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Un lungo e colorato striscione accolse David Campbell e il Dirigente Christian Berg nel complesso del Progetto Omega, edificio moderno ed elegante al contempo, così vasto da poter essere scambiato per un museo o una galleria d'arte moderna. Con fierezza ed immensa soddisfazione, Campbell indicò la struttura dello stabilimento e cominciò a spiegare  << Gli ingegneri responsabili di questo immobile hanno effettuato i calcoli necessari in metà del tempo previsto, mentre la costruzione si è prolungata per consentire una maggiore stabilità e far sì che fosse garantita anche l'anti sismicità. Il risultato è dei migliori, come può vedere, e mi permetterei di aggiungere che è stato anche merito di alcuni lavoratori dell'Emergency Department. >>
<< Campbell,  si risparmi le introduzioni. Non deve fare bella figura con me, deve mostrarmi i fatti così come sono, chiaro? >> disse il Dirigente con fare brusco, gli occhi fissi nelle iridi grigie del direttore. Di tanto in tanto ripensava al giorno in cui Pucell, un tempo al posto di Campbell, era deceduto per infarto nel suo ufficio. Dopo una cerimonia in suo onore era stato stabilito che il suo successore sarebbe stato lui, David Campbell, ormai ex dottore capo del Settore Delta, all'interno del quale gestiva persino il pool di ricerca e il Comitato Scientifico. Ma adesso non era più sicuro di aver fatto la scelta giusta, sebbene fosse stata una richiesta esplicita. Cosa c'era in quell'uomo di così ammirevole, cosa lo aveva reso un buon candidato? Non ne aveva idea, però avrebbe tanto voluto saperlo per capire ciò che era frullato nella testa di Purcell. O forse... sì, forse era solo lui ad essere troppo duro nei confronti di Campbell. Non amava il suo atteggiamento, e questa non era di certo la scoperta del secolo, tuttavia più ci pensava più riteneva che si meritasse quantomeno il beneficio del dubbio. Prima avrebbe visto di cosa era capace e cosa effettivamente volesse combinare, poi avrebbe deciso.
<< Oh...certo, mi scusi. >>
Critica pure, ti convincerò lo stesso, Berg. E vedrai come mi supplicherai quando non avrò più bisogno di te.

* * *

Michael lavorava da almeno un paio d'ore, completamente indisturbato da quelli che erano - per il momento - i suoi colleghi. Parlava solo di tanto in tanto, quanto bastava per sembrare una persona timida, ma simpatica, paziente e alla mano, mentre rimaneva in silenzio religioso durante le ore di lavoro. Così non solo riusciva a mantenere buoni rapporti con chi lo circondava, ma non alimentava sospetti, non attirava l'attenzione su di sé e riceveva informazioni su ciò che non sapeva. Era perfetto.
Ancora pochi minuti, Michael, pochi minuti e devi scatenare il più grande putiferio visto negli ultimi anni.
<< E niente pressione... >> mormorò tra sé e sé, concentrato su ciò che avrebbe fatto a breve. Se pensava che anche Campbell aveva messo piede nello stesso posto in cui si trovavano lui e i suoi amici sentiva un irrefrenabile stato d'ansia aumentare in lui. In caso si fosse accorto di ogni cosa e fosse riuscito a mandare a monte il loro piano sarebbe finita male per loro, ma molto male. Non che sapere di essere ricercati fosse piacevole, però era senza dubbio meglio di essere morti per colpa di quel pazzo.
<< Cosa? >> una ragazza alla sua destra si voltò verso di lui di colpo, una frangia scura che le copriva la fronte. Michael capì di aver parlato troppo ad alta voce per il nervosismo, ragione per cui la sua vicina di postazione l'aveva sentito blaterare qualcosa di incomprensibile.
<< Niente, niente. È che ho fame. Sì, muoio di fame. >> il ragazzo inventò la prima scusa che gli venne in mente, dopodiché aggiunse << Quando sono affamato a volte borbotto. Ah, e strizzo pure gli occhi, sembra quasi io abbia un tic all'occhio. >>
Un tic all'occhio? Ma sei serio, Mic?
Lei lo guardò con fare confuso per qualche secondo, la bocca schiusa e gli occhi scuri un po' spalancati << Oh... ehm... va bene... >>
Quando la ragazza si fu voltata, Michael sospirò e si passò una mano tra la chioma color rame. E menomale che dovevo comportarmi come una persona normale. Tentò di dimenticarsi in fretta della pessima figura che aveva appena fatto di fronte a quell'impiegata del Progetto Omega, poiché sapeva di non doversi distrarre e di doversi occupare di questioni ben più urgenti e di maggiore importanza. Ormai l'inizio di quel piano, da tempo concepito e persino revisionato, era alle porte e avrebbe avuto almeno un migliaio di conseguenze sia su chi era coinvolto sia su chi non lo era. La vita dei cinque Ribelli per prima era a costante rischio di morte, un po' come quella di chi lavorava nel Progetto Omega, di Campbell e del Dirigente. Inoltre, se la distruzione dell'edificio fosse avvenuta con successo, le taglie sulle teste dei Ribelli sarebbero aumentate (e con loro i cacciatori di taglie), sarebbero stati odiati dal Blocco Occidentale, mentre quello Orientale si sarebbe divertito a sentire le ultime notizie su come la situazione stesse degenerando. I momenti di tregua, già rari per chi si era unito alla Ribellione, sarebbero diminuiti ancora di più assieme alle possibilità di passare inosservati e non essere riconosciuti. Per finire, la reazione dei paesi in Occidente e del Dirigente erano un vero mistero, al contrario di Campbell. Lui non si sarebbe dato pace se non dopo aver visto la Ribellione sconfitta, ogni suo membro eliminato e privato della sua stessa vita. Ciò spaventava Michael? Sarebbe stato un bugiardo a dire di no, dato che da mesi conteneva il panico e la pressione generate da quella circostanza, tuttavia era certo di volerle affrontare e superare gli ideali che lo avevano portato fin lì, al fianco del suo migliore amico, di sua cugina e di nuove, fantastiche conoscenze. Per lui il passato era sempre stato una dolorosa cicatrice, la quale gli scalfiva la pelle con una violenza inconcepibile, il futuro una macchia di colore confusa e indecifrabile, soprattutto da quando era un Ribelle. Fu in quel momento che capì : quello che attraversava era il presente, non il passato, non il futuro, ed era quello il fattore determinante. Vivere il presente. Con questo pensiero ancorato nella sua testa, Michael spostò lo sguardo sull'orologio appeso alla parete. Sei secondi all'orario stabilito. Il ragazzo si affrettò a prepararsi per uno di quegli attimi decisivi di quella giornata, percependo l'adrenalina che gli scorreva nelle vene. Cinque.
Se ci credi, puoi farlo; si ricordò.
Quattro.
Posso farlo.
Tre. Due.
Uno.
Premette il pulsante d'invio, e l'allarme antincendio cominciò a suonare.

REBELLION  - Destruction Where stories live. Discover now