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"Sai chi sei? Capisci che cosa ti è successo? Vuoi vivere in questo modo?"

Novembre. Sei mesi dopo.

«A quanto pare l'amore è nell'aria,» commentò Penguin compiaciuto, osservando la scena che ci si presentava davanti.
«Allora ci conviene comprare l'insetticida,» feci io, acida. Mi guadagnai l'occhiata fiera e divertita del chirurgo. Ci guardammo complici. "Sì, caro Traffy, mi hai insegnato bene," gli comunicai implicitamente. Per fortuna in quei mesi le cose tra di noi si erano appianate del tutto ed eravamo tornati al nostro complicato e disfunzionale rapporto di amore-odio.
«Non ce l'abbiamo, l'insetticida. Siamo su un sottomarino, a che ti serve?» domandò Bepo, ingenuo come al solito. Alzammo tutti gli occhi al cielo e scuotemmo la testa.
Quattro mesi prima, Omen e Maya finalmente si erano decisi a dichiararsi l'un l'altra. Dopo l'episodio avvenuto su Kaitei e le conseguenti ferite – anche piuttosto gravi – che aveva riportato Maya, nel mio amico era scattato qualcosa e i due si erano avvicinati sempre di più. Con i mesi la cosa si era fatta sempre più seria, fino al punto in cui per loro era stato impossibile nascondere il loro amore nascente. Ed ora, io e parte dell'equipaggio ce ne stavamo immobili, da una parte, ad osservare i due piccioncini che si scambiavano stupide effusioni amorose. Certo, erano teneri da vedere, ma per noi iniziava a diventare una tortura. Soprattutto perché eravamo costretti a guardare tutta quella sdolcinatezza, ormai nauseante, tutti i santi giorni. Non che i due innamorati fossero i tipi da tenersi la mano e farsi gli occhi dolci, ma ogni tanto c'erano dei momenti in cui l'uno si perdeva nello sguardo dell'altra e io dovevo sorbirmi Shachi e Penguin che si lamentavano del fatto che non avevano una ragazza. L'intera faccenda sembrava una scena uscita direttamente da "Il Re Leone". I cretini interpretavano Timon e Pumbaa, mentre i fidanzatini si cimentavano nel ruolo di Simba e Nala. Avrei perfino giurato di sentire "L'amore è nell'aria stasera" in sottofondo quando Maya ed Omen si fissavano nelle palle degli occhi, che avevano apparentemente proprietà ipnotiche, accompagnati dalla melodia dei pianti isterici delle mammolette, che stavano a guardare da una parte – ma non in silenzio – e si soffiavano il naso, consolandosi reciprocamente. Ci mancava solo che si mettessero tutti a rotolare giù per la collina, iniziassero a correre per i prati e si tuffassero nelle limpide acque di un ruscello. Per fortuna non avevamo né un prato né una collina a disposizione sul sottomarino. Se si volevano tuffare in acqua, c'era pur sempre l'oceano. Poi, però, io non li avrei recuperati neanche morta. E per quanto mi riguardava potevano pure affogarsi a vicenda.
Inutile dire che quello che ne risentiva di più era Ryu. Pensavo che prima o poi avrebbe avuto un infarto, tanto si arrabbiava ogni volta che quei due si sedevano al tavolo della cucina e gli impedivano di utilizzare utensili e apparecchiature varie nel modo in cui avrebbe voluto, perché troppo distratto a guardarli mentre si fissavano negli occhi e si sorridevano complici. Già, perché a dirla tutta non erano tanto le effusioni a darci fastidio – perché non se ne facevano molte – ma era il modo in cui si guardavano. Avevano proprio perso la testa l'uno per l'altra; e ne ero felice, nonostante tutti i problemi e le complicazioni che ci causavano. Io stessa li avevo sollecitati più e più volte a darsi una svegliata e a dichiararsi a vicenda. Forse così era un po' troppo, ma non potevamo aspettarci di meno da dei giovani pirati innamorati. Dopotutto, se i corsari erano liberi, lo erano anche di amarsi. Per quanto riguardava me, invece, non sentivo il bisogno di trovare l'uomo della mia vita. Non in quel momento, almeno. Prima avevo delle cose da sistemare.
«Cami, ci resti solo tu,» piagnucolò Penguin, guadagnandosi una mia occhiataccia.
«Magari ce l'avessi io una ragazza così,» si lamentò Shachi, sospirando e continuando a fissare la scenetta romantica che si stava consumando davanti a lui. Aveva gli occhi completamente persi.
Il cuoco sbuffò con forza.
«Ecco, ci risiamo,» dichiarò estremamente scocciato, riferendosi ai due idioti. Era un caso che fosse con noi e soprattutto che fosse fuori dalla sua amata cucina, ma nessuno di noi voleva entrare ed assistere alla scena ancora più da vicino. Così come nessuno di noi aveva intenzione di dire loro che l'intera situazione ci causava un po' di disagio, perché non volevamo infrangere il loro meraviglioso e idilliaco sogno d'amore. Più volte avevo sollecitato il chirurgo a fare qualcosa, ma lui non ne aveva voluto sapere niente. Perciò adesso ci ritrovavamo tutti sulla soglia della porta a guardarli ridere.
«Ma tu ce l'hai una ragazza, Shachi,» affermai, facendogli l'occhiolino. «Si chiama Federica.»
Law sbuffò una risata. Allora se ne era ricordato. Questo mi fece sorridere.
«Chi? Federica? E chi è? La conosco? Perché non ne ho mai sentito parlare? È una tua amica? Me la presenti?» negli occhi di Shachi c'era un luccichio di speranza.
Stava facendo troppe domande, inutili per giunta, perché non avrebbe capito comunque e di certo non sarei stata io a chiarirgli il significato.
«Ti spiegherò, un giorno. Forse...» Accompagnai le mie parole con un gesto della mano e mi rigirai per tornarmene in camera. Il capitano mi seguì a ruota e ci separammo, lui doveva andare in laboratorio. Ormai avevo quasi imparato a memoria tutto l'itinerario che compiva nei vari giorni della settimana.

Lost girl - ONE PIECEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora