Battaglia

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Sospirai, sollevata più che mai.
«Non sai quanto sono contenta di vederti tornare ai fornelli» confessai al mio interlocutore «Un'altra insalata di cavoli bolliti e avrei preso a pugni Bepo».
Ryu rise di gusto e mi disse di non preoccuparmi, perché ci avrebbe pensato lui da quel momento in poi. Questo era assolutamente rassicurante.
L'avevo dimesso due giorni prima, ma dal momento che la ferita non si era ancora rimarginata del tutto, gli avevo intimato di rimanere a letto a riposarsi. Ora però era più in forma che mai, ed era pronto e determinato a riprendere possesso della sua amata cucina.
«Bentornato tra noi» affermò Law, sorridendo distrattamente. Solo in quell'istante notai che l'intera ciurma si era radunata nella stanza.
«Ryu! Siamo felicissimi di vederti di nuovo in cucina!» gridò Shachi, e mi parve di notare che lui e il suo compare avevano gli occhi lucidi dalla felicità.
Nei giorni precedenti mi avevano ringraziato mille volte, e mi avevano anche tartassato di domande su quando il cuoco avrebbe potuto riprendere la sua attività. Per fortuna, nessuno aveva più detto una parola su quanto accaduto alla Locanda del Fiore, a Nyusu. Era meglio dimenticarmene al più presto. I miei compagni erano stati avvertiti: avrei fatto a pezzi chiunque avesse osato riportarmi alla mente o divulgare al resto della ciurma l'accaduto.
«Fate silenzio. Vi ho chiamati per dirvi che sbarcheremo. Tutti» annunciò il capitano, richiamandoci all'ordine «Abbiamo un lavoro da fare. Tra un'ora vi voglio sul ponte».
Ci fu un mormorio generale. Da quando ero lì, questa era la prima volta che saremmo scesi tutti a terra. Non sapevo cosa aspettarmi, semplicemente perché non avevo idea di come funzionasse. Di che lavoro parlava Law? Non ero sicura di volerne venire a conoscenza. Certe volte, quando si trattava di lui, era meglio rimanere nell'ignoranza. A quanto pareva, lo avevano capito anche i miei compagni, e molto prima di me. Quello che mi importava era che potevo mettere di nuovo piede fuori dal Polar Tang. Ormai lo conoscevo come le mie tasche, tanto era il tempo che avevo trascorso lì.
Prima che il chirurgo della morte ci congedasse, Maya mi fermò. Mi consegnò gli stivali che le avevo affidato giorni prima. Le avevo chiesto di aggiungere delle tasche, sempre in cuoio, sulla parte esterna di entrambi, così avrei potuto riporvi i pugnali. Non che non fossi contenta della mia ascia, ma la mia permanenza lì – anche se ancora non avevo combattuto una vera battaglia – mi aveva insegnato che era sempre meglio avere un asso nella manica, o in questo caso, due pugnali negli stivali.
Ringraziai di cuore la mia amica, che ormai per me era quasi una sorella e che alcune volte, essendo un po' più grande ed esperta di me, mi faceva addirittura da mamma. Lei mi rispose che tra donne dovevamo aiutarci, ed essendo noi le uniche due ragazze della ciurma, era necessario che collaborassimo per la nostra sopravvivenza. Le sorrisi e lasciai che raggiungesse Omen. Maya non lo avrebbe mai ammesso, ma ultimamente il loro rapporto era diventato più intimo, e non ero l'unica ad averlo notato.
Quando furono usciti tutti dalla cucina, mi avvicinai a Law.
«Capitano... Credi che sia una buona idea lasciare che Ryu sbarchi con noi? Il decorso postoperatorio è buono e la ferita si è rimarginata bene, ma non sono sicura che sia ancora abbastanza in forze per affrontare uno sbarco» lo dissi a voce bassa, per non farmi sentire dal cuoco, che era ancora lì. Non si sarebbe mosso tanto facilmente, ora che si era riappropriato dei suoi utensili da cucina.
«Non lo so, sei tu il suo medico» si limitò a rispondermi. Capivo che dovevo imparare a gestire quel genere di situazioni da sola, ma ogni tanto il suo parere mi avrebbe fatto comodo.
«Tranquilla, Doc. Sto benone! Mi farà bene prendere un po' di aria fresca. E poi, mi servirebbero alcune scorte di cibo. Sono finiti i cavoli».
A quanto pareva il tentativo di non farmi sentire era fallito miseramente. Ryu mi sorrideva, cercando di rassicurarmi. Non potei non sorridere di rimando, anche perché ero perfettamente consapevole del motivo per cui i cavoli fossero finiti.
«D'accordo, allora. Se mi assicuri che ti senti bene, ti do il permesso per sbarcare. Compra quanti cavoli vuoi, ma ti prego, a nome di tutta la ciurma, non cucinarceli per almeno un paio di settimane» lo pregai scherzando. In realtà ero serissima, e lo sapeva anche lui, che rise e annuì.
Gli avevo dato il permesso di venire con noi, e questo mi faceva sentire potente ed importante, ma ero anche responsabile per lui. Dovevo tenerlo d'occhio, o la colpa di qualsiasi cosa gli fosse successa sarebbe ricaduta su di me.

Lost girl - ONE PIECEWhere stories live. Discover now