa a cosa ti ha portato qui.>>
Le bugie, le scuse, gli inganni. Ero brava con le parole più di chiunque altro.
Mi guardava realizzare il concetto.
Nonostante prendesse tutto alla leggera, il suo schema mentale era perfettamente ordinato.
Parlava per imporre e taceva quando tutto andava come stabilito.
Avevo paura di questo suo modo di approcciarsi alla gente, paura di averlo vicino, di sentirlo parlare.
Non volevo usasse le sue tecniche su di me ma allo stesso tempo ne ero sottoposta.
<<Bene. Dammi un tema.>>
Lui buttò la testa indietro guardando il soffitto, prendendo tempo prima di darmi una risposta.
<<La luce.>> disse poi ridendo tra se.
Iniziai a scrivere, senza prestare attenzione alla punteggiatura o alla forma, con l'unico desiderio di finire il prima possibile e andarmene da quella casa.
Lui si buttò distrattamente sul materasso alle mie spalle, tirando giù una chitarra dal soffitto per collegarne il cavo alle casse.
Iniziò a suonare.
Nota dopo nota, sentivo le mani tremare.
Chiusi gli occhi.
Sentivo tornare gradualmente tutto quello che mi era stato tolto, musica, spartiti, testi, chitarre.
Tutto ciò non poteva essere casuale, iniziai a pensare avesse organizzato quella situazione di proposito.
Ma non avrebbe mai potuto saperlo, era solo una strana coincidenza.
Lacrime calde caddero sul foglio, prima che avessi il tempo di fermarle.
Quella stanza, così simile alla mia di cinque anni fa, quando ancora la band di mio padre era al completo.
Quando tutti erano in vita.
Quando i miei stavano bene.
Ad ogni nota sentivo qualcosa dentro di me lacerarsi...o forse ricucirsi.
Il testo che riuscii a comporre era mediocre, molto al di sotto delle mie capacità.
Non sarei potuta restare in quella stanza un minuto di più, non volevo più saperne di tutto ciò che era appartenuto alla mia vecchia vita.
Asciugai le lacrime con la manica della giacca, lui non parve accorgersi di nulla.
<<Fatto.>>
<<È tutto. Puoi andare.>> indicava la porta con la mano.
Consegnai il foglio senza guardarlo, bagnato in alcuni punti, l'inchiostro sbavato allungava qualche parola più del dovuto.
Corsi via da quella casa alla velocità della luce, augurandomi di non doverci mettere piede mai più.
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•I'M A DISASTER•
Teen FictionQuando Ryan Allen entró al Roxy Bar, Nicole non aveva ancora idea di cosa il destino avesse in serbo per lei. Il suo più grande segreto nelle mani del più stronzo manipolatore della Dalton High School, tormentato da un passato responsabile della sua...
