Epilogo

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"È chiamato a testimoniare il signor. Wilson."

Un uomo, che ora siede alla destra del giudice, ascolta le domande della procura. Un altro ometto, molto basso, assomigliante al personaggio di Games of Thrones, inizia.

"Cosa faceva esattamente su quell'aereo, signore?"

Guardo Asher dai posti a sedere, osservando la sua schiena.

"Stavo partendo per l'Europa con mia moglie", risponde.

"E... cosa ha visto esattamente, nell'ora del delitto?"

"Quell'uomo era a terra, l'ho visto. Ma quel ragazzo doveva fare qualcosa, lo aveva attaccato, aggredito."

"Ha mai conosciuto il padre dell'imputato?"

L'avvocato di Asher si alza. "Obbiezione. La domanda non è pertinente col discorso."

"Accolta", dice il giudice.

"Riformulo", fa l'ometto. "In che sedili sedeva, signore?"

"In quelli di mezzo", risponde ancora "Wilson".

"E aveva sospettato che ci fosse qualcosa che non andasse?"

"No. Stavo leggendo un giornale, con gli auricolari addosso."

L'ometto fa un sorriso furbo. "E come ha fatto ad accorgersi che ci fosse, effettivamente, qualcosa che non andasse?"

A questo punto l'avvocato di Asher si alza di nuovo. "Obiezione. È palese che una persona senta degli spari, anche se si indossano cuffie o apparecchi simili."

"Respinta", dice il giudice, "voglio vedere dove va a parare."
L'ometto, compiaciuto, prosegue. "Sa darmi una risposta?"

"Mia moglie se n'è accorta per prima, ovviamente. Ma era ovvio, come ha detto quell'uomo, che un suono di uno sparo si sarebbe sentito anche a miglia di distanza. "

Lo scambio di domande dura per almeno una mezz'ora. Non sto ascoltando, fisso la schiena di Asher, sperando che si giri. Ovviamente non lo fa, non può. A un certo punto cala un silenzio tombale, segno che il testimone ha finito di fare il suo dovere.

Il processo continua per molto altro tempo, vengono nominati altri testimoni e poi viene fatto parlare anche il difensore di Asher. Ascolto parole che non capisco, non avendo studiato legge penso sia normale. Ne comprendo soltanto poche, le essenziali, principalmente

"Non ho altre domande."
L'avvocato si risiede facendo capire che ha finito gli argomenti. Cala di nuovo la pace, che spezzo immediatamente. Mi alzo dalla sedia e noto che gli sguardi di tutti i presenti sono puntati su di me.

Hudson, che ha deciso di accompagnarmi, mi tira per la manica del maglione.
"Cosa fai?" bisbiglia Hudson intimandomi di risedermi.

Non l'ascolto e procedo alle prime file, camminando e rischiando di cadere sui miei stessi passi.
Guardo Asher che è ammanettato e provo un dolore tremendo a vederlo così. Mi guarda giusto il necessario per rendersi conto che sono da vero lì, e i ricordi di ieri si insinuano nella mente come dolci carezze.

"Signor. Giudice", interrompo. 

E non sapendo per niente come comportarmi faccio un inchino. Si solleva qualche risata, zittita da degli agenti messi vicino alla porta d'uscita.
Non sono mai stata ad un processo, non so come si fa e ora che ho capito che gli inchini non sono una forma di saluto, qui dentro, mi sento tremendamente in imbarazzo.

"Lei sarebbe?" chiede il giudice.

"Ashley Dover, la ragazza presente quel giorno, in quell'aereo", rispondo ancora.

Mr. Bad BoyWhere stories live. Discover now