Preparativi

111 15 6
                                    

Base dei Rivoluzionari. Posizione e nome sconosciuti.
Due settimane dopo.

«Vino?» chiese l'uomo seduto di fronte a me, con l'aria di chi la sapeva lunga.
Non potei evitare di sorridere. «Mi conosce. Sa che non ne rifiuto mai un bicchiere.»
Anche sulle labbra di Dragon comparve un piccolo sorriso, consapevole che quando si trattava di vino non era mai un solo bicchiere. Prese la bottiglia alla sua sinistra e versò un po' del liquido vermiglio nel bicchiere. Allungai il braccio con aria soddisfatta per prendere il calice una volta che lo ebbe riempito.
«Di cosa vuole discutere, oggi?» chiesi dopo che ebbi bevuto un sorso della sostanza alcolica, sistemandomi meglio sulla sedia e preparandomi ad affrontare qualsiasi argomento mi avesse proposto.
«Del tuo ritorno,» rispose calmo.
Il mio cuore saltò un battito e per un attimo mi immobilizzai completamente, con gli occhi sgranati.
«Quattro mesi sono passati, e tu mi hai detto tutto ciò che volevo sapere,» continuò poi il padre di Rufy. «Per te è tempo di fare ritorno dai tuoi compagni.»
Mi umettai le labbra con la punta della lingua, distolsi lo sguardo ed annuii. Era arrivata l'ora di tornare. Non pensavo che il momento di ripartire fosse arrivato così presto, il tempo in quei mesi - a parte le prime settimane, in cui avevo avuto un po' di problemi ad ambientarmi - era passato piuttosto velocemente. Probabilmente era merito della compagnia che mi avevano fatto Sabo e Koala. Anche Jasper e Hack mi avevano tenuto impegnata a modo loro. E poi c'era Dragon, che tutti i giorni per almeno un'ora aveva ascoltato i miei racconti su quello che era il mio mondo di provenienza. All'inizio non avevo idea di cosa raccontargli, ma con il passare del tempo quasi aveva dovuto zittirmi lui alla fine dei nostri incontri, perché non la finivo più di parlare. Anche se non potevo essere biasimata, data la portata delle informazioni che mi aveva chiesto. C'era così tanto da dire, così tanto da ricordare. A volte mi faceva un po' male. Per tutta la mia vita avevo cercato un modo per scappare da quel posto, un posto che sapevo non essere adatto a me e che - proprio per questo motivo - ritenevo orribile. Ma, alla fine, chiacchierando con Dragon, mi ero resa conto che non era poi così terribile come credevo. Era vero, c'era tanta sofferenza, tanto dolore, tanta indifferenza. Però c'era anche gioia, c'erano posti magnifici da visitare, gentilezza, meraviglia e calore. E il pensiero di aver perso tutto quello per sempre mi rendeva piena di rimpianti; perché ero stata incapace di godermi appieno quello che avevo. Ecco perché mi ero ripromessa di non sprecare l'occasione che mi era stata data dalla Stella. Avevo molto da imparare da Sabo, Rufy e compagnia.

