Saluti

376 34 24
                                    

«Non vorrei rovinare questo tuo momento catartico, ma tra poco è ora di andare» fece Law; e sebbene non lo avesse detto in modo duro, alle sue parole provai una morsa allo stomaco. Feci un respiro profondo e annuii, fissando l'orizzonte dritto davanti a me ed evitando così di guardare il mio futuro capitano in faccia. Sentii i suoi passi e capii che se ne stava andando, lasciandomi agli ultimi momenti di contemplazione. Squadrai la Sunny da cima a fondo, cercando di imprimermi nella mente ogni singolo dettaglio di quella nave spettacolare. L'avevo vista un sacco di volte, era vero, ma mai dal vivo, e non potevo perdermi un'occasione come quella. Dopotutto, quante persone potevano dire di esserci state? La mia paura, però, era che con il tempo i miei ricordi si sarebbero sbiaditi. Fu così che mi venne l'idea di fotografarne con il telefono ogni angolo, per portarla sempre con me. Quella imbarcazione era scolpita nel mio cuore, così come tutto il suo equipaggio e la sua predecessora, la Going Merry. Non so per quanto tempo rimasi immobile sul ponte dopo aver scattato le foto. Per me avrebbero potuto essere anche anni. Anzi, avrei potuto anche morirci, lì. Si stava così bene, mi sentivo così in pace. Quasi istintivamente guardai il cielo, in cerca della Seconda Stella a Destra, nonostante fosse mattino. Avrei tanto voluto chiederle se sarei stata altrettanto bene con i pirati Heart. Avrei voluto chiederle molte cose, a dire la verità. Tutta quella situazione incerta mi stava tormentando da giorni, ormai. Affondai la faccia tra le mani, prima di passarmele sul viso, quasi a sciacquare via tutta l'ansia che mi era nata in quelle giornate intense e che si era via via accumulata sempre di più.
«Non oserai andare via senza salutare, vero?»
Mi girai di scatto. Dietro di me, appoggiato alla ringhiera, c'era Sanji.
«Ci spezzeresti il cuore, Cami-san. Anche se io, il cuore non ce l'ho! Yohohoho!»
Un po' più indietro rispetto al biondo, c'era Brook.
Prima che avessi il tempo di rispondere, il cuoco scese le scale con la sua solita grazia e mi fu accanto. Mise il braccio sinistro dietro alla schiena, mentre si portò la mano destra all'altezza della spalla, tesa verso di me con il palmo all'insù.
«Mi concederesti un ultimo ballo?» chiese, tutt'altro che ironico.
«Sai che sono una pessima ballerina» sorrisi un po' mortificata; ma vedendo il modo in cui mi guardava non potei fare altro che sovrapporre la mia mano alla sua e lasciarmi condurre, da lui e dal suo passo deciso, al centro della "pista". Ci voltammo uno verso l'altra e lui mi cinse la vita. Aveva una presa salda, sicura, ma allo stesso tempo delicata. Brook cominciò a suonare e noi iniziammo a muoverci. Dopo due o tre passi, però, mi bloccai. Rimasi di sasso quando sentii le prime note emesse dal violino. Guardai lo scheletro, più interdetta che mai.
«Ma come...? Come...come può? Chi...» balbettai, le sopracciglia aggrottate e gli occhi spalancati, incapace di formulare una frase di senso compiuto. Non potevo crederci.
«Non te ne preoccupare, adesso» Sanji mi riportò nella posizione in cui eravamo prima e mi sorrise. Io ero ancora incredula. Com'era possibile che Brook stesse suonando "My heart will go on"? Come faceva a conoscere il brano se non l'aveva mai sentito prima? Non poteva essere una mera coincidenza.
Per un po' continuammo a ballare, ma poi mi fermai di colpo e mi scrollai delicatamente le braccia del cuoco dal corpo.
«No, no, aspetta. Non posso continuare se non mi dici come avete fatto. La questione mi tormenterà giorno e notte altrimenti.»
Sospirò. «Non riesci a goderti un semplice ballo senza farti mille domande?»
Scossi la testa. La "vecchia Cami" voleva avere una risposta. Proprio come risposta, il biondo mi avvicinò a sé, e quando fummo abbastanza vicini mi sussurrò: «È stato l'ultimo film che abbiamo visto nel tuo mondo. Quella sera dovevamo tornare a casa e tu eri distrutta. Non abbiamo finito di vederlo, e ho pensato che, se ne avessi avuto l'occasione, avrei potuto darti io un finale, magari un ballo, sul ponte di una nave. Quindi ho cercato di memorizzare come meglio potevo la melodia della musica e poi l'ho canticchiata a Brook. Il resto l'ha fatto lui, d'altronde è lui il genio quando si parla di queste cose.»
Non sapevo che dire. Ero... ero senza parole. Proprio perché nessuno parlava, mi accorsi che c'era più silenzio di quanto ce ne dovesse essere. Con la coda dell'occhio notai che Brook aveva smesso di suonare. Sanji mi guardò, poi rivolse un'occhiata allo scheletro e annuì. Il violino riprese a suonare.
«Ora che hai tutte le risposte che cercavi, goditi questo ballo e questa composizione personalizzata» si raccomandò il ragazzo, sorridendomi dolcemente.
«Grazie, Sanji. Grazie di cuore» lo dissi quasi commossa. Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me. Poteva sembrare una sciocchezza, ma invece non lo era. Non lo era affatto, perché stava a significare che, anche nella confusione generale che c'era l'ultima sera che i sei pirati erano stati nel mio mondo, qualcuno mi aveva vista; qualcuno aveva pensato a me.
«Oh, non c'è di che, mia bella Cami!» esclamò contento il biondo, per poi iniziare a fare moine e a volteggiare per tutto il ponte.
Mi misi le mani sui fianchi, scuotendo la testa sconsolata. Non c'era verso di farlo cambiare. In fondo, era meglio così. Era questo che lo contraddistingueva.
«Che devo fare, Cami-san?» dall'alto, Brook osservava la scena, chiedendosi e chiedendomi se fosse il caso di continuare a suonare.
Acchiappai il cuoco al volo, gli diedi un paio di schiaffi non troppo violenti e quando si fu totalmente ripreso dal delirio di cui era stato preda ricominciammo a ballare.
La prima volta che avevamo danzato, nel soggiorno dell'appartamento che avevo rimediato per loro, quando io ero febbricitante, non era quasi niente a confronto.
Questa volta fu diverso. Fu meraviglioso. Sanji mi fece volteggiare, mi sollevò in aria come se fossi la cosa più leggera di questo mondo e fu così bravo da riuscire a guidarmi in un altro luogo. Fu quasi come essere sul Titanic, nella sala da ballo della terza classe. Sorridevo. Avevo sorriso per tutta la durata della danza improvvisata. Ma il mio non era il sorriso di una persona felice o gioiosa. Era il sorriso di una persona che era in pace con se stessa. Talmente in pace con se stessa che quasi non si sarebbe accorta che la musica che stava suonando il suo violinista preferito si discostava un po' dall'originale. Forse, però, quella era una melodia ancora migliore.
«La musica è di tuo gradimento?» mi chiese il biondo mentre mi faceva fare una giravolta, come se potesse captare i miei pensieri. Visto l'andazzo delle cose, non mi sarei stupita se fosse stato davvero così.
«Assolutamente. È anche meglio di quanto non fosse l'originale» risposi in totale estasi, prima di abbandonarmi all'indietro con la schiena.
Quello era il finale perfetto per un film fino a quel momento perfetto. Avrei tanto voluto che la mia storia fosse finita così, con un ballo romantico accompagnato da un'armonia meravigliosa, sul ponte di una nave. Ma quella non era la fine. Era soltanto l'inizio. Non ero nemmeno sicura che le "avventure" che avevo avuto fino a quel momento si potessero chiamare propriamente tali. Che fossero degne di chiamarsi tali. Questo era tutto quello che sapevo e tutto quello a cui pensai mentre, ad occhi chiusi, Sanji mi faceva fare un casquet.
Qualcuno si schiarì la voce. Aprii gli occhi di scatto. Solo in quel momento mi accorsi che Brook aveva smesso di suonare. Ero a testa in giù, ma potevo vedere benissimo le nove persone che ci stavano osservando perplesse. Mi tirai su di scatto, appena un istante prima di diventare rossa come un peperone. Per istinto, mi nascosi dietro al cuoco, che più che imbarazzato sembrava alquanto infastidito.
«Hai fatto conquiste, eh, cuoco di merda?» soffiò lo spadaccino, ghignando con fare provocatorio.
«Come hai detto, stupido marimo!?» ringhiò il biondo in risposta. Non ci volle molto prima che i due si misero a battibeccare come loro solito, ma stavolta il litigio durò poco.
«Aspetta un momento... Hai ragione, testa di muschio! Ho fatto conquiste! Ho conquistato la meravigliosa Cami-chan!» trillò Gamba Nera, appena prima di cadere in uno stato di trance.

Lost girl - ONE PIECEWhere stories live. Discover now