Promesse

144 13 9
                                    

Mi svegliai. Un rumore fastidioso continuava a penetrarmi nelle orecchie e ad insinuarsi fin dentro il cervello. Qualcosa gracchiava, ormai da un paio di minuti. E non accennava a voler smettere. Aprii gli occhi controvoglia. Una flebile luce filtrava dall'oblò della cabina, segno che il sole aveva appena iniziato a sorgere. Solo in quel momento realizzai che quel suono irritante proveniva da un lumacofono. Un dannato lumacofono. Ma chi era il pazzo che chiamava all'alba!? E perché, poi? Era forse successo qualcosa? C'era un'emergenza? Al momento non mi importava. Avevo sonno e volevo soltanto dormire. Inoltre, non era il mio Den Den Mushi che squillava, ma quello di Sabo. Era un problema suo.
Grugnii poco elegantemente, poi infilai la testa sotto al cuscino e me lo premetti sulle orecchie per cercare di attutire i rumori. Percepii il materasso infossarsi dalla parte opposta del letto, segno che il biondino si era finalmente deciso ad alzare il sedere e rispondere alla chiamata.
«Dove l'ho messo?» lo udii sussurrare.
Sollevai di poco il cuscino e notai che era seduto sul bordo del letto. Proprio come suo fratello Rufy, si stava grattando la nuca nel tentativo di ricordare l'ubicazione di quel simpatico animaletto. Animaletto che sarebbe stato presto buttato giù dalla nave – da me – se avesse continuato a squillare. Mi rigirai dall'altra parte, cercando di ignorare il tutto.
Sentii un "clack" ed emisi un debole mugugno d'assenso. Finalmente l'aveva trovato e aveva risposto.
«Sì?» La voce impastata di Sabo mi risuonò nelle orecchie. Non si era presentato, né aveva chiesto chi ci fosse all'altro capo. Forse lo sapeva già, oppure non gli importava. In ogni caso, non era più sveglio di quanto lo fossi io.
«I piani sono cambiati. È necessario salpare prima che tramonti il sole. L'incontro avverrà nel luogo prestabilito. Avete le coordinate,» disse la persona dall'altra parte del lumacofono. Poi, senza nemmeno dare al Rivoluzionario il tempo di rispondere – o di realizzare appieno ciò che gli aveva comunicato – riattaccò. Le parole mi arrivarono ovattate e fu un miracolo che fossi riuscita a capire cosa stesse dicendo, ma la voce... la voce mi era familiare. Era una voce delicata ma decisa, ferma ed impassibile, che in quei mesi non avevo sentito e che mi era mancata molto. Law. Era la voce di Law! L'inconfondibile e stupenda voce di Law. Ecco chi era, il pazzo che chiamava all'alba. A ripensarci, sarebbe dovuto essere ovvio fin da subito. Spalancai gli occhi e la bocca per poi togliermi il cuscino dalla testa e girarmi di scatto. Il mio sorriso a trentadue denti si trasformò in un'espressione delusa nel momento in cui realizzai che la conversazione si era conclusa lì e che il mio Capitano aveva attaccato. Lo sapevo, lo avevo sentito riattaccare, ma una piccola parte di me sperava di potergli parlare. Fissai il biondo, che aveva gli occhi socchiusi e stava rimettendo il Den Den Mushi dentro alla tasca della sua giacca blu, rimasta afflosciata sul pavimento dalla sera prima. Alzò le spalle, ancora visibilmente assonnato. Storsi la bocca, contrariata.
«Torna a dormire.» Nella sua voce percepii una punta di dolcezza. «Lo rivedrai tra poco,» tentò di convincermi.
Aveva ragione. Non c'era motivo di dispiacersi. Avrei comunque rivisto il chirurgo a breve, e non mi sarei limitata a sentire la sua voce attraverso un animale che faceva da telefono. Avrei assaporato appieno il momento, lo avrei guardato negli occhi, nei suoi gelidi occhi grigi di cui tanto avevo sentito la mancanza, avrei inspirato il suo odore e, perché no, forse sarei perfino riuscita ad abbracciarlo.
Sorrisi, persa nelle mie fantasie, poi picchiettai la mano sul materasso per indurre il Rivoluzionario a rimettersi a letto. Anche lui aveva bisogno di dormire un altro po'. Non si fece pregare e si stese accanto a me. Avremmo dovuto comunicare le novità all'equipaggio della Marie Jolie, e lo avremmo fatto, ma solo dopo esserci riposati un po'. Dopotutto avevamo ancora tempo, e di certo i Pirati Heart non se ne sarebbero andati senza di me. Ci avrei messo la mano sul fuoco.
«Buonanotte,» fece Sabo, sprofondando la faccia nel cuscino. Sollevai un sopracciglio.
«Buongiorno, vorrai dire,» lo corressi, sarcastica.
Si abbandonò ad una piccola risata, prima di chiudere gli occhi e addormentarsi. Non ci volle molto perché lo facessi anche io. Nonostante quella brusca interruzione, andavo – o meglio, tornavo – a letto felice. Perché adesso sapevo che Trafalgar D. Water Law mi stava aspettando.

Lost girl - ONE PIECEWhere stories live. Discover now