Festeggiamenti

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Finii di leggere leggermente emozionata e ripiegai accuratamente la lettera, per poi poggiarla sul tavolo, nella speranza che Rufy non la confondesse con una sottiletta e la ingoiasse intera. Erano parole che venivano dal cuore, quelle che avevo scritto loro. Ora come ora sembravano assurde, perché io mi ero ritrovata lì, sulla loro nave, appena due settimane dopo esserci salutati, almeno secondo il loro orologio. Secondo il mio la faccenda era ancora più assurda, perché erano passati cinque miseri minuti dalla nostra separazione, prima che mi fossi ritrovata catapultata lì. Solo cinque minuti.
Attesi che qualche reazione facesse capolino sui loro volti, fino a quel momento un po' perplessi. Probabilmente furono i tre secondi più lunghi della mia vita. Poi, accadde. Con loro mai ci fu detto più azzeccato di "la quiete prima della tempesta".
«Dolce Cami! Che belle parole che mi hai dedicato, grazie! Possiamo danzare insieme quando vuoi! Ti farò volteggiare fino in cielo tra le mie braccia!» il cuoco prese a girare come una trottola, completamente perso. Nami invece batteva le mani ridendo.
«Oh, che bella lettera!» con la coda dell'occhio vidi Franky che stava allagando il pavimento a lui adiacente, affiancato da Chopper, con gli occhi lucidi, e Robin, che passava un fazzoletto a entrambi, sempre sorridente.
«Proprio commovente!» continuò poi il cyborg mentre si soffiava rumorosamente il naso.
«Il cuore mi si riempie di gioia ad ascoltare quello che hai scritto per i nostri amici, Cami!» fece lo scheletro «Anche se, io... il cuore non ce l'ho! Yohohoho».
Sbuffai una risata e scossi la testa con rassegnazione. Brook non sarebbe mai cambiato. Letteralmente.
«Ehi, aspetta un momento» Usop venne vicino a me leggermente infastidito «Vuoi dire che io sono un codardo, bugiardo e pessimista?»
Rimasi interdetta per un attimo. Le sue parole mi fecero comprendere che, al contrario di come pensavo, non aveva capito un accidenti di quello che avevo tentato di comunicargli con lo sguardo di poco prima, mentre leggevo la lettera.
«No! No... cioè, sì... ma in senso buono!» mi affrettai a giustificarmi.
«Che vuol dire in senso buono!?»
«Nel senso che in altre persone le caratteristiche che hai tu sarebbero viste come difetti, ma invece in te sono qualità. Te l'ho spiegato nella lettera, sono proprio queste cose che fanno di te una grande persona! E poi, anche io sono fifona e pessimista, quindi non potrei permettermi di criticarti. Anzi, penso che insieme faremmo una bella squadra» gli spiegai, poi gli feci l'occhiolino, e non solo si calmò, ma parve anche soddisfatto.
«Sarebbe bello avere qualcuno con cui darsela a gambe, ogni tanto» considerò. Nonostante stesse sogghignando, io sapevo che c'era una parte di lui che diceva sul serio.
Gli sorrisi di rimando e annuii, fingendomi disponibile a essere la sua nuova compagna di fuga. La verità, però, era che ero così terrorizzata all'idea di dover combattere contro qualcuno, che sperai di non ritrovarmi mai in una situazione che mi avrebbe fatto venire il desiderio di scappare a gambe levate; ovvero sperai di non ritrovarmi in una delle situazioni tipiche in cui si ritrovava costantemente la ciurma di Cappello di Paglia. In pratica, avevo paura di avere paura, il che mi rendeva nettamente più codarda di Usop.
Decisi che non volevo pensarci e mi congedai educatamente dal cecchino.