Facendo il bilancio generale della mia permanenza nella Base dell'Armata Rivoluzionaria, non avrei affermato che quei mesi fossero stati una vacanza per me, ma neanche che non mi aveva fatto piacere trascorrerli lì. Avevo avuto le mie difficoltà, certo, però mi ero anche divertita. Avrei detto persino che avevo avuto un piccolo assaggio di libertà. Mi morsi un labbro e sorrisi al pensiero, per poi ritornare alla mia espressione assorta. Molto probabilmente quella sarebbe stata la cosa che mi sarebbe mancata di più. Avevo trovato un efficace modo per svagarmi e per abbandonare per un po' tutti i miei problemi, e mi dispiaceva rinunciarvi. Soprattutto perché sapevo che non avrei trovato qualcuno all'altezza del biondo - che bisognava riconoscerlo, aveva un certo talento - così facilmente, men che meno sul sottomarino. Anche perché non volevo complicare le cose, né la vita dei miei compagni. Stavamo bene come stavamo, eravamo in perfetto equilibrio. Tutti - o quasi - amici, niente inconvenienti. Omen e Maya erano l'eccezione che confermava la regola, in cuor nostro tutti sapevamo che quei due non si sarebbero mai lasciati, e ne eravamo felici.
«Partirai tra cinque giorni. Il viaggio dovrebbe durare circa una settimana. Gli accordi sono che tu ti ricongiunga alla tua ciurma in un punto ad Ovest dell'isola Denim,» mi annunciò.
Presi mentalmente nota di tutto, sebbene al momento nella mia testa stessero vorticando molte domande.
«Non vorrei sembrare impertinente, ma come avete fatto a prendere accordi? Voglio dire, come fate ad essere certi che il luogo ed il giorno dell'incontro siano esatti?» volli sapere, riflettendo sul fatto che Law non avesse menzionato niente di tutto ciò. Quelle erano le prime parole che sentivo in proposito.
«Non te ne preoccupare. Ti ricongiungerai ai tuoi compagni nel giorno e nel luogo prestabiliti, sana e salva,» mi liquidò lui, sebbene non sembrasse infastidito dalla mia domanda. Probabilmente, da uomo ragionevole quale era, sapeva che i miei dubbi erano legittimi.
Assottigliai gli occhi, sospettosa. Qualcuno non me la stava raccontando giusta. Tuttavia decisi di non preoccuparmene, mi fidavo di Dragon e dei Rivoluzionari, e se dicevano che sarei arrivata a destinazione nel giorno e nel luogo prestabiliti e per di più sana e salva, ero sicura che sarebbe stato così.
«A questo proposito,» la voce del padre di Rufy mi distolse dai miei pensieri. «Sarò sincero con te, Camilla.»
Sollevai le sopracciglia ed annuii, per incitarlo a continuare. L'uomo prese un respiro impercettibile.
«Sei una risorsa preziosa per l'Armata Rivoluzionaria. In futuro potresti essermi molto utile, anche più di quanto lo sei stata in questi mesi,» constatò, lasciandomi alquanto sorpresa dalle sue parole. Non pensavo di poter essere così rilevante per lui. «Per questo è importante che tu non corra rischi, almeno durante il viaggio di ritorno,» affermò poi, facendomi aggrottare la fronte. Non sapevo dove voleva arrivare, ma qualcosa mi diceva che la soluzione che mi avrebbe proposto non mi sarebbe andata a genio. Quando voleva, Dragon sapeva essere estremamente conciso. Altre volte, però, la sua capacità di tenermi sulle spine andava oltre ogni immaginazione. Supponevo che un po' ci marciasse su questo, dopotutto era fatto così. Essere misterioso e sfuggente erano dei tratti che lo avevano sempre contraddistinto. Non avrebbe potuto essere il capo di un'organizzazione volta a rovesciare il Governo Mondiale, altrimenti.
«Ho deciso di affiancarti Sabo. Lui ti accompagnerà e rimarrà con te fino a che non si sarà accertato che sei al sicuro.»
Schiusi leggermente la bocca, fissandolo con quella che poteva essere considerata un'espressione da ebete.
«Tra l'altro, so che tra voi è nato un bel rapporto,» aggiunse poi, senza darmi il tempo di metabolizzare quella notizia.
Avvampai all'istante. Non potevo vedermi, ma ero sicura di essere diventata di un salutare color fucsia acceso. Boccheggiai per qualche secondo. Volevo parlare, volevo dire qualcosa, ma non sapevo da dove cominciare. E temevo che qualsiasi cosa avessi detto avrebbe peggiorato la situazione. Che diavolo voleva dire Dragon affermando che sapeva che tra noi era nato un bel rapporto!? Era a conoscenza del tipo di relazione che avevamo instaurato? O lo diceva solo perché aveva notato un'innocente complicità? Incurvai le sopracciglia. Mi vorticavano così tante domande e così tanti pensieri in testa, al punto che pensavo di non essere in grado di contenerli. Perché, tra tutti, doveva accompagnarmi proprio Sabo? Non che mi dispiacesse, di certo sarebbe stato divertente passare un po' di tempo con lui su una nave, solo che quella poteva essere una benedizione così come poteva essere una maledizione. I miei compagni lo avrebbero visto? Avrebbero notato il nostro comportamento "strano"? Il biondo avrebbe fatto il malizioso come suo solito e ci avrebbe traditi?
«No,» dissi infine, decisa. «Non c'è alcun bisogno di mobilitare il Capo di Stato Maggiore.»
Evitai volutamente di chiamare il Rivoluzionario per nome, nel tentativo di darmi una parvenza di formalità che non avevo mai avuto. Non con Sabo, almeno.
Fissai il mio interlocutore con risolutezza, senza nemmeno sbattere le ciglia. Era importante che capisse che non avevo bisogno di essere scortata dal suo uomo migliore per tutto il viaggio. Ed era ancora più importante che capisse che sarei stata in pericolo se il biondo fosse venuto con noi. Perché non ero capace di resistergli. Non potevo resistergli. Già sapevo come sarebbe andata a finire se fossimo partiti insieme. Né io né lui saremmo stati in grado di controllarci. Perché la nostra passione, quella che avevamo l'uno per l'altra, era pericolosa. Estremamente pericolosa. No. Non potevo permettermelo. Non doveva accadere e non sarebbe assolutamente accaduto.
«La mia decisione è irrevocabile,» sentenziò Dragon, tranquillo.
A quel punto, sospirai. Poi arricciai il naso e storsi la bocca. Sapevo che ormai non c'era nulla che potessi dire o fare per tentare di dissuaderlo. Aveva emesso la sua sentenza definitiva. In un'altra occasione, probabilmente avrei riso. Con Rufy era lo stesso. La mela non cade mai lontana dall'albero, del resto.
Sbuffai, cercando di non farmi sentire dall'uomo dall'altra parte della scrivania. Non era una buona idea. Non era affatto una buona idea. Sabo mi avrebbe trascinata a fondo con lui. Ne ero sicura. Sarei caduta - per l'ennesima volta - in tentazione, e sarebbe stata la fine. La mia fine.
«Abbiamo finito,» decretò il mio interlocutore, invitandomi implicitamente ad andarmene. Annuii e, senza indugiare ulteriormente, mi alzai dalla sedia e mi avviai verso la porta, scoraggiata e infastidita dalla strampalata decisione che aveva preso il "Grande Capo". Non ero arrabbiata, ero... nervosa. Preoccupata, perfino. Il perché, però, non avrei saputo spiegarlo. C'era qualcosa di quella situazione che mi metteva inquietudine. C'erano Sabo, la mia incapacità di resistergli, un viaggio di una settimana su una caravella che dovevamo affrontare insieme e un ultimo tassello del puzzle che non riuscivo a collocare. Forse, nel profondo, sapevo cosa mi rendeva preoccupata, ma non volevo ammetterlo a me stessa. Se l'avessi ammesso, poi avrei dovuto affrontare il problema, e io non volevo in alcun modo affrontare il problema, quale che fosse. Anzi, non volevo proprio averlo, un - altro - problema da risolvere.

Lost girl - ONE PIECEWhere stories live. Discover now