Ricongiungimento

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Law gettò una rapida occhiata a Sabo, ora seduto sul letto, che contraccambiò il suo sguardo leggermente diffidente con uno più sereno. Poi tornò a posare gli occhi su di me e lo vidi fare un piccolo ghigno. Sgranai gli occhi nel momento in cui mi accorsi che avevo un paio di parti del mio corpo piuttosto esposte, e pensai a coprirmi come meglio potei, dato che la cerniera era ancora bloccata.
Una strana sensazione mi invase il corpo. Non era imbarazzo. Non solo, almeno. Percepivo anche un velo di delusione. Avevo pensato a vari scenari per il primo incontro tra me e il chirurgo, ma questo non mi sarebbe mai venuto in mente. Mentre mi stavo facendo la doccia avevo deciso che avrei lasciato le cose al caso, che avrei preso quello che sarebbe capitato, ma non era così che dovevano andare le cose. Non era così che volevo o speravo che andassero.
Abbassai gli occhi, per non incrociare lo sguardo inquisitore del Capitano.
«Bentornata,» disse. La sua voce, per qualche assurdo motivo, mi fece venire le farfalle allo stomaco. Anche quella mi era mancata dannatamente. In un altro momento avrei sorriso come un'ebete, ma adesso non mi sembrava il caso.
Rialzai gli occhi e notai che sul suo viso armonioso era comparso un altro ghigno. Non ne ero sicura, ma mi sembrava che fosse uno dei suoi ghigni di sfida. Decisi di ignorare le sue taciute provocazioni e mi limitai a rivolgergli un piccolo sorriso grato.
«Grazie,» risposi, accompagnandomi con un cenno del capo. «Posso spiegare, comunque. Intendo... tutto questo,» continuai, muovendo un passo incerto verso il moro e gesticolando animatamente. Lo vidi sollevare un angolo della bocca.
«Non mi devi spiegare niente.» Si girò e se ne andò.
Scambiai un'occhiata fugace con Sabo, che mi stava squadrando per cercare di capire quale sarebbe stata la mia prossima mossa. Per lui era quasi un gioco.
Lo lasciai lì e scattai in avanti. Rincorsi Law per il corridoio e lo raggiunsi qualche metro dopo.
«Sul serio, posso spiegare. Prima pioveva, il Capo di Stato Maggiore era fradicio, così gli ho lasciato usare la doccia. Io invece volevo soltanto indossare la divisa dei Pirati Heart. Ho pensato che vi avrebbe fatto piacere se l'avessi messa, solo che poi la cerniera si è...»
«Non mi devi alcuna spiegazione,» ripeté, interrompendomi e seguitando a camminare. Perché non mi guardava? Che fosse... arrabbiato?
«Non mi interessa cosa fai o con chi lo fai.» Stavo iniziando a riconoscere il vecchio Trafalgar Law, quello cinico e distaccato. «Ciò che mi interessa è che ti occupi della riparazione della porta d'ingresso del sottomarino.»
Boccheggiai, continuando a seguirlo come un cagnolino segue il proprio padrone.
«C'è una spiegazione anche per quello,» ammisi infine, mortificata. «Ad ogni modo, mi dispiace. Me ne occuperò, puoi stare tranquillo.»
Raggiungemmo la cucina in meno di un minuto. Da quando il tragitto dalla mia camera alla cucina era diventato così breve? Forse era l'agitazione che mi faceva sembrare la strada più corta.
Law si fermò sull'uscio e scrutò la stanza.
«Il cuoco non sarà contento quando si accorgerà che sono sparite metà delle sue provviste,» affermò sogghignando.
Socchiusi la bocca, sorpresa. Come diavolo aveva fatto a capire che qualcuno aveva preso del cibo dal frigo!? Sbuffai una risata nel momento in cui mi ricordai che lui era praticamente onnisciente.
«Adesso non esagerare,» lo rimproverai scherzosamente. «Il frigo è comunque pieno.»
Per un po' rimanemmo in silenzio, in piedi uno accanto all'altra. Quello, però, era un silenzio confortevole e carico di significato. Almeno, così mi piaceva pensare. Mi immaginavo che in quel momento tra di noi non ci fossero gerarchie, né imbarazzo. Eravamo solo due vecchi amici che si ritrovavano dopo tempo e che non avevano bisogno di parole per riempire quella mancanza.
«Dovresti uscire in coperta. C'è qualcuno che ti aspetta.»
La mia bocca si spalancò e i miei occhi si illuminarono di gioia.
«Vuoi dire che...» cercai di esprimermi, senza riuscire a finire la frase per l'emozione. Il Capitano annuì e io non persi tempo.
«Camilla,» mi richiamò non appena mi fui girata, impedendomi di fare qualsiasi movimento. Mi voltai di nuovo verso di lui.
«Sì?»
Il chirurgo allungò entrambe le mani verso di me, lasciandomi spiazzata per un attimo. Le sue dita a contatto con la mia pelle mi provocarono un brivido di freddo. Erano gelate. Abbassai lo sguardo. In meno di un secondo riuscì a sbloccare la cerniera e a tirarla su, chiudendomi la divisa. Al primo colpo.
«Oh,» mi lasciai sfuggire. Non sapevo se essere sorpresa o imbarazzata. Una cosa era certa: Trafalgar D. Water Law aveva delle dita magiche, lo avevo sempre sostenuto.
«Ti assicuro che prima si era inceppata,» provai a giustificarmi, avvampando. Lui mi rivolse un'occhiata eloquente. «Comunque, grazie. Mi hai evitato l'ennesima figuraccia della giornata.»
«Ora va'» mi sollecitò.
Annuii e feci per uscire dalla cucina; tuttavia mi fermai sull'uscio.
«Capitano,» stavolta fui io a richiamarlo. Lui mi guardò con un pizzico di curiosità. «Sono contenta di essere tornata,» affermai, facendolo ghignare. Nemmeno io riuscii a trattenere un sorriso. Poi me ne andai, tornando sul ponte dove poco prima c'era stato il Diluvio Universale.

Lost girl - ONE PIECEWo Geschichten leben. Entdecke jetzt