Ero senz'altro contenta di quelle reazioni, ma, fra tutte, non avevo avuto modo di notare le due che mi importavano – e che temevo – di più, ovvero quelle di capitano e vice-capitano. Così, mi avvicinai a loro e indagai.
Lo spadaccino aveva la sua tipica posa rilassata, con la schiena appoggiata allo schienale della sedia e le mani dietro la nuca.
«Zoro?» lo chiamai. Non ottenni risposta.
«Zoro?» riprovai. Ancora niente. Ci misi un po' per accorgermi che il verde stava beatamente dormendo.
Sospirai. Un po' ero delusa, ma dall'altra parte mi venne da ridere, del resto dovevo aspettarmelo. Aveva dimostrato di essere capace di dormire perfino durante una tempesta, quell'idiota.
«Beh, buonanotte» dissi con rassegnazione.
«Cosa!? Quell'imbecille di una testa d'alga ha dormito per tutto il tempo!?» tuonò Sanji «Bella Cami, spostati, per favore. Non vorrei che ti finisse del sangue sulla maglietta.» continuò poi, addolcendo il tono di voce mentre si rivolgeva a me.
Sembrava infuriato come non mai. Mi scansò delicatamente e io mi feci da parte, ormai abituata alle sfuriate del biondo. Come previsto, il "povero" spadaccino venne svegliato con un potente calcio che lo fece cadere dalla sedia. Purtroppo, però, non si fece niente.
«Ma che cazzo...» farfugliò, confuso.
«In piedi, idiota di un marimo!» lo incitò Sanji, cercando di sferrargli un altro calcio. Tuttavia il verde lo schivò prontamente e si rialzò in fretta da terra. Non sembrava arrabbiato, né infastidito. A vederlo, appariva piuttosto calmo e composto. Ma tutti noi sapevamo che stava per scatenarsi una tempesta. Una tempesta fatta di insulti, calci e colpi di spada.
«Brutto cuoco di merda, come osi svegliarmi!?»
«Come osi tu dormire in un momento del genere!?»
Osservai quei due battibeccare per qualche minuto buono, compiacendomi del fatto che avevo avuto ragione a pensare che il tutto sarebbe sfociato in un animato diverbio. Non che fosse stato difficile prevederlo, non era la prima volta che li vedevo discutere con una tale foga, e sospettavo che non sarebbe nemmeno stata l'ultima. La lite continuò, senza mancare di minacce e offese ingiuriose, almeno finché la bella navigatrice non mise fine al conflitto con un paio di pugni ben assestati. Io, però, a un certo punto smisi di prestarvi attenzione e andai dal capitano. Aveva assunto una posa preoccupante, a dire la verità. Stava seduto composto sulla sedia – e già questo di per sé era un segnale allarmante – con le braccia incrociate e la tesa del cappello calata sugli occhi, che mi impediva di vedere che espressione avesse. Che si fosse arrabbiato per qualcosa che avevo scritto nella lettera? Che stesse dormendo anche lui?
«Rufy?» lo richiamai con cautela e tenendomi a una distanza di sicurezza di circa un metro.
Non rispose. Bene. Stava dormendo anche lui.
«Ho deciso.» all'improvviso, il moro si alzò e sbatté una mano sul tavolo, facendomi perdere qualche anno di vita. Per quanto la mia curiosità stesse impazzendo, evitai di chiedergli cosa avesse deciso. Avevo leggermente paura di ciò che sarebbe potuto uscire dalla sua bocca.
«Faremo una festa di benvenuto per Cami!» esclamò, sorridente e determinato come suo solito.
Tirai un sospiro di sollievo e ripresi tutti gli anni di vita che avevo perso in quegli attimi.
«Non ne hai avuta una quando sei venuta qui, quindi la faremo ora!» mi fece sapere, sempre più entusiasta all'idea. Feci per parlare e dirgli che non era necessario che si prodigassero così tanto per me, anche perché non mi sentivo molto in vena di festeggiare, tuttavia il moro mi precedette. «Ah, bella la lettera, mi è piaciuta».
A quel punto non potei fare a meno di sorridere. Sapere che la mia lettera gli era piaciuta mi rese molto contenta.
«Ottima idea, Rufy!» intervenne la rossa, impedendomi ancora una volta di aprire bocca.
Sbuffai una risata. Supponevo che mi sarei dovuta rassegnare al fatto che di lì a breve avrei avuto una festa di benvenuto, che mi fosse piaciuto o meno.

Lost girl - ONE PIECEWhere stories live. Discover now